Anche il Pontefice invoca la pace mondiale ma i conflitti bellici che affliggono numerose nazione non tendono a placarsi provocando milioni di vittime innocenti. Istituzioni pubbliche e cittadini debbono cooperare per porre fine alle guerre fratricide e alle faide che nascondono interessi politici a scapito delle popolazioni locali, vittime sempre più inconsapevoli dell’odio imperante.
Roma – L’assemblea generale delle Nazioni Unite ha istituito il 30 Novembre 1981 la Giornata Internazionale della Pace che nasce dalla volontà di creare un giorno all’insegna della pace mondiale e della non violenza.
Questa esigenza è più viva che mai al giorno d’oggi, in un mondo attraversato da conflitti e tensioni al punto che qualche anno fa Papa Francesco ha parlato di una Terza Guerra Mondiale in atto, che si svolgerebbe in luoghi diversi del pianeta e che provocherebbe vittime e feriti in gran numero.
Gli appelli alla non violenza e alla pace cadono molto spesso nel vuoto e per questo motivo l’ONU intende esortare le organizzazioni governative e i singoli individui a concentrarsi in questo giorno nella promozione di azioni educative per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della pace globale.
Dopo la fine del secondo conflitto mondiale l’Europa ha attraversato il più lungo periodo di pace della sua storia grazie anche, e soprattutto, alla nascita dell’Unione Europea che, pur essendo oggetto durante gli ultimi anni di feroci attacchi da parte di sedicenti movimenti sovranisti e populisti, ha avuto grandissimi meriti in questo senso.
Così non è stato in Medio Oriente, in Africa e nei territori dell’ex Unione Sovietica, dalla Cecenia sino alla guerra congelata nella regione ucraina del Donbass (come non dimenticare l’annessione della Crimea alla Russia) e al recentissimo conflitto tra Armenia e Azerbaijan per il Nagorno KarabaKh.
Afghanistan Siria Libia
Se l’Europa pare aver imparato la lezione non si può fare un discorso analogo per altre zone del pianeta che vedono imperversare guerre civili e fratricide, e possiamo ancora citare l’Afghanistan senza dimenticare la Siria e la Libia dove da poco sembra essere stata raggiunta una tregua.
E non è un caso che proprio il 21 Settembre di ogni anno si cerchi di ricordare tutto questo invitando non solo le istituzioni ma anche i singoli a pensare e a riflettere su quanto sta accadendo nel mondo, cercando di sensibilizzare le scuole e gli insegnanti affinché informino di tutto questo i loro studenti.
Profughi in transito al confine tra Pakistan e Afghanistan chiedono solo pace
E quale modo migliore ci può essere se non quello di regalare un libro che possa raccontare i giorni difficili che molti popoli e molti Paesi stanno attraversando, senza dimenticare che le prime e più importanti vittime sono sempre le persone comuni che chiedono solo lavoro, pace e tranquillità e vedono invece sacrificata la loro vita sull’altare della geopolitica, per non parlare degli interessi personali che spesso animano chi detiene il potere politico.