Finita l’emergenza bisogna pagare l’Erario con i soldi che non ci sono. Sarà finita quella da Covid, e non ci risulta, ma quella per la mancata ripartenza e per la crisi di due anni di sofferenze continua incessante con milioni di italiani diventati poveri in canna. Ma dove vivono i nostri governanti? Basta guardarsi intorno per riscoprire il volto della fame. Sono i maccheroni che riempiono la pancia non le parole.
Roma _ La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5940 del 23 febbraio 2022, ha stabilito il diritto dei contribuenti ad ottenere uno sconto sulla Tari, se il servizio non viene svolto regolarmente o non viene svolto affatto. In pre-allarme molti Comuni, il cui servizio è latitante. E tanto per non farci mancare nulla sono in preparazione gli avvisi bonari con le multe per i No-Vax. Siete pronti ad aprire il portafogli?
Ma c’è di più. Una vera e propria bomba sociale potrebbe esplodere da un giorno all’altro con quasi la metà dei contribuenti che avevano aderito alla pace fiscale e che non sono riusciti a pagare entro i termini previsti (9 dicembre 2021), perdendo dunque i benefici della definizione agevolata. Duro colpo anche per le casse dell’Erario.
Si stima infatti che 2,45 miliardi di euro di introiti attesi nel 2022 e 2023 non saranno riscossi attraverso la rottamazione ter e saldo e stralcio. La situazione è esplosiva per tanti contribuenti che stanno ricevendo cartelle esattoriali essendo anche decaduti dai benefici della rateizzazione. Una condizione proibitiva per tante imprese che si trovano nelle condizioni di non poter pagare i debiti con il fisco, vedendosi peraltro costrette a portare i libri in tribunale.
I numeri sono esplicativi: i contribuenti decaduti dalle rateazioni precedenti e dal saldo e stralcio sono il 43% degli aventi diritto. Questo fatto, in pratica, comporta l’innesco di grossi problemi sociali per migliaia di soggetti noti al Fisco. Per gli ignoti che girano miliardi tale gravissima situazione non esiste. In questo clima da default e di forte disagio economico sarebbe opportuno riaprire i termini della rottamazione ter.
La situazione di crisi non è da sottovalutare. Anche il Mef, nella sua relazione, ha confermato il principio che di fronte a questi numeri si devono agevolare i contribuenti. Gli effetti della pandemia sull’economia del Paese non si sono esauriti e la decisione di ripristinare, a partire dall’inizio di quest’anno, le regole ordinarie con il superamento delle misure agevolative introdotte durante l’emergenza, non si è dimostrata lungimirante.
“…L’emergenza – sostiene Marco Cuchel, presidente nazionale dei Commercialisti – non può dirsi superata, per questo è opportuno che tutte le rateizzazioni in essere nel periodo della pandemia (accertamento con adesione, pace fiscale, rottamazione ter, saldo e stralcio, avvisi bonari, ecc.) siano rimesse nei termini, permettendo una loro nuova calendarizzazione, con la possibilità per i contribuenti anche di una ridefinizione dei piani di ammortamento del debito…”.
Al Governo l’ANC chiede un intervento urgente in tal senso, poiché la situazione che si è determinata è insostenibile per numerosissimi cittadini e imprese e che diventa preoccupante per le sue conseguenze economiche e sociali. Necessario, dunque, cancellare le cartelle esattoriali. E subito.
Il Decreto Sostegni ha previsto infatti lo “Stralcio” dei debiti fino a 5 mila euro, nel senso che sono annullati i debiti, risultanti dai singoli carichi affidati all’Agente della riscossione, dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2010, comprensivi di capitale, interessi per ritardata iscrizione a ruolo e sanzioni.
Tra i debiti oggetto dello “Stralcio” sono compresi anche quelli eventualmente presenti nei piani di pagamento della “Rottamazione-ter” e del “Saldo e stralcio”. Ricordiamo che i beneficiari dello “Stralcio” sono coloro che hanno percepito, nell’anno d’imposta 2019, un reddito imponibile fino a 30 mila euro, alla data del 31 dicembre 2019.
Il Governo, infine, sta cercando di mettere in campo un primo pacchetto di misure anti-crisi, sfruttando gli incassi Iva in aumento proprio per il caro-carburante. Il 31 marzo, con l’uscita dal regime di emergenza, cambia la procedura di accesso al FIS (Fondo di Integrazione Salariale) e si ritorna al regime ordinario, cioè terminano le agevolazioni procedurali previste per far fronte all’emergenza Covid. Di male in peggio.