Draghi non manifesta alcuna intenzione mentre Berlusconi non sta nella pelle. Forse il presidente degli Azzurri uscirà di tasca un nominativo da proporre per il post Mattarella, qualora egli stesso diventasse un candidato imbarazzante e insostenibile. Per il resto la baraonda è solo agli inizi mentre l’Italia ha bisogno di ripartire sul serio e subito.
Roma – Berlusconi tifa “Draghi for ever” a Palazzo Chigi fino al 2023. Il leader di Forza Italia, elogiando il Premier per le sue capacità e competenze, tenta di instaurare un canale privilegiato per arrivare al Quirinale. Insomma tutto farebbe pensare ad un Cavaliere in cerca di riscatto, ma il vero rivale non è Draghi ma lo stesso Berlusca che con troppo anticipo occupa la scena. E considerato che l’Azzurro di Arcore non è uno sciocco, gatta ci cova.
Tutto cambia, perché nulla cambi, si legge nel romanzo “Il Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa. Una verità tutta italiana. Infatti appena un anno addietro il nome dell’ex presidente della Bce era gettonatissimo come candidato privilegiato per succedere a Sergio Mattarella. E tale rimane, forse con qualche consenso in meno. Roba da nulla, ovviamente.
Del resto il quadro politico in continuo stravolgimento non fa altro che stuzzicare desideri, strategie e nuove alleanze. Ma di Draghi nessuna notizia al momento che faccia intendere la sua disponibilità o meno alla corsa per la prima carica dello Stato. Il Premier rimane ermetico, com’è nel suo carattere. Ma ci saranno altri che parleranno per lui, com’è già accaduto.
Non ci sarà mai un’auto candidatura quirinalizia, questo è poco ma sicuro. Il mistero o, come dicono alcuni, la discrezione dell’attuale Premier non lo porterà mai a rilasciare una dichiarazione pubblica per quanto attiene l’argomento post Mattarella.
In ogni caso è logico ed anche necessario non avere questa disponibilità in quanto la situazione politica, già precaria, diventerebbe una sorta di “babele” che potrebbe andare in ebollizione tanto da trasformarsi in pericolosissime sabbie mobili. Guai a muoversi, dunque, guidando a vista e senza percorsi ben tracciati.
Comunque in modo molto chiaro qualche settimana fa Berlusconi aveva già affermato che Draghi “…Sarebbe un ottimo Presidente della Repubblica ma è più utile come Premier…”. Naturalmente, aggiungeremmo noi.
Al di là di tutto la verità è solo una: il Cavaliere nasconde in tasca il nome alternativo a quello suo e sul quale mantiene un grande riserbo. Al momento opportuno lo caccerà fuori e sarà una sorpresa, dicono le malelingue. Non dimentichiamo che per un quarto di secolo Berlusconi è stato in assoluto la personalità più divisiva della Repubblica, ragion per cui metà dell’Italia non potrebbe mai riconoscersi in lui come supremo arbitro e garante della Costituzione. Questo è un fatto. Il resto è solo politica da camaleonti.
Silvio Berlusconi, comunque, fa sentire la sua voce e scandisce chiaramente il pensiero di Forza Italia riunendo ad Arcore i coordinatori regionali del partito, il coordinatore nazionale Antonio Tajani e i capigruppo Annamaria Bernini e Paolo Barelli.
“…Noi speriamo che Draghi continui a governare fino alla data delle elezioni – ha detto Berlusca – e possa svolgere una funzione importante anche dopo…”. Altro messaggino chiaro e schietto.
Ma il passaggio più importante e delicato di Berlusconi si ha quando l’ex presidente del Consiglio si augura che “non ci siano divergenze serie, al di là di qualche incomprensione personale, che invito caldamente tutti a superare”. La sviolinata è chiaramente diretta agli alleati della propria metà campo e soprattutto alla Meloni che è all’opposizione.
Appare dunque chiaro che le cose non vanno molto bene nella coalizione, e lo avevamo detto. Tant’è vero che FdI candida a Como un proprio candidato senza alcun accordo con gli alleati, mentre Salvini invoca lo strumento delle primarie per individuare i candidati comuni, nei territori dove non ci si stringe la mano.
Berlusconi, invece, che non ama le anticipazioni invoca l’unità interna, dichiarando di essere un sostenitore del Governo Draghi che proprio FI ha voluto e che il Governo di “unità nazionale” rimane una soluzione temporanea.
Insomma il caos sta travolgendo tutti. Ma la vera e propria faida interna deve ancora esplodere, e saranno scintille in occasione delle votazioni per il Capo dello Stato. E siamo solo agli inizi.