Saremo sommersi dai nostri mari?

Il pericolo è reale e riguarda la Sicilia e la laguna di Venezia. L’allarme è stato lanciato dagli scienziati della Nasa e la colpa di questi potenziali disastri, come sempre, è addebitabile all’uomo. Da fare c’è ben poco perché qualsiasi appello cade regolarmente nel vuoto. Poi si contano le vittime e le polemiche si sprecano ma di prevenzione nemmeno a parlarne.

La NASA ci avverte: nei prossimi decenni il livello degli italici mari è destinato a salire e corriamo il rischio di essere sommersi dalle acque. Ci mancava pure questa, già ce ne abbiamo poche di gatte da pelare. Sapevamo che la situazione della struttura geomorfologia del territorio italiano era disastrosa col pericolo di disastri sempre imminente. Ora ci si mette pure la NASA a rincarare la dose: il livello del mare italiano aumenterà nei prossimi decenni.

E non lo dice mica l’ultimo arrivato ma la National Aeronautics and Space Administration, l’ente nazionale per le attività spaziali e aeronautiche, l’agenzia governativa civile responsabile del programma spaziale e della ricerca aerospaziale degli Stati Uniti d’America.

Entro il 2100 si parla di un incremento del livello del mare di oltre mezzo metro. Ma questo dipende da una serie di variabili come i mutamenti nel sistema economico e dalle eventuali correzioni per ridurre l’emissione di gas serra. Gli scenari possibili, secondo gli scienziati, sono tre: riduzione dell’emissioni, conservazione dello status quo, aumento delle emissioni.

Qualsiasi scenario di questi si verificasse l’innalzamento del livello del mare ci sarà a prescindere. Varierà solo la misura: si va da 30 centimetri nel migliore dei casi, fino ad 80 nel peggiore. E stato poi ipotizzato che le coste sud orientali della Sicilia rischiano fortemente di rimanere sommerse, con una perdita di superficie di circa 10 kmq di superficie nel 2100.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista internazionale Remote Sensing, che tratta articoli di ricerca e recensisce quelli relativi all’uso delle tecnologie di telerilevamento. La realizzazione è stata possibile grazie al progetto Pianeta Dinamico, finanziato dal Ministero della Ricerca Scientifica e dell’Università e messo in atto dall’INGV, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, dalle Università di Catania e l’olandese Radboud Universiteit Nijmegen

Quando si tratta di disastri o previsioni apocalittiche viene messo in pratica una sorta di democrazia della sfiga ben distribuita, se così possiamo definirla. Nel senso che le disgrazie toccheranno pure alla parte settentrionale del Bel Paese.

Ed è Venezia la città colpita da questo privilegio… Il livello del mare della laguna potrebbe cresce fino a 108 centimetri di altezza per l’effetto del cambiamento climatico e dell’abbassamento del suolo.

La ricerca, pubblicata su Water, una rivista sulla scienza e la tecnologia dell’acqua, inclusa l’ecologia e la gestione delle risorse idriche ed è edita da MDP, Multidisciplinary Digital Publishing Institute. In seguito al fenomeno della subsidenza, ovvero del lento movimento verso il basso della superficie terrestre, legato sia a cause naturali che alle attività dell’uomo, si è verificata un’accelerazione del livello marino locale. L’aumento medio previsto per il 2100 è pari a 82 cm, con un calcolo di incertezza di 25 cm in più o in meno.

Mentre se viene considerato tutto il Mediterraneo, sempre nello stesso periodo, le aree alla mercé di rischio allagamento sarebbero pari a quasi 5,5 milioni di campi di calcio. Questi dati permettono di valutare gli impatti dei possibili scenari socio-economici, tenendo presente le difficoltà che emergono quando c’è l’acqua alta a Venezia in condizioni che non sono critiche come quelle prospettate.

C’è da dire che il livello marino ha subito sempre delle variazioni per motivi naturali. Per questo, studiarne cause ed effetti è molto importante, soprattutto per il contributo dei fattori locali nell’aumento del livello del mare a Venezia, come la variabilità climatica naturale e i movimenti verticali della crosta terrestre.

Ora per arginare questi fenomeni c’è bisogno di serietà e competenza. La seconda la si potrebbe trovare, il problema è la prima che è latitante da un pezzo, ormai. L’aspetto inquietante è che, forse, non fa parte del nostro corredo né genetico e neppure psicosociale.                        

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