ROMA – CITTADINI FURIOSI: VOGLIAMO CERTEZZE SUI VACCINI, NON LA SOLITA SOLFA

Il piano vaccinale nazionale prosegue a rilento mentre la diffidenza sui vaccini aumenta. Non servono le rassicurazioni della politica e della scienza che parlano in maniera faziosa e incomprensibile.

Roma – È successo di nuovo. Complottisti 1 – virologi 0.

Ovviamente parliamo del vaccino AstraZeneca e delle ultime dichiarazioni al riguardo rilasciate da Marco Cavaleri, capo vaccinazioni all’Agenzia Europea del Farmaco:

“…È sempre più difficile affermare che non vi sia un rapporto di causa ed effetto tra la vaccinazione AstraZeneca e casi molto rari di coaguli di sangue insoliti associati a un basso numero di piastrine…”.

Marco Cavaleri

L’Ema ha svolto approfondimenti in proposito, al termine dei quali gli esperti europei se ne sono usciti con un laconico: “diremo che il collegamento c’è, ma come questo avviene dobbiamo ancora capirlo”.

Una vera bomba quella che si abbatte sull’Europa, che rischia di creare un notevole scompiglio nei piani vaccinali dei vari Paesi, Gran Bretagna compresa. Anche gli inglesi infatti stanno valutando se sia il caso o meno di sospendere il vaccino AstraZeneca ai soggetti più giovani, seguendo l’esempio di Germania, Olanda e altri Stati dell’unione

Tuttavia, pur ammettendo la correlazione tra vaccino e casi di trombosi definiti “molto rari”, l’Ema nella giornata del 7 aprile ha dichiarato in aggiornamento che i benefici supererebbero i rischi.

Sabine Strauss, Presidente del Comitato di Sicurezza Ema, ha rincarato la dose dicendo che “non sono stati identificati rischi generalizzati nella somministrazione di questo vaccino, quindi non abbiamo ritenuto necessario emettere raccomandazioni”.

Sabine Strauss

Una frase che suona leggermente come un “ce ne laviamo le mani”. Uomo avvisato, mezzo salvato.

Considerando che tra vaccino e casi di formazione di trombi, per quanto rari possano essere, esiste effettivamente correlazione, ci si augura che vengano prese decisioni nell’interesse dei cittadini e che si tenga conto delle caratteristiche personali di ciascuno di noi. Anamnestiche comprese.

È evidente che esistano soggetti maggiormente portati a sviluppare effetti collaterali rispetto ad altri dunque sarebbe un buon compromesso agire in questo senso.

Anche perché, continuando sulla linea dell’ostinazione, si corre il rischio di un rifiuto collettivo da parte dei cittadini europei di farsi inoculare il vaccino AstraZeneca, avendo la sensazione di giocare ad una macabra roulette russa.

Emer Cooke, direttore esecutivo Ema

Intanto sui social, alla diramazione del comunicato Ema, si è scatenato il malcontento. La sensazione è quella di una delusione collettiva da parte dei cittadini che non si sentono tutelati.

C’è chi si domanda in che mani siamo, chi si chiede se questa gente abbia le competenze necessarie per ricoprire determinati ruoli, chi afferma che nonostante la bassa mortalità non intende rischiare di rientrare nella percentuale.

La cosa sconcertante è il tono utilizzato da coloro che hanno in mano le sorti della nostra salute: quando dicono la parola “rischi” non stanno parlando di rape ma di persone. Che in un malaugurato caso di reazione avversa al farmaco passerebbero a miglior vita.

Affermare poi, come qualche mente “eccelsa” ha fatto, che farsi inoculare questo vaccino non sia più rischioso, né più né meno, di quanto lo sia assumere aspirina è qualcosa di veramente offensivo alla nostra intelligenza.

Basta un profano per smontare queste tesi strampalate, considerando il fatto che l’aspirina è un farmaco ben conosciuto, che si utilizza presumibilmente dai tempi di Ippocrate sotto forma di corteccia di salice (il principio attivo dell’aspirina è l’acido acetilsalicilico), mentre questi vaccini sono nuovi e poco o nulla si conosce dei loro effetti a breve e lungo termine.

