La politica continua a fare poco e le emissioni si mantengono alte, anzi altissime. Gli investimenti nel settore sono ancora una goccia nel mare e il tempo a nostra disposizione sta per scadere. Il mondo va a rotoli e, pandemia a parte, avremo altre spiacevoli sorprese che riguardano il pianeta e la sua atmosfera ormai destinati ad un triste destino. A cui l’uomo non può sottrarsi.
Roma – C’è stato un martellamento continuo da parte di chi ha voluto che la ripresa economica riprendesse ad ogni costo, anche a discapito della salute pubblica. Il Governo ha ceduto alle avances – si spera solo a quelle e non ad altro di deprecabile – ed ha allentato le restrizioni, anche grazie al vaccino. La ripresa economica sembra essersi risvegliata ed ha iniziato a dare segni di vitalità. Ma ecco il rovescio della medaglia, costante, ogni qualvolta si registra il passaggio dell’essere umano.
Un rapporto della IEA, International Energy Agency (Agenzia Internazionale dell’Energia) – organizzazione intergovernativa nata per facilitare il coordinamento delle politiche energetiche – ci ha informato che la ripresa economia post pandemica ha spinto verso l’alto le emissioni di CO2. Di questo passo, toccheranno il massimo storico entro il 2023 perché solo il 2% dei finanziamenti per la ripresa vengono spesi per energia pulita.
In seguito, l’inquinamento da CO2 continuerebbe a crescere, con emissioni superiori di 3,5 miliardi di tonnellate. Superando di gran lunga quanto ritenuto necessario a rispettare l’obiettivo di un incremento non superiore a 1,5°, fissato dagli accordi di Parigi sul clima, entrato in vigore nel 2016.
Quest’ultimo era stato considerato un evento storico, che avrebbe dato un deciso cambio di rotta alla politica del settore, perché è stato il primo di carattere vincolante e di natura globale. Si pensi solo per un attimo se non lo fosse stato.
Senza dimenticare la passerella che ogni politico di rilievo compie con baldanza credendo, forse, di essere un’avvenente star hollywoodiana, quando sproloquia di economia green e di transizione ecologica. Balle, enormi balle che scivolano via come bolle di sapone.
E pensare che il 18 maggio scorso l’Agenzia Internazionale di Energia – che nel tempo ha esteso il suo mandato verso lo sviluppo sostenibile, i cambiamenti climatici e la promozione e sviluppo di fonti alternative di energia – ha pubblicato un rapporto speciale sul tema.
Quest’ultimo, dall’eloquente titolo “Net Zero by 2050: A road-map for the global energy system” (Zero assoluto entro il 2050: una tabella di marcia per il sistema energetico globale),è il primo studio su come passare a un sistema energetico “net zero” entro il 2050, garantendo nel contempo forniture energetiche stabili e convenienti, fornendo accesso universale all’energia e consentendo una solida crescita economica.
Una strada percorribile ma ristretta, che richiede una trasformazione radicale del modo in cui l’energia viene prodotta, trasportata e utilizzata a livello globale. Una decisa sterzata verso le fonti rinnovabili in sostituzione di quelle fossili ed entro il 2035 il fermo alle vendite di nuove autovetture con motore a combustione interna.
Per raggiungere il traguardo entro il 2030 sono già disponibili tecnologie idonee ma per mirare al 2050 ne servono altre che al momento sono ancora in fase di dimostrazione o di prototipo. E’ urgente che i Governi investano in ricerca e sviluppo. Subito.
Secondo Fatih Birol, direttore esecutivo dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, con maggiori investimenti ci saranno maggiori opportunità professionali:“…Una siffatta transizione rende questa sfida la più grande che l’umanità abbia mai affrontato. Gli investimenti nell’energia pulita creeranno milioni di nuovi posti di lavoro e incrementeranno la crescita economica globale. In questo percorso sono necessarie azioni politiche forti e credibili da parte dei Governi, sostenuti da una cooperazione internazionale molto più accentuata di quella odierna…”.
Scopo del rapporto è anche quello di offrire informazioni per i negoziati che si terranno alla 26° Conferenza delle Parti (COP 26 in partenariato con l’Italia) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici in programma in Scozia, a Glasgow, nel novembre prossimo.
Ora le chiacchiere sono tante, come le buone intenzioni. Ma stando ai fatti fino ad ora le parole si sono disperse al vento. Non c’è speranza per noi comuni mortali se continuiamo ad avere a che fare con una Politica che sembra non rinsavire mai e che offre continui segnali di scadimento.
“Lasciate ogne speranza, o voi ch’intrate” scrisse Dante all’ingresso della porta dell’Inferno. Ecco, noi l’abbiamo persa anzi, è morta e sepolta.