La pornografia e la pedopornografia si ritrovano in diversi casi giudiziari ed hanno fortemente condizionato le dinamiche processuali. Bisogna prestare molta attenzione in questi frangenti e verificare le tempistiche durante indagini che non debbono lasciare nulla al caso. Pena l’infondatezza di certe accuse e dei profili criminali di presunti assassini.
Nelle puntate precedenti, che vi consiglio di leggere o rileggere per mantenere il filo del ragionamento, abbiamo discusso di due casi emblematici. Nel caso Stasi il relativo possesso di materiale pornografico è stato un elemento che ha condizionato la dinamica processuale. Nel caso Bossetti la presenza sul suo computer di materiale definito pedopornografico ha sicuramente influito a delinearne il profilo psicologico. Sembra però che le ricerche dallo stesso effettuate sui siti hard siano state successive alla scomparsa di Yara.
E chi ci dice che questi accessi non siano stati indotti dalla curiosità, circostanza che può legittimamente sorgere quando la stampa stimola in quella direzione?
Mi ha incuriosito anche la sentenza di condanna ricevuta da un tale che collezionava fumetti pedopornografici virtuali, ne aveva 95000. Probabilmente, come si dice al bar, “forse non era del tutto a piombo” ma, come insegna la neuroscienza, in questo caso il fumetto mimava stati consci e meno consci della propria devianza e forse aveva una funzione terapeutica, ovvero di sublimazione, piuttosto che di incremento della devianza stessa;.
Da quanto ho inteso è stato condannato il suo pensiero, non azioni reali nei confronti di minori che non mi risulta ci siano state. L’ingente quantità si è trasformata in aggravante, poiché non si è tenuto conto di un ipotetico aspetto collezionistico fine a sé stesso. Immaginatevi che cosa sarebbe successo a quell’individuo se ogni fumetto avesse provocato un’eccitazione tale da doverla soddisfare mediante pratica onanistica, 95000…
Ci sono anche casi in cui la pornografia si sposa con il crimine, questo è fuori di dubbio, ma è necessaria molta, molta, cautela. Cosa penso del porno? Esso mi infastidisce poiché gli esseri umani, cui la natura ha loro fornito strumenti molto sofisticati come l’intelletto, dovrebbero rendersi conto che gli atti sessuali sono un atto d’amore e di condivisione di emozioni.
Quella sorta di voyerismo che discende dalla frequentazione di siti pornografici risulta essere collegata alla mercificazione del corpo, cui assistiamo quotidianamente. Complice anche la perdita di quei valori essenziali utili per il vivere comune. E’ il risultato della logica consumistica, che è fine a sé stessa, cioè denaro, profitto, possesso e via discorrendo.
Per non parlare dell’istruzione legata ormai al rango di logiche di mercato, come lo sono i crediti formativi e molti esami ridotti a quiz, in guisa dell’esame di teoria per la patente.
Diceva bene Dante “che perder tempo a chi più sa, più spiace”. Trafficare, semplici minuti o addirittura ore, sul web in cerca di pruriginose emozioni, senza provare un reale interesse per le cose del mondo o per un buon libro, significa bruciare il “nostro” tempo, la cosa più preziosa che abbiamo e che nessuno ci può restituire.
Nei prossimi incontri parleremo di alcolemia e omicidio stradale, di misure e algoritmi matematico statistici in ambito giudiziario ed infine di tracce di arma da fuoco, confrontando due calibri e tre ogive diverse.
– continua –