L’Isola del vento colpita dal terribile tornado

L’evento meteo potrebbe ripetersi ancora e in futuro sono queste le catastrofi a cui dovremo fare il callo. Stessa cosa è accaduta l’altro ieri a Catania dove una tromba d’aria ha spazzato via alberi e auto come fuscelli. Si fa ancora troppo poco per proteggere l’ambiente e questi sono i risultati.

Trapani – Una forte tromba d’aria si è abbattuta su Pantelleria. Non bastava l’emergenza sbarchi, col centro di accoglienza cittadino al collasso, adesso ci si mette pure l’ira della natura a sconvolgerne la quiete. Il fortunale che ha colpito l’isola siciliana, provocando vittime, feriti, danni e distruzione, non si era mai visto.

L’11 settembre scorso il sindaco Vincenzo Campo ha dichiarato il lutto cittadino con le bandiere a mezz’asta sul balcone del palazzo municipale. Agli occhi dei primi soccorritori si è presentata una scena apocalittica. Un “dammuso” (termine in vernacolo che sta per volta o intradosso e che indica una struttura architettonica in pietra di derivazione araba, la casa tipica dell’isola) è stato travolto dal forte vento proveniente dal mare.

Alcune abitazioni sono rimaste senza tetto e diverse le auto che si sono ribaltate. Il bilancio è stato di due morti e nove feriti, di cui quattro molto gravi. La tromba d’aria ha registrato una violenza inaudita, mai verificatasi prima d’ora. Una sorta di mini tornado, anche se l’origine è diversa.

Gianmaria Sannino, climatologo dell’ENEAEnte Nuove tecnologie per l’Energia e l’Ambiente – già impegnato sull’isola in un progetto di ricerca sul recupero energetico delle onde del mare, ha dichiarato senza mezzi termini:

“…Le trombe d’aria si sviluppano in mare a causa della differenza di temperatura tra atmosfera e acquaha detto lo studioso – crescono con molta velocità e durano pochi minuti. Quindi è impossibile prevederle. Quasi sempre si verificano a mare aperto e non ce ne accorgiamo. Altre volte, come a Pantelleria, arrivano sulla terraferma in maniera molto violenta. Quanto è successo sull’isola rappresenta un vero e proprio campanello d’allarme“.

C’è da sottolineare che quest’estate non ci siamo fatti mancare nulla a proposito di cambiamenti climatici. La temperatura del mare Mediterraneo si è innalzata in modo vertiginoso e i livelli del caldo, registrati proprio in Sicilia, hanno raggiunto i 48°. Sono tutte conseguenze del cruento sconvolgimento subito dal clima.

Questi fenomeni, mai avvertiti in precedenza, stanno diventando sempre più ripetitivi sia al Sud che al Nord della Penisola. Ma anche in zone molte fredde come il Canada e la Siberia sono state registrate temperature estreme per gli standard del luogo.

Gianmaria Sannino

Sono segnali che destano preoccupazioneaggiunge Sannino questi eventi estremi, che hanno superato altri casi record, si stanno verificando molto più frequentemente

E’ necessario comprendere che siamo di fronte ad una fase di transizione dal vecchio clima, in cui ci siamo abituati in questi ultimi 40 anni, alle mutate condizioni climatiche che potremmo avere se non agiamo immediatamente sui nostri comportamenti

Ci sono dati che vanno presi in considerazione seriamente, senza sottovalutazioni di sorta. Ad esempio l’insieme di questi eventi fuori dall’ordinario, deve renderci consapevoli che qualcosa a livello globale sta mutando

Che fare dunque? La responsabilità è del comportamento umano – conclude il climatologo consapevole di trovarsi all’interno di una trasformazione epocale – Si deve fare di tutto e di più per immettere sempre meno Co2 nell’atmosfera modificando il nostro stile di vita…”.

Evidentemente i cambiamenti non sono sempre bene accetti, ma dobbiamo farlo per mitigare l’attuale situazione, anche in previsione del futuro. E’ un investimento per il nostro avvenire e per quello dei nostri figli.

E’ proprio vero, come dice un adagio popolare, che “la lingua batte dove il dente duole“. Ma gira e rigira è questo l’aspetto dirimente della questione: o si cambia, o si muore. Perché ciò che succede intorno a noi non è frutto del destino cinico e baro, ma del nostro agire individuale e collettivo. Le nostre e quelle di pochi altri sembrano parole gettate al vento.                                          

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