La bassa qualità dei tessuti con i quali sono composti questi indumenti pret-a-porter e gli agenti chimici che servono per colorare e fissare il colore sono altamente tossici. I residui di lavorazione vengono poi sversati nei fiumi e dentro le falde acquifere. Meglio pochi capi ma buoni. Quelli non certificati sono fonte di malattie e inquinamento.
Milano – Il costume della società contemporanea è in perenne evoluzione, è un dato di fatto, perché rapidi sono i mutamenti. In particolare il fenomeno del fashion renting sta avendo grande successo tra i giovani. Sta spopolando tra la Gen Z, la generazione nata tra la fine degli anni ’90 e gli anni 2000. Parliamo del noleggio di indumenti di moda. Ma detta in inglese fa più fico, è trendy.
Ebbene secondo uno studio della Washington State University la fenomenologia in questione è quella che tende a noleggiare capi d’abbigliamento anche per ridurre gli sprechi, con una maggiore predisposizione nel gentil sesso. Come si è visto anche in questi giorni con G20 e Cop26 in casa i giovani di questa fascia d’età manifestano molta attenzione ai cambiamenti climatici e sono sostenitori dell’etica e dell’autenticità della moda.
Il fashion renting dura nel tempo, è infinito. Il fenomeno è sorto negli USA, diffondendosi poi in Cina e nel Regno Unito e per poi dilagare anche da noi. Eurispes, società privata che opera nel campo della ricerca politica, sociale ed economica, ha diffuso alcune stime riguardanti il fenomeno nel rapporto Italia 2020. Dallo screening è emerso che il noleggio online dei capi d’abbigliamento è un mercato che nel 2023 potrebbe valere ben 1,9 miliardi di dollari.
Queste valutazioni scaturiscono dalla constatazione della crescita annua del settore del 10,6%, tra il 2017 ad oggi, con gli USA che raggiungono il 40%. Secondo molti il noleggio di abiti è una vera e propria carta vincente nelle mani di coloro che vogliono sorprendere con la propria eleganza.
Questa carta si dimostra, volontariamente o no è tutto da stabilire, un’ottima soluzione per chi ha sempre immaginato di poter avere un guardaroba illimitato. Ma, soprattutto, per chi non vuole alimentare sprechi e inquinamento: un tipo di moda in contrapposizione di quella low cost spesso descritta come fast fashion.
La moda a basso costo negli ultimi decenni si è diffusa a macchia d’olio tanto da diventare una droga sociale. Si tratta dell’acquisto di indumenti a prezzi quasi irrisori e facili da cambiare, tanto pochi euro spesi non provocano tanti sensi di colpa a chi deve fare i salti mortali per arrivare alla fine del mese.
E’ vero che una moda che costa poco per il consumatore, tuttavia non lo è per l’ambiente che ci circonda, né per coloro che lavorano e producono capi. Le cronache degli ultimi anni hanno ben raccontato il circolo vizioso stabilito tra moda low cost e ambiente, arrecando danni vistosi al pianeta: tanta produzione, inquinamento elevato, riciclo bassissimo.
Questo avviene perché utilizza materie prime che costano poco come fibre sintetiche e materiali plastici ricavati dal petrolio. Inoltre metalli pesanti utilizzati per fissare il colore e che poi vengono sversati nei fiumi, nei mari, nelle falde acquifere che, in seguito, arrivano nei rubinetti delle nostre case.
E’ questo l’altissimo prezzo che abbiamo pagato, e continuiamo a pagare, per essere stati vittime dello shopping compulsivo. Ma elevati sono pure i danni alla salute. Sia di quei poveri cristi dei Paesi sottosviluppati costretti a lavorare in condizioni igienico-sanitarie discutibili e in strutture fatiscenti, per soddisfare la sete di consumo del primo mondo.
Sia per quanto riguarda la salute di chi, alla fine, indossa questi capi d’abbigliamento. Infatti si tratta di tessuti prodotti con materiali sintetici che causano infezioni, allergie, pruriti sulla nostra pelle a causa dell’umidità che trattengono e degli agenti chimici utilizzati per il fissaggio del colore.
I giovani, che su molte cose hanno l’occhio lungo, hanno puntato sul noleggio, che privilegia la qualità e la classe alla portata di molti con prezzi accessibili. Se poi fa anche bene alla salute e all’ambiente, allora siamo a cavallo.