Quel Marchese di Grillo gira le spalle al Conte

Grillo sbotta e urla, come suo solito, mentre Conte rimane in silenzio. Il nuovo movimento, se tutto andrà nel verso giusto, si costituirà ufficialmente nei prossimi giorni ma l’aria che tira dentro l’area grillina è irrespirabile. Nemmeno nel centro-destra le cose vanno a gonfie vele. Berlusconi é rimasto solo con il suo partito unico mentre Salvini è perennemente in gara con la Meloni. Anche in Europa.

Roma – Grillo fugge dalla Capitale mentre fra i pentastellati l’aria si fa elettrica nonostante tentino di minimizzare il pandemonio scatenatosi all’interno del movimento. Insomma lo avevamo detto: il buon Grillo non molla e si riprende la scena. Sarebbe meglio dire la “sceneggiata” considerando la sua stizza contro Conte la cui considerazione è pressoché a zero:

“… Il movimento siamo noi, Conte non andava in piazza. Lui deve studiare – ha detto quel Marchese di Grillo lui è uno studioso, un uomo di cultura, io sono il visionario… Sono il garante, non sono un coglione...”.

Arieccolo il comico genovese. E’ tornato pienamente in pista e si è ripreso le redini del Movimento. Ha lanciato una sorta di ultimatum a distanza al prossimo leader, una prova di forza che si è consumata davanti agli increduli parlamentari del Movimento, basiti per la durezza delle parole usate dall’ex artista per rimarcare il suo ruolo.

Comunque vadano le cose tra pochi giorni il buon Beppe e Giuseppe Conte presenteranno il nuovo Statuto del M5s. Lo ha promesso lo stesso fondatore nell’incontro che ha avuto con i deputati pentastellati. Sul nuovo testo, ha spiegato il garante, per 3/4 è stato già trovato l’accordo.

Rimane comunque il silenzio, assordante, di Conte che non ha fiatato. Chissà se il nuovo soggetto politico riuscirà a vedere la luce con il plauso di tutti. Dall’altra parte degli scranni l’aria che tira non sembra affatto migliore. Anzi pare proprio pesante, irrespirabile come il caldo di questo primo stralcio d’estate bollente.

Romani nelle fogne? Le parole di Grillo hanno provocato le fortissime reazioni dei tifosi.

La più che palese competizione fra Matteo Salvini e Giorgia Meloni è ormai all’ultimo sangue. Tra gli effetti collaterali c’è la spaccatura di Forza Italia che Silvio Berlusconi sta tentando di evitare cercando anche di tamponare il dilagare delle incomprensioni. Il Cavaliere rilancia il partito unico del centro-destra ma stavolta pare che nessuno lo ascolti.

È soprattutto una questione di tempo ed è per questo che Salvini all’inizio ha puntato sulla federazione, cioè alla creazione di un “gruppone” di centro-destra in Parlamento in grado di appoggiare il governo Draghi senza condizioni.

Un modo come un altro per palesare la forza del capo della Lega di fronte alla sua principale avversaria che se ancora non l’ha sorpassato, poco ci manca. La leader di Fratelli d’Italia e presidente dei Conservatori europei, è andata a Bruxelles e oltre ad incontrare David Sassoli e Paolo Gentiloni, dovrà vedersi con Viktor Orbán, il premier ungherese e leader di Fidesz.

Che risate…

Orbàn, dopo aver lasciato il Ppe, sta cercando casa. Insomma è iniziato un corteggiamento politico a cui il premier magiaro non potrà sottrarsi. La “corte” però procede a rilento. E comunque la Meloni sta cercando di fare terra bruciata intorno a Salvini pure in Europa.

Proprio due mesi fa il capo del Carroccio aveva incontrato Orban proponendogli di mettere assieme le loro forze. Ma non se n’è fatto niente. Anzi, nel giorno dell’incontro tra Meloni e Orbán, l’Italia firmava un documento, sottoscritto da 15 capi di governo della Ue, contro la legge voluta dal primo ministro ungherese sulla censura di contenuti a sfondo omossessuale o transessuale.

Provvedimento questo che ha di fatto provocato la cancellazione dal palinsesto di film come la saga di “Harry Potter”, “Billy Elliot” o il “Diario di Bridget Jones”. Le prossime scadenze elettorali, di contro, stanno surriscaldando la già precaria situazione anche per causa del parto travagliato dei candidati sindaci.

Meloni e Orbàn, è nato un nuovo amore?

Per non parlare della decisione di puntare sui “civici”, un modo come un altro per tenersi a distanza da eventuali sconfitte. Che non vedrebbero solo la vittoria del candidato del centro-sinistra o del centro-destra ma semplicemente quella del proprio rivale nella coalizione. A differenza del candidato politico, che rischia di trascinare il partito che lo sostiene in una debacle.

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