Proteste in aula. I deputati di Alternativa chiedono che il Parlamento diventi di nuovo la sede dove si approvano o meno le leggi. Intanto le restrizioni si allentano e il lento ma graduale ritorno alla normalità sembra segnato. In questo preciso momento di transizione e ripresa dell’economia non ci voleva il colpo di testa di Putin, pronto a rovinare il futuro dell’Europa.
Roma _ Ormai è fatta: addio emergenza al 31 marzo. Questa sembra l’intenzione del Governo considerata la situazione epidemiologica in marcato miglioramento. Lo ha annunciato il presidente del Consiglio Mario Draghi, il quale ha spiegato che l’Italia non sarà più divisa per colori e non saranno più obbligatorie le mascherine all’aperto così come le Ffp2 in classe. E nessuna quarantena per i contatti con positivi. In buona sostanza la nave Italia inverte la rotta, speriamo non frettolosamente, nella speranza che il senso di responsabilità basti a limitare eventuali problemi.
D’altronde la solidità della ripresa dipende prima di tutto dalla capacità di superare le emergenze del momento. L’intenzione del Governo, a quanto pare, è quella di eliminare l’obbligo di utilizzo del certificato verde rafforzato, a partire dalle attività all’aperto come fiere, sport, feste e spettacoli.
Per realizzare progressivamente questo piano d’uscita dall’emergenza il Premier è stato chiaro: “…Bisognerà continuare a monitorare con attenzione la situazione pandemica – ha aggiunto Draghi – pronti a intervenire in caso di recrudescenze. Il nostro obiettivo è riaprire del tutto, al più presto…”.
Intanto mentre si ragiona sull’allentamento graduale delle misure contro la pandemia, in Parlamento i deputati di Alternativa hanno messo in scena una protesta che ha determinato, nei giorni scorsi, la sospensione dei lavori. Il motivo scatenante la fiducia posta dal Governo per blindare il decreto che riguarda il prolungamento dello stato d’emergenza e l’obbligo di vaccinazione per gli over 50, fino a giugno.
Allora i deputati di “Alternativa c’è”, il gruppo che raduna molti ex grillini e numerosi “onorevoli” critici nei confronti di vaccini e certificazione verde, hanno reagito inondando di fogli di carta il ministro D’Incà. L’Aula di Montecitorio si surriscalda e vengono occupati anche i banchi del Governo contro quello che hanno definito “atto di arroganza”.
I deputati di Alternativa vanno all’attacco senza mezze misure: “…Siamo stanchi dell’abuso del ricorso alla questione di fiducia da parte dell’esecutivo – hanno detto i rivoltosi – vogliamo discutere in aula questo decreto, con i tempi previsti dalla democrazia. Abbiamo provato in tutti i modi a chiedere al Governo di non calpestare il Parlamento e l’unico modo che ci rimane, per impedire che gli italiani vengano vessati senza la possibilità di tutelarne i diritti, è quello di opporci fisicamente all’ennesima porcata dei peggiori…”.
In ogni caso la Camera ha confermato la fiducia al Governo sul Decreto Legge relativo all’obbligo vaccinale per gli over 50 con 372 voti a favore e 46 contrari. Comunque stano le cose ci avviciniamo alla fine del tunnel e dopo tanti sacrifici finalmente si intravede una prospettiva di ripristino della normalità.
Dopo due anni di pandemia e restrizioni tutti gli obblighi legati all’utilizzo delle mascherine, sia all’aperto che al chiuso, andranno a decadere automaticamente proprio insieme alla fine dello stato di emergenza.
Un virus ha messo in ginocchio il Pianeta e l’economia ne ha risentito in maniera straordinaria. E’ stata l’occasione per sentirsi tutti più fragili e storditi, ma la voglia di ripresa è stata più forte. Tant’è che gli scienziati hanno collaborato come non mai per arrivare in tempi rapidissimi ad un vaccino, la coesione sociale ha tentennato un po’ ma sostanzialmente poi ha tenuto bene.
Intanto cresce la tensione per le fibrillazioni nei partiti, mentre si continua a misurarne il gradimento. Il dato saliente della settimana è la crescita del Pd, con il 21,6%. Fratelli d’Italia rimane piuttosto stabile al 20,8%. La Lega scende al 17,1%. Forza Italia, è all’8,8%, in netta crescita. Aumenta il M5s che registra il 13,8%. Tra i partiti più piccoli Azione/+Europa sale al 4,6%, mentre scende al 2,4% Italia Viva. Al 3,6% Articolo 1 e Sinistra Italiana.
Non ci voleva, in questo momento di transizione, che il cervello di Putin andasse in tilt. Qualche responsabilità sulla crisi dell’Ucraina, però, grava anche sull’Europa che in quindici anni è rimasta a guardare.