Secondo uno studio scientifico i lavoratori italiani sono rientrati nella tipologia dei Worker Bees (api operaie) nella fascia d’età 35-54. Secondo il report l’automazione prenderà il posto del lavoro routinario mentre le qualità tipicamente dell’uomo come l’empatia, la creatività e la capacità di risolvere i problemi, stanno assumendo un ruolo determinante.
Roma – Mentre ogni giorno si assiste alla chiusura di aziende, con i lavoratori che dalla sera alla mattina si ritrovano senza lavoro, c’è chi si trastulla sui possibili scenari futuri dell’occupazione. Bain & Company, una delle aziende leader che si occupa di consulenze a livello mondiale, ha presentato una ricerca dal titolo: The Working Future (Il Futuro Lavorativo). Il tema è stato molto interessante : come il mondo del lavoro sta cambiando e come le novità sono tenute in considerazione nelle politiche aziendali.
Secondo la maggioranza dei lavoratori la pandemia ha rappresentato uno spartiacque che ha fatto ripensare l’equilibrio tra vita lavorativa e personale. Lo studio è stato condotto su oltre 20mila lavoratori in 10 Paesi, tra cui anche l’Italia e le maggiori economie a livello globale. Ebbene le motivazioni alla base delle scelte professionali stanno cambiando.
I miglioramenti degli standard di vita e l’avvento di una tecnologia sempre più invasiva hanno permesso di impiegare meno ore per il lavoro, migliorando l’aspettativa della gratificazione.
Siamo curiosi di conoscere il campione di lavoratori scelto per condurre l’indagine: chissà se hanno pensato ai riders, che si sobbarcano chilometri su chilometri per portare il cibo a domicilio, magari proprio a un lavoratore da casa.
La tecnologia più che sottrarre loro ore di lavoro le ha aumentate rendendoli e propri manichini in mano ai portali, che attraverso algoritmi stabiliscono tempo e durata della consegna. Comunque per lo studio si è posta la domanda “Cos’è un buon lavoro?“.
Per fare questo sono state identificate sei tipologie di lavoratori:
- Worker Bees (letteralmente api operaie), considerano la loro occupazione un mezzo e trovano autostima soprattutto fuori dal lavoro;
- Givers (donatori), interessati a professioni che migliorano la vita degli altri, ad esempio la medicina o l’insegnamento;
- Artisans (artigiani), orientati a lavori con un alto grado di autonomia, dando meno importanza al lavoro di squadra;
- Explorers (esploratori) mirano ad un approccio professionale pragmatico con un livello necessario di competenza;
- Strivers (combattenti) sono motivati per raggiungere il successo professionale e apprezzano sia lo status che il compenso;
- Pioneers (pionieri) sono un tutt’uno con la loro professione e orientati al futuro.
Per la cronaca gli italiani sono rientrati nella tipologia dei worker bees, soprattutto nella fascia d’età 35-54. Secondo il report l’automazione prenderà il posto del lavoro routinario, mentre le qualità tipicamente dell’uomo come l’empatia, la creatività e la capacità di risolvere i problemi, stanno assumendo un ruolo determinante. Per questi motivi è prevedibile che nelle economie avanzate ci sarà una forte riqualificazione della forza lavoro.
La diffusione dello smart working e della gig economy, il lavoro saltuario e a tempo, ha trasformato il rapporto di interazione del lavoratore con l’azienda. E’ vero che sono diminuiti i costi aziendali, ma si è abbassata anche la soddisfazione professionale e la socialità tra colleghi.
Un aspetto emerso dallo studio dovrebbe indurre a qualche riflessione. Le generazioni al di sotto dei 35 anni sono risultate molto stressate e preoccupate. L’Italia segue Brasile e Giappone.
Per il futuro sono state individuate altre aree decisive per il successo delle aziende. Quest’ultime dovranno essere più sviluppatori di talenti che cacciatori. Per attuare questo sono necessari investimenti nella formazione, nella creatività e nella crescita all’interno dell’organizzazione.
Inoltre le aziende dovranno motivare i dipendenti nella cura delle loro capacità professionali al fine di costruire una carriera corrispondente al loro modello di vita. Conoscendo la realtà italiana le risorse dipenderanno da quanto lo Stato dovrà allentare i cordoni della borsa. Ma allora, che ne sarà del lavoro futuro?