Addio centrodestra. Lega e FI giurano fedeltà a Draghi

La vecchia coalizione sembra ormai un nostalgico ricordo. Quando il Cavaliere fondava il Polo delle Libertà. Oggi non è rimasto nulla di quella storica alleanza ma anche i tempi sono cambiati. In un Paese che non riparte e che per certi versi arretra con un tasso di povertà da primato, fra gli scranni della politica si pensa soltanto alle prossime elezioni.

Roma _ Guai seri per Il centrodestra che appare sempre più sfaldato. Alla richiesta della Meloni, rivolta agli alleati della vecchia coalizione, di uscire “subito” dal Governo ed abbandonare Draghi, è seguita indirettamente la risposta.

Silvio Berlusconi, infatti, blinda il Premier e il suo Governo, garantendo l’appoggio leale e costruttivo di Forza Italia, rimarcando che la situazione del Paese è ancora delicata e per questo servono stabilità e continuità. Letto, confermato e sottoscritto.

Silvio Berlusconi

Il leader azzurro, peraltro, in una telefonata con il presidente del Consiglio, lo ha invitato a “…Non drammatizzare le vicende parlamentari, perché la normale dialettica nelle due Camere, all’interno di una maggioranza obiettivamente composita, non mette in discussione la stabilità del Governo, né la necessità del concorso di tutte le forze politiche, tra le quali permangono profonde distinzioni, in un momento ancora così delicato…”.

Parole, insomma, che sembrano indirizzate anche agli alleati di Governo e in particolare alla Lega che non perde occasione per sottolineare alcuni distinguo su altrettanti temi, dal fisco alla sicurezza.

Matteo Salvini

Anche Matteo Salvini, però, nel riferire che a breve incontrerà Draghi, esprime grande soddisfazione per il Decreto energia, tiene a ribadire che si tratta solo dell’inizio di un percorso per tutelare famiglie, artigiani, commercianti e imprese, atteso che serviranno altre risorse e interventi strutturali.

Il Capitano ribadirà a Draghi che “…Si aspetta una stagione di riforme, a partire da quella della giustizia grazie ai referendum, confermando soprattutto la piena collaborazione del Carroccio per un efficace utilizzo dei fondi europei…”.

Giorgia Meloni

Interventi chiari che pur non nominando, neanche di striscio, la Meloni e FdI, nella sostanza contraddicono quanto proposto dal partito sovranista che pur rimanendo all’opposizione aveva imposto una “road map” a FI e Lega, per avviare un confronto all’interno della coalizione di centrodestra.

Il tramonto dell’alleanza fra i tre partiti appare inevitabile, almeno nella concezione che ispirò Berlusconi nel lontano 1994 quando vinse le elezioni, nonostante la “gioiosa macchina da guerra” dell’allora “Alleanza dei progressisti”.

Quest’ultima era stata creata proprio dalle unioni tra Rifondazione Comunista, Partito Democratico della Sinistra, Partito Socialista Italiano, Rinascita socialista, i Verdi, la Rete, i Cristiano-Sociali e Alleanza Democratica.

28 marzo 1994, le prime elezioni della Seconda Repubblica, senza DC e PCI.

Vinceva com’è noto il Polo delle Libertà, guidato dal Cavaliere, espressione dei partiti del centrodestra. Insomma altri tempi che sembrano morti e sepolti. Nel centrodestra la corda pare si stia spezzando a breve anche se i protagonisti minimizzano. Un atteggiamento da “tafazzismo dem” sta facendosi strada anche fra loro.

Purtroppo le manie di protagonismo e la voglia di assumere la leadership della coalizione, tra Meloni e Salvini, sta portando ad esplorare e valutare altre vie. Ma evidenzia anche, in prospettiva, l’irrilevanza politica di FdI, nonostante tutti i buoni pronostici dei sondaggi. Irrilevanza intesa, almeno, come isolamento dalla possibile compagine governativa futura.

Enrico Letta – Carlo Calenda

Le tensioni quotidiane creano in ogni caso fibrillazioni e fanno male a tutti. Anche nel centrosinistra non si respira aria limpida. Il campo largo di ispirazione lettiana, le diatribe all’interno dei grillini, la sinistra divisa sul nulla, i paletti eretti da Calenda nei confronti del M5s e le insofferenze interne al Pd, coniugate con la riduzione dei parlamentari, fanno ipotizzare un futuro grigio. Che potrebbe determinare separazioni e divorzi.

La brutta situazione si riflette anche nelle Regioni e nei Comuni dove tutto il “malessere romano”, che condiziona ogni alleanza, viene recepito in maniera deflagrante. Brividi adrenalinici, insomma, tipici di un film d’azione, che inquietano il panorama politico amministrativo già in ebollizione per le prossime elezioni. Purtroppo il quadro sarà più chiaro e definito soltanto last minute. Questo dovrebbe essere il momento delle strategie mentre il Bel Paese soffre come non mai.

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