Allarme pandemia fra gli uccelli?

Il nuovo virus, secondo due scienziati cinesi, sarebbe trasmissibile all’uomo ma sugli effetti della malattia si sa poco o nulla. In Russia sarebbero stati registrati ben sette casi di contagio e la situazione sarebbe costantemente monitorata. In Italia si susseguono dall’anno scorso strane morti di migliaia di uccelli.

Roma – L’evoluzione dell’uomo è stata caratterizzata dal succedersi di innumerevoli epidemie e pandemie causate da virus a noi sconosciuti e che per necessità abbiamo imparato a conoscere e debellare nel corso della storia. I fatti ci inducono a pensare che la maggior parte delle pandemie hanno un’origine animale, sono cioè zoonosi.

I due scienziati durante un incontro scientifico

Una stretta convivenza tra persone ed animali da allevamento in un ambiente con alta densità di agglomerati urbani può favorire la nascita di nuovi Virus che possono produrre danni all’uomo non prevedibili. 

Un nuovo allarme è stato lanciato da due ricercatori cinesi, Weifeng Shi del Shandong First Medical University and Shandong Academy of Medical Sciences di Ji’nan e George Fu Gao del Chinese Centre for Disease Control and Prevention di Pechino e membro dell’Accademia Cinese delle Scienze, i quali hanno scoperto che durante il 2020 si sarebbe verificata una strage di uccelli selvatici e d’allevamento in tutta l’Eurasia e in Africa. I loro studi hanno fatto emergere un nuovo probabile virus dell’influenza aviaria (AIV) denominato H5N8.

Ricercatori cinesi analizzano il virus H5N8

Oscurato dalla pandemia globale COVID-19 in corso, nell’ultimo anno, si sono verificati eventi straordinari, ancora da analizzare in maniera approfondita, che hanno portato alla morte di milioni di uccelli in almeno 46 paesi in Europa, Asia e Africa. Per la prima volta in Russia, nello scorso dicembre, sette lavoratori di allevamenti di pollame sono risultati positivi al virus H5N8.

Secondo i due ricercatori cinesi non ci sarebbero dubbi: “…La rapida diffusione globale di questo virus – dicono gli scienziati – dell’influenza aviaria (AIV) e la sua dimostrata capacità di attraversare la barriera di specie, trasmettendo all’uomo, lo rende una delle principali preoccupazioni non solo per l’agricoltura e la sicurezza della fauna selvatica, ma anche per la salute pubblica globale…”.

Shi e Gao suggeriscono che la sorveglianza degli AIV altamente patogeni negli allevamenti di pollame, nei mercati vivi e negli uccelli selvatici deve diventare una priorità globale.

Conseguenze dell’influenza aviaria

Certamente fa pensare il caso di moria di uccelli che è stato registrato anche a Roma, poco prima che scoppiasse la pandemia: a fine febbraio è stato decimato un intero stormo di uccelli ritrovati morti sull’asfalto. La notizia inizialmente riferiva che i volatili sarebbero morti per caduta dagli albero ma i dubbi farebbero pensare ben altro.

Tuttavia nell’arco temporale che ha preceduto l’entrata in vigore del decreto “Io resto a casa”, del 9 marzo 2020, i cittadini romani avevano segnalato altri casi di uccelli ritrovati morti in diversi quartieri della Capitale.

Gli esperti hanno cercato di risalire alla patologia che potesse aver causato il decesso dei volatili ipotizzando forme virali come l’aviaria. Tuttavia i primi risultati dell’autopsia hanno scartato questa ipotesi. Per i ricercatori è molto più attendibile la pista di un fenomeno tossicologico, legato a forme di avvelenamento.

Uccelli morti a Roma

Stranamente, anche a Milano, il 5 marzo 2020 sono stati trovati centinaia di piccioni morti, alcuni vaganti, dal comportamento anomalo che sbattevano la testa contro i muri dei palazzi e dei portici.

L’elemento anomalo che avvolge questo mistero è la medesima strage di uccelli registrata anche in altre parti del mondo. I media riportavano la notizia parlando di ipotesi di avvelenamento o di casi virali. Una volta che le autopsie avevano smentito decessi per cause tossicologiche giornali e qualche tv avevano riferito di “morti misteriose“. Avessero ragione Shi e Gao?

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