Insomma la pandemia si è portata appresso altre patologie fra cui la depressione che ha avuto un’impennata straordinaria fra la popolazione italiana. Per gli scienziati esiste un stretto legame tra depressione e aumento del consumo emotivo, ovvero mangiare molto a causa di sentimenti negativi, con rischio di obesità in particolare nei più giovani. Emotivamente il virus è stato altrettanto letale.
La narrazione dell’ultimo anno e mezzo, o per usare un linguaggio alla moda, lo storytelling, ha avuto come assoluto ed unico protagonista Lui, il terribile e perfido Covid-19. Talmente pervasivo che si è impossessato del palcoscenico per recitare con maestria il ruolo di primo attore della tragedia andata in onda.
In questo periodo storico si è innescato un processo ancora in atto, che ha provocato uno scombussolamento individuale e collettivo, i cui effetti si stanno facendo ancora sentire. Stiamo parlando della pandemia e di tutta la crisi sanitaria, sociale ed economica che si è trascinata con sé.
Ci siamo ritrovati a fronteggiare situazioni nuove, inimmaginabili soltanto due anni fa. Isolamento, dispositivi di protezione individuale, lockdown, smartworking, didattica a distanza sono diventati compagni di vita quotidiana. Ovviamente le persone più fragili dal punto di vista emotivo e psicologico sono stati i soggetti più a rischio di ripercussioni, anche gravi. Ed ecco pronto a trovare l’humus fertile per esacerbarsi il male oscuro, uno dei più infidi disturbi mentali in circolazione, la depressione.
L’Anxiety and Depression Association for America (ADAA) – organizzazione no-profit statunitense che si dedica al miglioramento della diagnosi, il trattamento e la cura della depressione negli adulti e nei bambini – ha calcolato che questo disturbo colpisce circa 16,1 milioni di persone. La depressione può condizionare in modo significativo la propria routine quotidiana.
Una ricerca riportata da Future Learn – una piattaforma MOOC, Massive Open Online Cours, ovvero corsi on line gratuiti o a pagamento organizzati da Università o da privati in lingua inglese, con sede nel Regno Unito – ci ha spiegato i problemi che possono sorgere con questa patologia. Fra questi, quelli del disturbo del sonno, che colpiscono il 71% dei depressi giovani. Inoltre, la mancanza di attività fisica e scarsa capacità di concentrazione sono associati alla malattia. Situazioni che possono anche diventare invalidanti, se non curate.
Un altro sintomo da tenere in considerazione è l’interruzione delle proprie abitudini alimentari. La Cleveland Clinic – centro accademico americano senza fini di lucro con sede a Cleveland, Ohio – in uno studio ha riportato che la depressione ha delle forti ricadute sull’appetito, ma è importante capire con esattezza come può manifestarsi e cosa fare per gestirla.
A queste ricerche se ne sono aggiunte altre, anche in contrasto tra loro. Ad esempio, Priory – il principale fornitore indipendente di cure comportamentali nel Regno Unito, che supporta le esigenze di circa 25000 pazienti ogni anno – ha osservato che è molto comune per chi è depresso manifestare una perdita di appetito, compreso saltare con frequenza i pasti. Questi aspetti possono avere origine in varie cause, tra cui ansia, assenza di energia psico-fisica ed anche effetti biochimici collaterali agli antidepressivi in uso.
Al contrario, come ha riportato l’International Journal of Behavioral Nutrition and Phisical Activity (IJBNPA), una delle più quotate riviste accademiche, esiste un stretto legame tra depressione e aumento del consumo emotivo, ovvero mangiare molto a causa di sentimenti negativi, con rischio di obesità in particolare nei più giovani.
Priory Hospital
Un altro articolo ha evidenziato, invece, che le persone depresse possono, addirittura perdere peso nonostante mangino molto, dimostrando la complessità esistente nel rapporto depressione-nutrizione.
Pur correndo il rischio di non raccapezzarsi in tutte questi studi all’apparenza contrastanti un fatto è certo. Una volta si diceva: “Dimmi quel mangi e ti dirò chi sei“. Questa frase comparve nel 1825 nel libro “La fisiologia del gusto” del gastronomo e pensatore francese Jean Anthelme Brillat–Savarin. Ancora attualissima, vista la connessione esistente tra il cibo e tratti della personalità. Solo che andrebbe sostituita, ahinoi, da: “Dimmi come mangi e ti dirò se sei depresso!”.