La palla è passata dunque ai ministri della Salute degli Stati Ue, che dopo essersi riuniti in un vertice straordinario il cui obiettivo avrebbe dovuto essere quello di individuare una posizione unitaria in merito alla campagna vaccinale, hanno dovuto decidere sul da farsi.

Il Belgio è il primo Paese a far sapere le proprie decisioni, che si sono concretizzate nella scelta di vietare la somministrazione di AstraZeneca sotto i 56 anni, scelta condivisa anche dalla Francia.

Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità e coordinatore del Cts, nel corso della conferenza stampa ha affermato che l’Italia ha deciso di “raccomandare l’uso preferenziale” del vaccino inglese solo per i soggetti con più di 60 anni (scelta condivisa da Spagna e Germania, che mantiene le precedenti posizioni).

Locatelli comunica inoltre che chi ha già ricevuto la prima dose non deve preoccuparsi: “al momento non ci sono elementi per scoraggiare la somministrazione della seconda dose”. Nelle prossime ore dovrebbe pronunciarsi anche il ministero della Salute

Franco Locatelli

Al momento, dunque, non c’è una decisione comune, come auspicato da Stella Kyriakides, Commissario alla Salute Ue, che ha dichiarato di come sia necessario “combattere la disinformazione”, aggiungendo che “l’esperienza di AstraZeneca dimostra che il nostro sistema di farmacovigilanza funziona. È essenziale seguire un approccio coordinato in tutta l’Unione Europea: dobbiamo parlare con una sola voce per aumentare la fiducia del pubblico nelle vaccinazioni”.

Recuperare la fiducia dei cittadini è prioritario

Il direttore della Prevenzione presso il ministero della Salute, Gianni Rezza, ha sottolineato come nel Regno Unito la mortalità da Covid sia stata sostanzialmente abbattuta e che il vaccino AstraZeneca ha un’efficacia molto elevata nella popolazione anziana, dove non ci sono eventi trombotici segnalati.

L’uso preferenziale è per gli anziani, ma il vaccino può essere somministrato a tutti, da 18 anni in su, dunque se un soggetto vuole questo vaccino può vaccinarsi”. La cosa certa è che, a questo punto, il piano vaccinale nazionale dovrà necessariamente essere rivisto.

Sul tema non ha mancato di pronunciarsi l’infettivologo Massimo Galli, il quale ha definito alla sua maniera le decisioni prese dall’Ema:

“Una nobile gara tra Ponzio Pilato e Don Abbondio, in una partita a tresette a non prendere. Tutti si sono tirati fuori da ogni responsabilità. E così l’immagine, la credibilità del vaccino sono state minate in maniera decisiva senza che ci fossero motivi reali per poterlo fare“.

Massimo Galli

Galli parte di gran carriera nella difesa a spada tratta del vaccino (d’altra parte è uno dei più grandi promotori della campagna vaccinale), ammettendo che “ci sono dei quadri clinici particolari, sospetti, strani se vogliamo. Situazioni delle quali si sa molto poco, almeno in base ai dati fino ad ora messi a disposizione. Numericamente sono assai poco consistenti, rispetto alla totalità delle vaccinazioni fatte. Non abbiamo la certezza che non si tratti di fenomeni ascrivibili, pur nella loro singolarità e rarità, a ‘rumori di fondo’, ovvero a qualcosa che non ha una relazione diretta con il vaccino“.

Insomma, il vaccino non si tocca e se ci scappa il morto pazienza. Galli conclude il siparietto sostenendo che “sarebbe stato meglio, sin dall’inizio, un approccio differente. Un approccio che, vista la situazione, avesse fatto precedere, già nella prima fase, l’indagine alla sospensione. E non la sospensione all’indagine”.Sì, forse sarebbe stato meglio, ma è inutile ragionare con il senno di poi. La parte più difficile sarà recuperare la fiducia dei cittadini per il farmaco, nonché per questi vaccini in generale.

Magari con un gesto di onestà e buon senso, ad esempio palesare la responsabilità delle case farmaceutiche in caso di effetti avversi. Questo sarebbe un notevole passo avanti.

Straordinario comunque come si sia passati, in meno di 80 anni, da “chi salva una vita, salva il mondo intero” a “i benefici sono maggiori dei rischi“. Quando siamo diventati così cinici? Com’è potuto accadere? C’erano già le basi? Vedremo.

 

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