Giocare con l’energia atomica provoca morte e distruzione. E ben due referendum hanno deciso lo stop alle radiazioni. L’Italia non ha mai fatto bella figura con le centrali a propulsione atomica e ce ne sono ancora da smaltire con risultati poco lusinghieri. Nel frattempo dovremmo preoccuparci di dove stoccare le decine di tonnellate di scorie radioattive che ci verranno restituite dai Paesi europei ai quali le avevamo rifilate pagandole a caro prezzo.
Roma – Energia atomica avanti tutta? Uno schieramento eterogeneo e trasversale, composto da sovranisti e liberali, parti sociali ed esponenti di Governo, sono i nuovi sostenitori del nucleare. Linee comuni che riportano in auge l’epoca delle grandi mobilitazioni ambientaliste, ritagliandosi uno spazio crescente nell’ambito delle misure utili a scongiurare l’aumento vertiginoso delle emissioni e non solo.
A bloccare il partito del nuclearisti ci sarebbero sul tavolo ben due referendum, quello del 1987 e del 2011. Per questo Matteo Salvini ha già annunciato l’inizio di una mobilitazione con l’obiettivo di indire un’altra consultazione, la terza, che azzeri il verdetto delle precedenti. Insomma si ricomincia dall’avvio della raccolta firme, per fare riconoscere gas e nucleare come energie green.
Una soluzione fortemente contestata dagli ambientalisti ma che ora, forse, potrebbe trovare un’importante sponda tra le istituzioni della UE. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen, infatti, si è già espressa a favore dell’inserimento di gas e nucleare all’interno della “tassonomia” europea, un sistema che, in sintesi, è chiamato a valutare che cosa e in quale misura è classificabile come investimento sostenibile.
Proprio dal 2022 lieviterà anche il costo in bolletta di luce e gas ed è in questo contesto che il nucleare viene visto come soluzione per evitare ulteriori rincari. L’ultimo Consiglio Europeo del 2021 si chiude, però, con un nulla di fatto sulla risposta comune al caro energia, ma soprattutto i ventisette rappresentanti dei Paesi mostrano una profonda divisione, su come affrontare la transizione verde.
Così tutte le discussioni sono state rinviate al semestre di presidenza francese. In ogni caso la bozza di tassonomia trasmessa ai Governi nella notte di Capodanno include gli investimenti verso centrali nucleari e a gas per contribuire alla decarbonizzazione ma a tempo e a determinate condizioni.
In Italia unire le diverse anime che compongono la galassia nuclearista è già un affare complicato. E proprio l’Italia con il nucleare ha fatto a cazzotti. Basti pensare che ancora non è stato individuato un sito dove stoccare le decine e decine di tonnellate di scorie nucleari che abbiamo rifilato ad altri Paesi pagandole a caro prezzo e che ci verranno restituite con gli interessi.
Dunque ma di che parliamo? E che dire delle centrali nucleari spente in Germania e Francia in questi mesi per manutenzione urgente? Così da Confindustria di Carlo Bonomi, alla Lega di Matteo Salvini, passando per i nostalgici di Casa Pound il passo è breve.
Questo perché nell’epoca della lotta al cambiamento climatico guadagnarsi una posizione sull’ambiente è diventato un imperativo categorico specie per chi aspira ad ottenere quel minimo di rilevanza all’interno del dibattito pubblico. Il consenso verso l’energia atomica è così divenuto il denominatore comune per riempire le piazze virtuali.
Il ministro Roberto Cingolani di recente si è espresso chiaramente in favore dell’inserimento del nucleare nella tassonomia europea. Lo ha fatto davanti ad una platea virtuale di 17 mila studenti, affermando, tra le altre cose, come l’utilizzo dei social provochi un forte impatto in termini di emissioni:
“…Quando mandate delle inutili fotografie, qualcuno le paga e hanno un impatto maggiore di quel che pensate…”. Una dichiarazione che gli è costata l’accusa di paternalismo nei confronti di una generazione cresciuta sui social ed in particolare con WhatsApp.
“…Il caro energia è ormai diventato un tema geopolitico strategico – ha detto Bonomi – senza tener conto che 14 Paesi dell’Unione Europea hanno almeno una centrale nucleare operativa…”. Il presidente di Confindustria dimentica quelle spente di recente per gravi problemi agli impianti. Col nucleare non si scherza.
La Francia ha 58 centrali (meno quelle dichiarate ferme, al momento) e produce il 40% della sua energia attraverso l’atomico ed intende raggiungere l’obiettivo europeo di emissioni zero entro il 2050.
Inutile dire che l’appartenenza politica c’entra poco quando si parla di energia nucleare. Quest’ultima riesce a riscuotere consensi persino tra chi tende a posizionarsi su fronti ideologici di segno opposto. Il che è tutto dire.