Siamo a cavallo con la nuova Hera

L’agenzia dovrebbe preservarci dalle grandi malattie come il Covid-19 e da altre patologie virali e non che potrebbero incombere sull’umanità europea in futuro. L’organo, di concezione europeistica, dovrà agire tempestivamente creando una sorta di scudo per tutti gli Stati membri dell’UE ma la risposta alle emergenze si vede sempre sul campo. Incrociamo le dita.

Ora, finalmente, lo possiamo gridare ai quattro venti: siamo a cavallo! Siamo belli e sistemati, non succederà più di dover subire le nefaste conseguenze di quel po’ di pandemonio che è stata la pandemia. L’Unione Europea ha deciso di investire 6 miliardi di euro per dare vita all’Autorità europea per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie – HERA (Health Emergency preparedness and Response Authority).

L’annuncio è stato dato dalla Commissione Europea puntualizzando che la nuova Autorità avrà il compito di anticipare le minacce e le potenziali crisi sanitarie, con una capillare raccolta di informazioni e l’aumento delle capacità di risposta necessarie. Non solo, un ulteriore investimento sanitario è previsto dal Recovery Fund con la ragguardevole cifra di 24 miliardi di euro.

Secondo gli ideatori l’Agenzia rappresenterà una risorsa enorme per fronteggiare le future minacce sanitarie in maniera più rapida di come è stato fatto per il Covid-19. Inoltre servirà a garantire che mai più nessun virus trasformi un’epidemia locale in una pandemia globale. L’intenzione è di farla diventare come l’equivalente europeo della BARDA (Biomedical Advanced Research and Development Authority), l’agenzia biomedica di ricerca e sviluppo avanzati, nata nel 2006 negli USA per combattere le minacce per la salute pubblica, come pandemie e attacchi terroristici biologici.

HERA lavorerà in collaborazione con le altre due autorità già costituite, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie – European Centre for Disease Prevention and Control (ECDPC) e l’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA). Indubbiamente la pandemia ha reso necessaria un’azione coordinata a livello europeo per rispondere alle emergenze sanitarie. Si sono evidenziate lacune nella previsione, anche delle dimensioni della domanda/offerta, la preparazione e gli strumenti di risposta.

Tra le molteplici attività della nuova Agenzia sono previste azioni a supporto della ricerca e dell’innovazione per lo sviluppo di nuove contromisure mediche, includendo nella proposta reti e piattaforme di sperimentazione clinica per una condivisione più rapida dei dati e un rafforzamento corale della conoscenza e delle abilità di risposta sanitaria da parte di tutti gli Stati membri.

La governance di Hera sarà configurata come una struttura interna alla Commissione Europea e diventerà operativa nei primi mesi del 2022. Non si può non gioire di fronte ad una prospettiva del genere che dovrebbe evitarci, in teoria, tutti i problemi che siamo stati costretti a sorbirci col maledetto Covid-19.

C’è da sottolineare, però, che la politica europea in ogni settore non è che fino ad ora abbia mostrato grande coesione. Ogni Stato guarda ai propri interessi senza tenere conto di una visione complessiva. A dimostrazione che l’Unione è tale solo sulla carta, meno nei fatti. Molto meno.

I servizi sanitari, sia quello nazionale che europeo, sono orientati verso una concezione mercantilistica della sanità, a discapito della medicina territoriale, poco produttiva in termini di business. Quindi, trionfa la concezione della salute come merce e non come servizio e bene inalienabili.

Inoltre, è lecito porsi alcuni interrogativi. Siamo sicuri che le grandi multinazionali farmaceutiche, che hanno visto un grande incremento in termini di fatturato grazie ai vaccini, non ci vorranno mettere lo zampino in questa nuova Autorità sanitaria, per orientarne la politica secondo i propri interessi e non quelli della collettività?

D’altronde, l’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, istituto specializzato dell’ONU per la salute, dunque il massimo organo in materia, è o non è finanziato anche dalle grandi lobby farmaceutiche, Pfizer in testa?

A pensar male degli altri si fa peccato, ma spesso ci si azzecca“, diceva il Divino Giulio qualche decennio fa. E non si sbagliava affatto.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa