Il Cavaliere, alla sua maniera, ha aperto le danze ma la situazione, sia a destra che a sinistra, è davvero preoccupante. Il dopo Mattarella si preannuncia nebuloso e per nulla apportatore di buone nuove. C’è chi spera ancora in una marcia indietro dell’attuale Capo dello Stato ma le possibilità sono ridotte al lumicino. Draghi rimane in silenzio. Assordante.
Roma – O cosi, o pomi. I partiti dovranno farsene una ragione. Queste elezioni saranno in mano ai franchi tiratori, che sono la maggioranza. Ma questo dato non frena l’odio accecante di una battaglia antica, soprattutto in casa di Pd e M5s, contro il nemico storico Silvio Berlusconi.
Eppure Letta non molla e preferisce l’incertezza piuttosto che cedere consensi ad un esponente d’area del centrodestra. Ma è proprio questa volta che il centrosinistra dovrà dimostrare capacità e strategia. Insomma non bastano i “riti propiziatori ed i veti” a scongiurare l’avvento del “nemico-alleato”. Allora meglio bruciare tutto che perdere la faccia. Letta come “Attila”. Speriamo di sbagliarci.
Dunque è possibile che il voto possa sfuggire dalle mani dei kingmaker. Tanto che la stessa Meloni ha ventilato, addirittura, la possibilità che un simile Parlamento possa portare al Colle un nome imprevisto e imprevedibile come accade nella commedia cinematografica in cui Claudio Bisio veste i panni di un omonimo dell’Eroe dei due Mondi, eletto per ripicca.
Ed è proprio la libertà d’azione dei tanti parlamentari del gruppo Misto e di molti grillini in libera uscita, che Enrico Letta teme di più. Tanto da tentare di convincere il suo alleato Giuseppe Conte a sposare la tattica dell’uscita dall’aula, per evitare che alcuni parlamentari pentastellati possano votare per il Cavaliere.
Insomma l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica si sta rivelando un dibattito fortemente identitario, con cadute nei veti più ideologici. Contestualmente viene di fatto promossa una sorta di campagna elettorale presidenziale, da parte di Silvio Berlusconi, il candidato più divisivo che possa esserci. Infatti il leader di F.I. è ufficialmente uscito allo scoperto, decidendo di sciogliere le riserve a pochi giorni dal voto per il Quirinale e lo ha fatto pubblicando su Il Giornale una “locandina manifesto” inequivocabile.
In sostanza si tratta di una sua gigantografia che lo ritrae in giacca e cravatta e di qualche anno più giovane, a cui fa seguito un elenco di cose fatte. Una sorta di curriculum che si conclude con una domanda “E quindi, chi meglio di lui?”. Particolare soprattutto la scelta del logo, la bandiera simbolo di Forza Italia cambia dicitura e diventa “Forza Seniores”.
Come al solito il Cavaliere innova nei metodi di ricerca del candidato al Quirinale e manda in frantumi una tradizione fatta di silenzi e sussurri, per irrompere sulla scena in modo anomalo. E solo per presentarsi alla sua maniera, con quella sua immagine sempre dipinta a tinte fosche, con tanto di “slide” sulle sue vicende giudiziarie.
La mossa di Berlusconi serve comunque a scoraggiare il tentativo di Salvini, visto che il leader della Lega, con dichiarazioni altalenanti, ha aperto alla possibilità di Draghi al Colle. Facendo chiaramente intendere che il Governo andrebbe avanti anche senza l’attuale Premier e smarcandosi quindi dalla posizione di Forza Italia che all’opposto ha dichiarato che senza Draghi andranno all’opposizione.
Il tempo per l’elezione del nuovo Capo dello Stato stringe. Il 24 gennaio si avvicina e le schermaglie politiche non accennano a diminuire. Ma adesso c’è una certezza in più, Silvio Berlusconi si è ufficialmente autocandidato per diventare la prima carica dello Stato.
Le contro manovre per frenare l’ondata d’urto che il fondatore di FI ha provocato sono già iniziate e non gli daranno tregua. Chi ha i numeri darà le carte, così ogni prova d’intellettualismo naif è rinviata. I giocatori siederanno lo stesso attorno ad un tavolo. Ognuno, però, con le carte coperte tranne una.