Sino all’apertura delle urne gli italiani sentiranno sempre lo stesso refrain: gli slogan elettorali non cambiano ma ormai chi ci casca più? Nessuno ha fatto un fico secco per il Bel Paese che affonda in un mare di debiti. Povertà e disagio sociale dilagano sotto gli occhi di tutti. Vedremo in autunno i macigni che ci cadranno addosso.
Roma – Le elezioni aprono improvvisamente il vaso di Pandora. Nonostante tutto il complesso dei mali e delle sciagure che affliggono l’umanità potranno essere risolti con un tratto di penna come qualcuno pensa? È un periodo questo in cui i modi per risolvere le tante criticità diventano secondari rispetto alla promessa di risolvere gli annosi e stagnanti problemi economici e sociali. Ormai le parole hanno il sopravvento rispetto alle azioni, alla propria storia ed alle tante esigenze della popolazione ormai indifferibili.
Magicamente, in campagna elettorale, tutto diventa possibile ed allora ecco che si ricomincia a sfogliare il carnet dei sogni che dovrebbero incantare i cittadini, ormai sempre più smaliziati dalle tante incongruenze di un sistema politico incapace di disegnare anticipatamente il futuro. L’immaginifico è sempre a portata di mano, tanto che Berlusconi tenta anche di ri-giocare e sparigliare le carte con una destrezza pelosa ed antica, che però, in mezzo a tanto pessimismo, giova forse a ri-accendere gli entusiasmi che 30 anni or sono fecero “esplodere” Forza Italia.
Così l’ex Cavaliere marca il territorio affermando che “sarà Forza Italia a indicare il nome del premier, perché – ha dichiarato:”… Conto di arrivare al 20%. I nostri interlocutori principali saranno gli italiani che sono delusi, sfiduciati e che si sono astenuti e non sono andati a votare...”. Pur sapendo che fra gli italiani delusi e astensionisti ce ne sono migliaia che appartengono al suo partito, delusi dalle parole e dalla mancanza assoluta di fatti concreti.
Non poteva mancare il riferimento a chi ha lasciato polemicamente il partito. Infatti il leader di F.I. é certo che :”…I transfughi spariranno, in quanto nel nostro programma é compreso anche il vincolo di mandato che si intende realizzare alla prossima legislatura. Peraltro non è mai successo per tutti coloro che sono usciti da FI, da Alfano a Bondi, che abbiano avuto un futuro politico. Sono spariti e spariranno anche gli attuali ministri…”.
Nel frattempo Meloni gongola per l’accordo raggiunto, anche se ogni partito della coalizione di centrodestra si presenterà con il proprio simbolo e il proprio front man o front woman e dunque con un candidato premier di bandiera. Naturalmente saranno Meloni per FdI, Antonio Tajani per FI e Matteo Salvini per la Lega. Un modo per non spaventare troppo l’elettorato moderato con l’indicazione preventiva della “sovranista” Meloni.
Almeno è questa la preoccupazione del leader azzurro, proprio nel giorno in cui la sua ex prediletta Mara Carfagna lascia Forza Italia, defilandosi in direzione Calenda, e in forte polemica con la “sottomissione alla destra sovranista” di Berlusconi. In ogni caso l’incoronazione a comandante per Giorgia Meloni è di fatto avvenuta. Sarà lei a guidare il governo in caso di vittoria. Intanto Conte mantiene il limite dei due mandati, confermando il no ai politici professionisti.
Nello stesso tempo l’ex avvocato del popolo chiarisce i rapporti e dissapori con il Pd, evidenziando per il futuro di non escludere un dialogo, ma certamente non vi sarà più un’alleanza. Per queste elezioni comunque non se ne parla di avere rapporti col Pd. “…D’altronde che rapporto può avere – ritiene l’ex premier – il M5s con una forza politica che sta chiudendo accordi da Calenda a Di Maio, da Renzi a Brunetta e Carfagna? Questa è un’ammucchiata dove noi non ci potremmo mai ritrovare, perché sono personalità divisive e litigiose…”.
Il caso Sicilia rimane emblematico. Nel centrosinistra si ritrovano partiti che in sede nazionale sono in forte contrapposizione tra loro. Un sussulto d’orgoglio forse non tarderà ad arrivare e almeno si potrà ritrovare un po’ di coerenza, se il fronte tiene. Nel frattempo c’è grande attesa per la data delle votazioni nell’Isola. Ma per adesso nell’ex campo largo, ormai defunto, ogni strategia è sospesa per calcoli elettorali.