L’ex premier deve barcamenarsi alla meno peggio attesa la grave situazione interna del suo partito. Scegliere la strada parlamentare avrebbe significato sacrificare quanto fatto e quanto rimane da fare per salvare il M5s dalla sua debacle. Intanto il Governo Draghi è pronto a varare un piano finanziario da 3.299 miliardi il cui decreto è già pronto sul tavolo del Consiglio dei ministri. Entro fine anno gli interventi per il caro-bollette.
Roma – La paura fa 90. Tanto che il 16 gennaio Conte non si candiderà alle elezioni suppletive di Roma, dopo un ripensamento durato un intero weekend. Una volta abbandonata per strada l’idea di partecipare alla competizione elettorale, per il seggio lasciato libero dal neo sindaco Roberto Gualtieri, l’ex Premier si tiene impegnato distribuendo, come noccioline, cariche di partito ai tanti peones grillini. Che quadretto, non c’è che dire.
“…Ringrazio Enrico Letta per la disponibilità e la proposta – ha detto Conte – ma dopo un supplemento di riflessione ho capito che in questa fase ho ancora molto da fare per il M5s. Non mi è possibile dedicarmi ad altro. La ragione politica del no alle suppletive è che un leader che sta realizzando questo progetto ha l’ambizione di presentarsi col M5s alle politiche, con un programma di governo per migliorare la società…”.
Durante una conferenza stampa serale alla Camera per presentare la squadra di grillini che lo coadiuveranno, il leader pentastellato annuncia il suo passo indietro, confessando tuttavia che in effetti l’accordo era dato per certo, sia nell’entourage di Conte che in casa democratica. Ma evidentemente 24 ore di violenti attacchi da parte di Azione e Italia Viva hanno smorzato l’entusiasmo ed ogni velleità parlamentare.
Infatti sull’argomento si è espresso Carlo Calenda senza mezzi termini: “…Avrebbe fatto di tutto affinché quel seggio non andasse ai 5 Stelle che hanno devastato Roma, persino scendendo in campo personalmente se fosse stato necessario…”. Come dargli torto?
Anche Matteo Renzi non ha avuto parole di incoraggiamento, anzi ha proprio rincarato la dose: “…Regalare il seggio sicuro al leader del sovranismo, all’uomo, cioè, che ha firmato i decreti con Salvini, ed in particolare all’avvocato che non vedeva la differenza tra giustizialismo e garantismo significherebbe subalternità totale…”.
Considerazioni che alla fine hanno convinto Conte. Del resto affrontare la corsa, in un collegio dove la lista Calenda ha raggiunto il 30% alle comunali, non sarebbe stata una passeggiata di salute. Insomma una guerra tra bande rivali, con “stop and go” reciproci, che danno la misura delle divisioni interne al centrosinistra. In Largo del Nazareno resta l’amarezza verso una decisione che si addebita alle divisioni interne del M5s.
Ma l’ex premier, accusato di mollare la presa a condurre le trattative per il nuovo Presidente della Repubblica, nega che il suo passo indietro avrà impatto sull’elezione del successore di Sergio Mattarella, poiché “…Anche se non sarò in Aula parteciperò da protagonista – chiarisce l’ex avvocato del popolo – come leader della forza politica di maggioranza relativa, alle votazioni per il Quirinale, seguendo con molta attenzione l’elezione del nuovo Capo dello Stato…”
Di certo la confusione, e forse anche la guerra, regna sovrana nei gruppi pentastellati preoccupando, nonostante le dichiarazioni distensive, sia lo stesso Conte che il suo alleato Letta. In questa maniera traballante continua e si riapre nel Partito Democratico la ricerca di un personaggio che possa conquistare il seggio di Roma 1. Al momento si fanno tre nomi che corrispondono a due donne e un uomo: Annamaria Furlan, Cecilia d’Elia ed Enrico Gasbarra. Candidati reali o tanto per?
Insomma con i grillini messi fuorigioco proprio dalla rinuncia di Giuseppe Conte, il Pd intende sbrogliare in famiglia la questione della candidatura nel seggio di Roma Centro che diventa, di ora in ora, sempre più imbarazzante.
Surreale l’ipotesi che Letta lasci spazio ad alleati non fidati. L’elezione del Capo dello Stato impone ordine e fiducia. Il termine per le candidature, in ogni caso, scade il 13 dicembre. Nessuna indicazione ancora per il centrodestra.
Intanto il Governo è pronto a varare un piano di sostegno pari a 3,299 miliardi per misure urgenti finanziarie e fiscali già pronto sul tavolo del Cdm. Questo è quanto emerge dalla bozza del provvedimento finanziato con avanzi di spesa. Disposti anticipi di spesa per 1,4 miliardi per incrementare i contributi economici a Rfi per le infrastrutture ferroviarie nazionali.
Si aggiungono 1,85 miliardi per l’acquisto di vaccini nel 2021 e 49 milioni aggiuntivi, entro quest’anno, per le forze dell’ordine ai fini dello svolgimento dei maggiori compiti connessi all’emergenza epidemiologica. Previsti i contributi per il caro-bollette a migliaia di famiglie italiane indigenti.