La più ghiotta occasione del momento è il Piano Nazionale di Resilienza e Ripresa. Una montagna di soldi a cui la criminalità organizzata non intende rinunciare e per ottenerne una congrua fetta sta già affilando il coltello. Una certa politica e imprenditori senza scrupoli sono i migliori alleati della Piovra.
Roma – La metafora che meglio rappresenta le mafie e rende bene l’idea delle loro capacità di estendere la propria influenza in tutte le attività economiche della società è la piovra. Il termine si è diffuso nell’immaginario collettivo grazie ad una fiction di successo del 1984 per la regia di Damiano Damiani.
Dando una rapida occhiata alla morfologia di questo mollusco, ci si rende conto immediatamente della sua forte similitudine con le mafie e le criminalità organizzate.
La piovra infatti ha capacità di mutare colore per non essere vista da altri predatori. E’ fornita inoltre di tentacoli con ventose, che consentono di afferrare le sue prede stringendole a sé fino a soffocarle.
Per estensione col temine piovra ci si riferisce a gruppi di persone avide e prive di scrupoli, che vivono egoisticamente e spietatamente sfruttandone altre, fino a neutralizzarne le risorse e le energie, provocandone spesso la rovina, con allusione non solo ai lunghi e potenti tentacoli del mollusco, ma anche alla sua vita abissale.
E’ il ritratto sputato delle mafie. A proposito delle quali il Procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho ha dichiarato senza mezzi termini: “Servono controlli severi“.
C’è un monitoraggio estesissimo con la creazione di tavoli tecnici fin dal marzo 2020 proiettati sul momento attuale, proprio per impedire alle mafie di divorare una parte del ghiotto boccone costituito dal PNRR (Piano Nazionale di Resilienza e Ripresa).
Le mafie sono già penetrate nell’economia nazionale tramite l’usura, approfittando della grave crisi economica e sociale dovuta alla pandemia. Non solo, sostenendo i più deboli e bisognosi acquisisce consenso e legittimazione sociale.
Il Procuratore ha stigmatizzato la capacita delle mafie di generare nuove imprese, avendo la possibilità di gestire ingenti flussi di denaro e di captare risorse pubbliche e di diversificare le proprie attività, approfittando delle maglie larghe degli ordinamenti di altri paesi dell’UE per riciclare denaro sporco.
Indubbiamente il PNRR ammonta ad una montagna di soldi che genera altri soldi e, soprattutto, una rendita di posizione sociale e politica.
E’ qui che scatta il voto di scambio, quello che nell’inchiesta Mafia Capitale di qualche anno fa, e che rappresentava l’anello di collegamento tra il mondo di sotto ed il mondo si sopra. E’ chiaro che bisogna vigilare con attenzione certosina.
Gli strumenti operativi ci sono. Basta citare la DIA (Direzione Investigativa Antimafia), la DNAA (Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo) e la ANBSC (Agenzia Nazionale per i Beni Sequestrati e Confiscati). Strutture dotate di competenze professionali di alto livello, che rischiano però di risultare inefficaci per mancanza di personale e di coordinamento.
Ad esempio la ANBSC ha una grande mole di lavoro da smaltire. Si tratta di beni che possono rappresentare una condanna per lo Stato oppure un’opportunità.
Una condanna se vengono male e poco utilizzati. Inoltre è già capitato che i lacci e laccioli della burocrazia ne frenino il dissequestro offrendo la possibilità alle stesse organizzazioni criminali di riacquistare, sotto mentite spoglie, i loro beni. Potranno essere, al contrario, una grande opportunità se questi immensi patrimoni verranno donati al territorio di cui fanno parte per un riscatto economico e sociale.
In buona sostanza urge un cambio di rotta verso la trasparenza e la legalità sia dei politici che dei funzionari pubblici. Che possano essere più ligi al dovere e all’etica e non all’odore dei soldi. Altrimenti non avremo che occhi per piangere.