Mancano 12 giorni alla resa dei conti

Le amministrative focalizzano gli interessi dei politici. Da più di un mese, e Green-passa a parte, i leader del centrodestra e del centrosinistra macinano migliaia di chilometri per sostenere i loro candidati in questo o in quel Comune, anche il più sperduto. Tutti con la coscienza sporca hanno paura di non farcela e temono le astensioni.

Roma – La data delle elezioni si avvicina ogni giorno di più e di pari passo quella dei risultati. I leader di tutti i partiti girano come trottole da Nord a Sud e la paura di perdere è pari solo a quella dell’aumento delle astensioni dal voto. Alcuni partiti azzardano anche valutazioni futuriste, nel senso di immaginare come sarà il dopo elezioni amministrative e come affrontare la competizione nazionale del 2023. Magra consolazione, se vogliamo.

Quello che sembra inverosimile, nonostante le apparenze, è la “supponenza” di certi personaggi politici che ritengono di avere blindato le due opposte coalizioni al proprio interno, con accordi di massima nel tentativo di escludere o, meglio, di allontanare altri partners avversari. Giochetti, questi, che non portano a nulla, specie nelle condizioni in cui ci troviamo.

Invece tutto non sarà più come prima. Dall’esito finale delle elezioni comunali potrebbe svilupparsi un rimescolamento delle alleanze che determinano, già da adesso, emozioni al cardiopalmo sia nel centrodestra che nel centrosinistra.

Innanzitutto non si riesce più a capire dove sta il centro, e se ce n’è rimasto uno. Roma, pertanto, rimane la città “sorvegliata speciale” per alcuni risultati che potrebbero modificare l’attuale scacchiere politico. Il candidato che potrebbe fare saltare il banco, al di là delle proprie competenze e capacità manageriali già messe in mostra da ministro del governo Renzi, è Carlo Calenda. Inutile negarlo.

Il leader di Azione, che secondo alcuni analisti corre alla grande insieme alla sindaca uscente per il terzo posto, al di là dei reali risultati che fra breve si vedranno, mette paura al Pd da un lato e a FI dall’altro, per il risultato in termini percentuali che potrebbe raggiungere. E’ evidente per tutti che Letta e Conte hanno ormai stretto un’intesa, che reggerà anche di fronte agli esigui risultati che il M5S raccoglierà prevedibilmente alle amministrative. Capitale compresa.

Lo schema di gioco deciso dai due neo-capitani prevede l’allargamento dell’alleanza ai soli Bersani, Speranza e Fratoianni, con l’obiettivo, malcelato, di depurare le liste da tutti i renziani e dei “trojan” che sono ancora disseminati tra i Dem.

L’intento, insomma, è di evitare di far sedere al tavolo del centrosinistra sia Renzi con Italia Viva, sia Calenda, con Azione ed i moderati riformisti. Certo in alcune città ci sono, da tempo, consiglieri comunali che portano in tasca la doppia tessera di Pd e Azione cosi da utilizzare l’una o l’atra delle immaginette a seconda di come vanno le cose. Un malcostume tipicamente nostrano e assai duro a morire.

Comunque nonostante Letta vada dicendo in giro che in futuro bisogna allargare l’orizzonte politico, molti dei Dem sono convinti che un buon risultato di Azione, potrebbe lanciare Calenda sulla scena nazionale e legittimarlo a sedersi al tavolo delle alleanze. E delle trattative.

Peraltro per l’ex ministro il futuro della Capitale è ormai deciso: “…Tra le prime cose da fare a Roma c’è il piano di pulizia straordinaria, partendo da 5 mila nuovi operatori ecologici presi tra coloro che percepiscono il reddito di cittadinanza. Inoltre c’è il termovalorizzatore dell’Acea, la revisione generale della metropolitana e, soprattutto, vorrei subito con me Guido Bertolaso commissario straordinario e vicesindaco al decoro urbano. L’ho detto che chiamerò soltanto i migliori…”. Idee chiare, bisognerà vedere nei fatti.

Anche nel centrodestra cresce la preoccupazione per l’affermazione di Calenda come sindaco di Roma. Salvini e Meloni temono che il Cavaliere possa orientare i suoi verso l’ex renziano di ferro, scaricando di fatto Michetti e ridimensionando la destra di Lega e FdI. Uno spauracchio non indifferente considerata l’altalena di intenti del Berlusconi di questi ultimi anni.

Inoltre rimane da valutare la presenza di un’eventuale forza centrista, che diventerebbe da subito una calamita per i tanti parlamentari Dem scontenti della gestione sinistrorsa di Enrico Letta. Specie con le politiche appresso porta la situazione potrebbe trasformarsi in un cocktail micidiale dal sapore mandorlato.

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