Il Presidente del Consiglio, dopo i chiarimenti in Parlamento sul conflitto russo-ucraino, ha manifestato preoccupazione per il Ddl Concorrenza fermo in commissione. Il nodo principale che blocca il provvedimento, fondamentale per procedere con il Pnrr nei tempi previsti, pare sia l’emendamento all’articolo 2 sulle concessioni delle spiagge, tema su cui non c’è ancora un accordo politico.
Roma – Niente accordo, niente soldi. Paura in transatlantico per il secco e laconico ordine del giorno inviato a tutti i ministri, “comunicazioni del Presidente”, che ha allarmato le segreterie politiche delle forze di maggioranza, facendo temere per il peggio. L’avvertimento è stato lanciato perché, a causa degli estenuanti tira e molla, i 200 miliardi del Pnrr sono a rischio. La colpa è attribuita ai partiti che bloccano l’esame del decreto concorrenza mettendo a rischio i fondi del Recovery a cui sta appeso il futuro del nostro Paese dopo la pandemia e la crisi innescata dal conflitto bellico.
Insomma così non si va da nessuna parte, sembra dire il premier, allergico alle manfrine delle forze politiche. Le concessioni delle spiagge dovranno andare in gara a partire dal gennaio 2024 e la questione, niente affatto secondaria, si porta dietro il problema dell’aumento degli indennizzi per chi si vedrà costretto a lasciare il proprio lido. In ogni caso la sentenza del Consiglio di Stato prevede la decadenza delle attuali concessioni a fine 2023.
“…I tempi delle riforme del Pnrr vanno rispettati…” è la sollecitazione che Mario Draghi ha fatto ai ministri nel Cdm riferendosi al Ddl Concorrenza. La riunione, durata 10 minuti, è servita al premier per mettere i partiti e tutto il governo di fronte alla responsabilità di procedere con rapidità all’approvazione delle riforme che rappresentano il passaggio fondamentale per attuare il Pnrr, punto principale del programma di governo. Nel corso del Cdm i ministri hanno autorizzato anche la fiducia sul citato disegno di legge qualora le circostanze lo rendessero necessario.
Il voto dovrebbe tenersi in Senato entro la fine di maggio. Se non si dovesse arrivare ad un accordo la fiducia verrà messa sul testo base. Qualora si arrivasse ad una sintesi in commissione la fiducia verrà posta sul testo modificato, frutto dell’intesa.
La riforma della concorrenza, impaludata ormai da mesi in commissione Industria del Senato, è uno dei pilastri del Pnrr. Un ritardo potrebbe mettere a rischio i fondi per l’Italia. La strigliata di Draghi è in particolare rivolta al M5s ed alla Lega, i più critici sul provvedimento per motivi opposti. In questi stessi giorni, peraltro, proprio i grillini ed il Carroccio sono i partiti sul piede di guerra per l’invio di altre armi all’Ucraina, con i pentastellati furiosi anche per il termovalorizzatore a Roma.
In buona sostanza altra tensione che si aggiunge ad un clima pre-elettorale già concitato. Nel corso dell’informativa in Parlamento il Premier ha spiegato che la guerra in Ucraina sta innescando una crisi alimentare senza precedenti. Infatti l’indice dei prezzi al consumo è salito e ha toccato a marzo i massimi storici.
“…Effetti disastrosi in particolare per alcuni paesi dell’Africa e Medio Oriente dove aumenta il rischio di crisi alimentare – ha sottolineato Draghi – così anche per evitare un aggravamento bisogna raggiungere prima possibile un cessate il fuoco e far ripartire i negoziati. Ma sarà comunque l’Ucraina e non altri a decidere quale pace accettare…”.
Il Premier ha parlato anche di possibile indipendenza dell’Italia dal gas russo nel secondo semestre del 2024. Ad essere ottimisti. Ma i tempi finiranno con l’essere sicuramente più lunghi. Molto più lunghi.