La situazione è da allarme rosso ma nessuno sembra accorgersene. Tutti parlano di speculazioni, ladri e ruberie ma le istituzioni non alzano un dito per mitigare il disagio estremo di questi giorni. Che cosa si aspetta per diminuire il prezzo di gasolio e benzina? Non è una cosa facile, rispondono dai Palazzi romani. Infatti è sempre più facile rubare, tanto sono i delinquenti a farla franca.
Roma _ Il petrolio è sceso del -2,27% da inizio anno con variazioni verso l’alto da paura. Di contro le oscillazioni verso il basso, però, non si sono sentite alle pompe dove i prezzi continuano a salire. Gli esperti dicono che il costo della materia prima al barile non è legato al listino dei carburanti nelle aree di servizio, allora chi è che ingrassa con le disgrazie altrui?
Fatto sta che dei costi carburanti aumentano e nella paura di scioperi e penuria di benzina e diesel migliaia di cittadini a bordo delle loro auto anno atteso ore per fare un pieno attese le lunghe file davanti ai distributori. La guerra, le sanzioni e l’incertezza generale diventano pretesto per speculazioni finanziarie alla fonte, poiché il costo delle materie prime avevano innescato aumenti già prima dell’emergenza stessa. Qual è allora il confine tra emergenza e speculazione? Chi sono i responsabili della rapina in atto?
Tanti e irti sono i problemi: pesa l’Iva e pesano le famose accise, che tutti giurano di togliere ma poi nessun Governo l’ha fatto. Perché quando le emergenze passano, i prezzi non scendono con la stessa rapidità?
L’Antitrust dorme mentre non si trovano risorse per eliminare quelle rapine in piena regola che vengono aggiunte ai prezzi dei carburanti. Se a questa situazione aggiungiamo dubbi, perplessità e caro vita alle stelle, mentre gli autotrasportatori preferiscono stare fermi, il futuro dell’Italia si preannuncia cosi fosco da superare ogni criticità dello scorso mezzo secolo. Le condizioni di vita degli italiani sono insostenibili, così mentre il ministro Cingolani nicchia e Draghi fa solo promesse, l’economia muore tra gli aumenti delle bollette, dei beni di prima necessità, carburante e delle tasse.
Nel frattempo continua la telenovela dei grillini nostrani. Gli iscritti hanno ri-approvato lo statuto del Movimento 5 stelle. Dopo che in una prima votazione non si era raggiunto il quorum, la consultazione, in seconda convocazione, ha visto la partecipazione di 38.735 persone con una nettissima maggioranza dei Sì (35.176, pari al 90.81%), mentre i No sono stati 3.559 (9,19%).
“…Grazie a questo voto – si legge sul sito del Movimento – è approvato lo Statuto, nella stessa versione del 2-3 agosto 2021, aggiornato con le modifiche richieste dalla Commissione di Garanzia degli Statuti…”.
La temperatura rimane alta. E le prime bordate dei fuoriusciti, ma anche di fedelissimi, hanno inficiato il clima di restaurazione mettendolo a rischio di fallimento. Una prima doccia fredda, insomma, dopo la sauna democratica del confronto diretto con gli iscritti. I ricorrenti si rivolgono a Grillo per dipanare l’aggrovigliata matassa ed intervenire. Ma il silenzio é assordante. Una polemica che fa solo presagire ulteriori ricorsi.
Le acque, insomma, rimangono agitate e lo spirito battagliero e distruttivo di molti iscritti ed ex onorevoli pentastellati passati ad altri partiti rimane dietro l’uscio e sordo alle esortazioni di Conte. Gli eterni scontenti sono pronti anche a muoversi sulla questione del trattamento dei dati degli associati ed a fare un esposto al Garante della Privacy, oltre che alla Procura della Repubblica.
Beppe Grillo, intanto, si tiene apparentemente fuori dalla disputa anche se, in privato, ha già espresso perplessità e avrebbe voluto agire in maniera più cauta votando prima il Comitato di Garanzia sulla vecchia piattaforma Rousseau. Ma il presidente della Camera Roberto Fico prova a blindare l’ex avvocato del popolo, dichiarando che “Conte è un grande leader”.
Un’affermazione che fa venire i “brividi” o gli “incubi” a molti. Ma depotenziando l’attuale “comandante” appare indubbio il dissolvimento in polvere di un movimento che ispirò una grande voglia di cambiamento e novità e che, invece, si è infranto sul duro cemento del potere.
Intanto appaiono congelati tutti i movimenti relativi alle intenzioni di voto, che sembrano essere immobili dall’inizio del conflitto. Si registra, in sostanza, un orientamento pressoché unanime da parte degli italiani sulle valutazioni relative alla guerra scatenata da Putin. Così, in prima posizione troviamo sempre il Pd con il 21,5% delle preferenze, seguito da FdI al 20,3%. Terzo partito, invece, è la Lega al 17,2%, mentre il M5S arretra ancora, stabilendo il nuovo record negativo della legislatura, il 13,8%.
FI, con l’8,5%, fa segnare il suo miglior risultato dalle Europee 2019, mentre Azione e +Europa arrivano a sfiorare il 5% con Italia Viva rimane stabile al 2,5%. Da segnalare il momento non particolarmente felice per le due liste di sinistra, Articolo 1-MDP e SI, entrambe sotto il 2%.