Copasir: Giorgia e Matteo separati in casa

Adesso è la presidenza dell’organo di controllo e dei suoi componenti l’argomento che tiene banco fra Lega e Fratelli d’Italia che continuano a litigare. Gli attriti nel centro-destra fanno il gioco degli avversari ma poi la coalizione ritroverà nuova linfa vitale, c’è da scommetterci. Letta ci riprova con la dote per i diciottenni.

Roma – Per le amministrative nel centro-destra c’è ancora molta foschia. Gli accordi di vecchia memoria non ci sono più e specie per la corsa al Campidoglio pare sia difficile trovare un candidato “unitario” e che possa essere soprattutto competitivo.

Al momento è ancora la vicenda Copasir che influenza i rapporti fra Lega e Fratelli d’Italia. Così il Comitato parlamentare per la Sicurezza della Repubblica, che si occupa dei Servizi di sicurezza, “tiene banco” per la composizione del suo consesso a causa del noto braccio di ferro fra Salvini e Meloni.

Tradizionalmente, e comunque per legge, la presidenza spetta all’opposizione per cui Fratelli d’Italia, ovviamente con tutto l’interesse del caso, non ha smesso un attimo di fare pressioni su tutti pur di vedere le dimissioni del leghista Raffaele Volpi, rimasto sulla poltrona della presidenza più del dovuto, e del suo collega senatore Paolo Arrigoni.

Appena il timone di comando si è liberato sono spuntati fuori gli appetiti di altri esponenti politici dunque non solo della leader di FdI. Salvini, appena i suoi hanno fatto fagotto, ha sottolineato che “adesso attende le dimissioni di tutti gli altri componenti e la nomina di un altro comitato”.

Giusto, sacrosanto. La Lega ha poi diffuso una nota in cui pretende l’integrale applicazione della legge 124 del 2007, che prevede l’assegnazione all’opposizione di 5 componenti su 10 tra cui poter scegliere l’eventuale presidente.

A sinistra il ministro Lamorgese e il senatore Raffaele Volpi

In Parlamento nel ruolo di oppositori al governo ci sono Fratelli d’Italia, entrati a suo tempo con appena il 5%, e Sinistra Italiana, che però non ha gruppo, ed altri parlamentari inseriti nel gruppo Misto. Naturale pensare che la nomina della futura presidenza riguardi il partito guidato da Giorgia Meloni ma non è detto, perché potrebbero avanzare pretese il consistente numero di espulsi e transfughi del M5S, non transitati in altri partiti.

Insomma non è una partita semplice e di facile scambio la poltrona del presidente del Copasir. La situazione potrà essere più chiara appena saranno noti i componenti del comitato che dovranno eleggere all’interno il loro capo.

Va da sé che chi è contro la Meloni è già sceso in campo e disposto ad utilizzare tutte le armi disponibili per impedire che Fratelli d’Italia si becchi il primo posto e gran parte del “cucuzzaro“. Anche le Lega si starebbe muovendo in questo senso e l’attrito con la Meloni giova anche alle altre forze di maggioranza che nell’improbabile disgregazione dell’alleanza di centro-destra vedono maggiori occasioni di successo alle prossime elezioni.

A differenza di Giorgia Meloni il richiamo patriottico “L’Italia chiama, la Lega risponde” ha avuto l’effetto di condurre il partito di Salvini al governo. L’esecutivo di Mario Draghi, secondo Salvini, rimane comunque un governo di emergenza nazionale nel quale la Lega fa parte per avere potere decisionale sulle scelte più importanti per il Paese.

Insomma la volontà di Matteo Salvini nel sostenere il governo di Draghi può essere interpretata, fra le altre ipotesi, come un punto di equilibrio tra la necessità avvertita dal capo del Carroccio di differenziarsi da Giorgia Meloni ed il bisogno di avviare una nuova strategia per recuperare consensi.

Fino ai giorni nostri l’opposizione è sempre stata premiata dagli elettori, vedremo se lo sarà anche in seguito. Salvini del resto, spesso e volentieri, ha anche denunciato gli atti di governo non efficaci o scarsamente utili agli interessi degli italiani specie per quanto attiene le restrizioni pandemiche.

L’azione di critica al governo è stata condotta da Salvini con strategie precise e mirate a colpire in primis le regioni considerate “rosse. Questo fa capire che l’attuale mossa di abbandonare la presidenza del Copasir da parte della Lega non è altro che un ulteriore banco di prova per lo stesso Salvini.

Il leader del Carroccio, tanto per rigirare il coltello nella piaga, preferirebbe lasciare lo scettro del Copasir ad un parlamentare di sinistra o, addirittura, ai suoi amici grillini piuttosto che ad un rappresentante di Fratelli d’Italia. Ma bisogna vedere se questa mossa sarà vantaggiosa una volta condotti gli elettori di centro-destra alle urne.

E mentre Salvini è intento a fare sgambetti e “corna” ai suoi storici alleati Enrico Letta non molla ed “avverte” Mario Draghi che ci riproverà ad introdurre un balzello o a prelevare una quota parte dalle tasse di successione più onerose per finanziare la famosa dote ai diciottenni.

Enrico Letta

Un contributo di 10mila euro che non cambierebbe le sorti ed il futuro delle nuove generazioni. Piuttosto che occuparsi di tasse “funebri” e di scarsa utilità Letta farebbe meglio a battersi per il reale sviluppo del Bel Paese e la produttività di una nazione da troppo tempo alla canna del gas.

Questo si che sarebbe un vero aiuto per i giovani ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.

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