Le criptovalute erano nate male e sembrano finite peggio. Utilizzate per aggirare fisco e intermediari hanno avuto un loro momento di enorme crescita finanziaria ma dopo l’intervento del governo cinese il crollo verticale dei BitCoin e di altre valute virtuali ha causato enormi danni agli investitori.
Le tecnologie informatiche hanno esteso le loro grinfie in tutti i settori dello scibile umano. Non potevano mancare a questo processo anche le transazioni finanziarie. Da qualche anno si sente parlare dei BitCoin (o BTC) una delle più conosciute monete virtuali, dette anche criptovalute. La sua particolarità consiste nel non essere regolamentata né controllata da nessuna Autorità politica ed economica nazionale ed internazionale.
Si tratta di strumenti commercializzabili solo sul web, dunque virtuali. La sua creazione si deve a tale Satoshi Nakamoto nel 2008, nome assolutamente di fantasia. La moneta virtuale si è sviluppata grazie alla tecnologia blockchain, un registro digitale che utilizza sistemi di crittografia per scambiare, tutelare e controllare tutte le transazioni effettuate.
Queste monete sono conservate in un wallet (portafoglio) dotato di una chiave pubblica ed una privata. Inoltre i BitCoin si basano anche sulla tecnologia Peer to Peer (P2P), in cui ogni dispositivo informatico è sia client che server. Tecnicamente è un sistema di finanziamento alternativo a quello bancario, con il quale persone e imprese, senza una relazione tra loro e senza passare per un intermediario finanziario, chiedono e offrono prestiti su una piattaforma online. Attraverso queste tecnologie i BTC hanno mantenuto il proprio valore nel tempo ed evitato svalutazioni. Secondo gli esperti negli ultimi due anni essi hanno avuto una massiccia diffusione per cui ne sono stati creati altri.
Il loro valore oscilla ogni giorno intorno ai 30mila euro ed una capitalizzazione che nel complesso si aggira oltre i 720 miliardi di euro. Indubbiamente una vera e propria rivoluzione nel settore finanziario che aumenta il raggio d’azione nel campo degli investimenti, del trading e degli acquisti online. Non dovendo sottostare a nessun regolamento o controllo, sono praticamente allo stato brado e utilizzabili sul mercato nero. Questo perché i due soggetti della transazione sono anonimi e definiti solo attraverso alcuni numeri.
Il sistema si è talmente sviluppato che gli Stati nazionali hanno voluto metterci il becco. Addirittura il 7 settembre scorso un piccolo Paese come El Salvador, America centrale, ha adottato il BitCoin come valuta legale. La spiegazione fornita dalle Autorità politiche è stata che l’iniziativa riguarda l’inclusione finanziaria, investimenti, turismo, innovazione e sviluppo economico e nel risparmio di 400 milioni di dollari in commissioni versate dai cittadini in rimesse dagli Usa.
Non sono mancate le critiche in quanto questa decisione potrebbe favorire il riciclaggio di denaro sporco e causare un danno reputazionale della criptovaluta di Stato che potrebbe allontanare gli investitori stranieri. In controtendenza la Cina ha deciso di considerare illegali tutte le transazioni in valuta digitale sia su piattaforme nazionali che internazionali. Questa scelta riguarda un settore che nella prima metà del 2021 ha raggiunto la ragguardevole cifra di 150 miliardi di dollari, un ritmo secondo solo alla crescita dello stesso mercato degli USA.
La decisione è stata presa, secondo le Autorità di Pechino, per evitare lo sviluppo di fondi di opaca e dubbia provenienza e di bloccare sul nascere eventuali attività illegali. Nonostante la scelta repressiva, la banca centrale cinese risulta la più avanzata nello sviluppo di una moneta ufficiale digitale. Nella stessa direzione si sta muovendo la BCE, la Banca Centrale Europea per la versione elettronica della valuta comunitaria.
BCE Christine Lagarde presidente BCE
Addirittura la criptovaluta cinese potrebbe essere pronta per le olimpiadi invernali, previste per il 2022 a Pechino. E’ lecito supporre che la scelta sia stata un modo per eliminare delle possibili ed eventuali concorrenti. Pare che le criptovalute abbiano fatto il loro ingresso trionfante anche in alcuni negozi, dove si può pagare sia in BitCoin che in Ethereum, un’altra tecnologia che permette l’invio di moneta virtuale. Gli entusiasmi, però, sono venuti meno nei giorni scorsi quando le criptovalute hanno subito un crollo verticale. Riusciranno a risollevarsi?
Moneta cartacea o tecnologica che sia la conclusione è una sola: a farne le spese sarà, come sempre, la moltitudine di poveri cristi, quelli che si svegliano all’alba per un tozzo di pane, che non varranno un fico secco né con l’una, né con l’altra.