Gratzianeddu ultimo atto, le due verità

Graziano Mesina dichiarò alla stampa che lo Stato italiano aveva sborsato circa 1 miliardo di lire per il riscatto di Farouk Kassam, il bambino di 7 anni a cui venne mozzato un orecchio durante la prigionia. Le istituzioni pubbliche hanno sempre negato il pagamento e quel sequestro di persona dai molti lati oscuri finiva in archivio.

Opera – Graziano Mesina, detto Gratzianeddu, è certamente il più celebre rappresentante vivente dell’Anonima Sequestri sarda. Come abbiamo accennato sul numero precedente Mesina non evadeva soltanto per riprendere le sue attività criminali ma, spesso, per incontrare le donne che gli cadevano letteralmente ai piedi.

Gratzianeddu catturato dalla Stradale

Dopo la reclusione nel penitenziario di Porto Azzurro per scontare l’ergastolo, Gratzianeddu aveva mantenuto per anni una buona condotta, cosi da ottenere il riesame della sua vicenda processuale. Ma siccome al cuore non si comanda, nel 1985, l’ergastolano si allontanava dal carcere per una “fuga d’amore” ma dopo qualche giorno veniva rintracciato e catturato.

Le sue evasioni e la sua latitanza diventarono mitiche in Sardegna e, soprattutto, a Orgosolo dove tornava sempre anche se era braccato dai carabinieri. Mesina firma il rapimento di Paolo Mossa, liberato dopo la promessa del pagamento del riscatto. Poi tocca a Peppino Cappelli. Gratzianeddu e il suo complice, travestiti da poliziotti, lo fermano a un finto posto di blocco. Il commerciante di carni verrà rilasciato dopo il pagamento di un riscatto di 18 milioni di lire.

Il 26 gennaio del ‘77 Mesina partecipa al sequestro dell’industriale Mario Botticelli, in provincia di Ascoli Piceno. Il 16 marzo viene arrestato a Caldonazzo, in provincia di Trento. Finirà nel carcere di Favignana e da qui trasferito a Trani, a Fossombrone, passando per Cuneo e Novara, dove rimane due anni sino al 1982 quando diventerà ospite del penitenziario di Porto Azzurro.

Nel 1984 uscito dal carcere con un permesso per motivi familiari non tornava in cella a Vercelli. Raggiungeva a Milano Valeria Fusè, una ragazza che aveva iniziato a scrivergli nel carcere di Novara e di cui si era innamorato. I due si rifugiarono in un appartamento di Vigevano ma la “fuitina” durava poco perché entrambi finiranno in manette. Il 18 ottobre 1992 Mesina ottiene la libertà condizionale e dopo 29 anni di carcere trova casa a San Marzanotto, frazione di Asti.

Dopo un periodo di calma Gratzianeddu tornava alla ribalta delle cronache, stavolta internazionali, per occuparsi del sequestro di Farouk Kassam, 7 anni, rapito nella villa dove viveva con i genitori. Graziano si trasformava in mediatore nel tentativo di trattare la liberazione con il gruppo di banditi sardi, guidati da Matteo Boe, responsabili del rapimento avvenuto a Porto Cervo il 15 gennaio 1992 e finito dopo 5 mesi con la liberazione del piccolo ostaggio a cui era stato tagliato un orecchio.

Farouk Kassam appena liberato dopo 5 mesi di prigionia

Le circostanze della liberazione non sono mai state chiarite. Polizia e governo dell’epoca hanno sempre negato il pagamento di un riscatto. Il bandito invece aveva dichiarato che le istituzioni dello Stato avevano sborsato circa un miliardo di lire per il rilascio del bambino. Ma quanto vale la parola di un delinquente? Per altro il rapimento del bimbo di origini indiane ma nato in Canada, aveva avuto vasta eco mediatica in tutto il mondo perché erroneamente gli era stata attribuita una parentela con il principe Karim Aga Khan, famoso per le sue enormi ricchezze.

Graziano tornava in galera per le armi che gli trovano nella sua casa in provincia di Asti. Nel 2004 Mesina otteneva la grazia dall’allora presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, e tornava a vivere in Sardegna. Ma il 10 giugno del 2013 Graziano finiva di nuovo dietro le sbarre per traffico internazionale di droga.

Matteo Boe (Foto di Elisabetta Loi)

Tre anni più tardi Mesina veniva condannato a 30 anni di carcere per associazione a delinquere specializzata nel traffico di droga: Gratzianeddu era stato ritenuto il capo di un’organizzazione contigua alla ‘ndrangheta che operava sulla piazza di Milano e faceva arrivare la droga in Sardegna. Mesina era considerato il leader carismatico di una banda composta da una trentina di persone.

Adesso Graziano Mesina dovrà rimanere per sempre in galera ma c’è qualche motivo specifico per il suo trasferimento ad Opera? Stava per mettere a segno un’altra fuga? Per amore o che altro ad 80 anni suonati? A fine anno, comunque stiano le cose, si girerà un film dedicato al bandito sardo.

  • ultima parte –
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