Durante i tumulti di Roma alcuni rappresentati dello Stato hanno manifestato sopra un palco accusando il governo di avere provocato morti, privazioni e sofferenze a seguito della gestione della pandemia. Il fatto, già esecrabile di per sé, ha provocato reazioni diverse e comunque non è stata una buona scelta in un momento in cui abbiamo bisogno di coesione, non di destabilizzazione.
Roma – Quando in un Paese la libertà di espressione diventa strumento per fomentare violenza e ribellione la situazione potrebbe sfuggire di mano. Chi ricopre ruoli istituzionali dovrebbe dare il buon esempio ma in questi ultimi tempi, in verità assai grigi, i valori ideali scarseggiano e la politica diventa un gioco al massacro.
Se un avvocato o un ingegnere, come privati cittadini o professionisti, sostenessero che una legge dello Stato non è legittima e per questo motivo non si sarebbe tenuti ad osservarla, o che le misure elaborate dal legislatore per la salute e la sicurezza nei cantieri temporanei sono inaffidabili, sicuramente sarebbero deferiti, in primis, al proprio ordine professionale.
In ogni caso renderebbero un pessimo servizio ai propri clienti, con ulteriori responsabilità morali e giuridiche. Cautela, dunque, dovrebbe essere la parola d’ordine. Purtroppo non sempre si è buoni maestri. Poi il confine tra privato cittadino e rappresentante delle Istituzioni è così labile che, in ogni caso, si delegittimano le istituzioni nel loro complesso, fornendo una sponda pericolosa a chi vuole contestare le norme dello Stato.
S’ingrossano, in tal modo, le file dei No-green pass nella funzione pubblica, così dopo il vicequestore Nunzia Schilirò, per la quale è stata sancita la sospensione dal servizio senza stipendio, arriva anche il giudice Angelo Giorgianni, ancora in servizio presso la Corte di Appello di Messina. Il magistrato, a fronte delle sue azioni di protesta, ha dichiarato di dismettere la toga perché “limita la sua libertà di espressione”.
Il giudice, che è stato anche sottosegretario agli Interni nel governo Prodi I dal 1996 al 1998, sabato scorso ha partecipato alla manifestazione di piazza del Popolo a Roma. Non è certamente un volto nuovo sul fronte della contestazione alla “certificazione verde” che dal 15 ottobre diventerà obbligatoria nei luoghi di lavoro.
Giorgianni, infatti, è uno degli autori del libro “Strage di Stato: le verità nascoste del Covid 19”, finito al centro delle polemiche anche per la prefazione scritta dal magistrato Nicola Gratteri, procuratore capo di Catanzaro.
“…Oggi il popolo sovrano ha dato il preavviso di sfratto a coloro che occupano abusivamente i palazzi del potere, per loro vogliamo una nuova Norimberga…”, queste sono state le parole pronunciate dal giudice Giorgianni durante le manifestazioni dei No-vax e dei No-green pass a Roma. Pensiero espresso poco prima che un gruppo di manifestanti si staccasse dal resto del corteo per andare all’assalto della sede nazionale della Cgil. Azione preordinata e poi sfociata in azioni di distruzione e violenza gratuite.
Purtroppo quelle parole non sono state pronunciate da un cittadino qualunque ma da un giudice in servizio, ovvero nell’esercizio delle proprie funzioni. Ci si aspettava un tempestivo intervento del Csm ma, come pare, l’organo di governo autonomo della magistratura non ha fatto sentire la sua voce. Il comizio di Giorgianni, palesemente e senza remore, ha messo sul banco degli imputati tutto il Governo e con precise accuse:“…Per i morti che hanno causato, per le privazioni, per i nostri figli e per la sofferenza…”.
Secondo noi, in quel clima di tensione che si era venuto a creare, il rappresentante della giustizia poteva anche risparmiarsele quelle parole a cui sono seguiti applausi scroscianti e i soliti slogan prima che la giornata degenerasse in guerriglia urbana.
Insomma non è stato un bell’esempio ma in quella giornata di vergogna tante sono state le brutture che mai avremmo voluto che accadessero. Purtroppo queste manifestazioni di dissenso spiattellate in una piazza zeppa di odio e di rancore non fanno bene al Paese. Lo intossicano ancora di più e fanno presa su quella parte della popolazione più disperata che trova sfogo al proprio disagio con la violenza.
Il resto saranno pure No-Vax, fascisti, comunisti, squadristi e tutto il resto ma di questo passo si finirà oltre il tumulto con manganellate e bombe carta. E i fatti ci hanno dato ragione. Per tempo bisognava ascoltare le istanze di tutti i cittadini utilizzando la chiarezza e la trasparenza che da parte istituzionale e scientifica non ci sono state. Ma da qui a minacciare una nuova Norimberga ce ne corre.
Ricordate l’altro bell’esempio del generale Antonio Pappalardo il quale, anche se in pensione, veniva degradato per motivi disciplinari? La protesta civile è legittima per tutti. Ma se si occupa un ruolo all’interno delle istituzioni dello Stato salire su un palco e aprire bocca per vomitare accuse faziose non significa manifestare liberamente le proprie idee. Per questo ci sono le sedi opportune. Al contrario si diventa provocatori intransigenti. Cosi facendo siamo davvero alla frutta.