Non abbiamo dubbi che il Premier farà seguire alle parole i fatti o, meglio, i soldi. Però aspettiamo che la manna annunciata si trasformi in denaro da spendere e con i tempi che corrono il dubbio è più che legittimo. Il Premier corre verso le riforme: gli italiani non aspettano altro e se a queste aggiungessimo più lavoro e prezzi calmierati forse potremmo arrivare di nuovo a fine mese.
Roma – La prima legge di Bilancio firmata da Mario Draghi e dal Ministro Daniele Franco distribuisce 30 miliardi a tutte le categorie. Una vera manna dal cielo con ben 12 miliardi per ridurre le tasse. E’ già Natale? Scusateci ma siamo abituati alle vacche grasse e non ce ne voglia nessuno se rimaniamo un tantino scettici o, meglio, euroscettici. D’altronde poche volte dalle parole si è passati ai fatti dunque è legittimo dubitare di tanta generosità.
Comunque stiano le cose si tratta di una maxi manovra che rinnova il Superbonus e sospende il Cashback, cambia il Reddito di cittadinanza e stanzia 3 miliardi per la riforma degli ammortizzatori sociali, mentre il problema delle pensioni rimane un nodo irrisolto. Tant’è che si tornerà, nel tempo, al contributivo. Una vera e propria marcia indietro.
Per Cig e pensioni si prevedono stanziamenti per 1,5 miliardi. Per la previdenza altra novità: quota 100 finisce quest’anno in soffitta e la nuova misura prevede una transizione a quota 102, con 38 anni di contributi e 64 anni di età. Dunque, ironia della sorte, ad oggi non si conosce quale sarà il cardine del nuovo sistema previdenziale e a quale età si potrà andare in pensione dal 2023. Misteri che presto, dicono dal Palazzo, verranno svelati. Ma intento non si poteva darne un’anticipazione? Macché.
Il fondo di garanzia per le piccole e medie imprese riceverà 3 miliardi. Aumentate anche le indennità dei sindaci delle grandi città, stanziati 4 miliardi in più per la sanità ed i vaccini, 1 miliardo per la cultura e 300 milioni per la proroga degli insegnanti assunti durante l’emergenza Covid. Viene anche ripristinata la carta del docente che sembrava cancellata.
Draghi, insomma, dopo la cabina di regia, porta la manovra di Bilancio in Cdm accontentando tutti tranne i sindacati che già minacciano scioperi e manifestazioni di piazza. Il Premier, dopo lunghe trattative, continua il suo percorso irto di ostacoli per portare l’Italia verso le riforme cercando di ammodernare e sburocratizzare il Paese dai vari gangli malefici che rallentano la crescita. Almeno così rassicura il presidente del Consiglio a cui tutti vorremmo credere. Giusto per non perdere le speranze.
“…Questa è una manovra espansiva, infatti tagliamo le tasse e stimoliamo gli investimenti – ha affermato Draghi in conferenza stampa – in generale c’è un rilancio degli investimenti, in pratica 89 miliardi dal 2022 al 2036 ma se si considera tutto, compreso il Pnrr, i fondi già stanziati e quelli della legge di Bilancio, si tratta di 540 miliardi di investimenti nei prossimi 15 anni che servono per le infrastrutture, per colmare il divario Nord-Sud e per la transizione digitale ed ecologica…”.
Al di là delle chiacchiere l’obiettivo più importante è mantenere la crescita e, come abbiamo più volte reiterato su queste colonne, allentare la morsa fiscale con interventi mirati ad erogare ossigeno alle famiglie, invece di spingerle verso la canna del gas.
Come avevamo accennato sono stati stanziati 12 miliardi per ridurre la pressione tributaria e non otto come inizialmente ipotizzato. Per l’esattezza 8 miliardi andranno a realizzare un intervento mirato per ridurre le imposte sulle società, sulle persone e sul cuneo fiscale. Tale manovra dovrà comunque passare per il Parlamento prima di essere definitivamente approvata e resa operativa. Il timore è che con l’aria che tira tra gli scranni, non se ne faccia nulla. E sarebbe una prima iattura.
Dal punto di vista delle parole e delle cifre nulla da eccepire, per carità. Il pericolo è che la politica potrebbe mal gestire la distribuzione di queste ingenti risorse impedendo di fatto il raggiungimento della tanto agognata “Equità sociale” che finirebbe con lo sparire del tutto. Ma noi siamo ottimisti e incrociamo le dita.
Il vocabolo crescita, relativa al prodotto interno lordo, è quello che Mario Draghi pronuncia di più in conferenza stampa. Insomma tutto sembra pronto per un reale rilancio dell’economia ma intanto milioni di italiani non riescono a pagare nemmeno le utenze domestiche. E sono sempre di più i cittadini che si rivolgono alla Caritas a pranzo e cena. Come la mettiamo?