I Cinque Stelle ci avevano provato più volte a portare dalla parte di Grillo e Taverna i dissidenti al siero ma poi, una volta trasformati in partito e con l’avvento di Draghi, i pentastellati si sono allontanati di corsa dai no-Vax. Anche la Lega aveva tentato un abboccamento poi abortito sul nascere. Chi corteggerà adesso i no-Green-pass?
Roma – Lo scontro politico in atto in questi giorni relativo al Green-pass ha riacceso la querelle tra favorevoli e contrari alle vaccinazioni. In sostanza ha fatto riemergere una questione di cui si è parlato molto qualche anno fa e che tutt’oggi ripropone l’interrogativo rimasto senza risposta: i vaccini sono una scelta o una imposizione e perché alcune forze politiche dimostrano, anche se non apertamente, ostilità verso gli antidoti?
Formalmente le critiche al lasciapassare poggiano sull’assunto che sia di per sé sbagliato obbligare i cittadini a vaccinarsi, limitando le libertà di chi non intende farlo. La battaglia politica, però, riguarderebbe solo il primo aspetto, quello dell’obbligatorietà, mentre non si hanno notizie se esista o meno una divisione anche sull’opportunità di vaccinarsi o no perché finora nessuna forza politica lo ha dichiarato a chiare lettere.
Il Green-pass, demonizzato da molti, non è altro che una disposizione che non obbliga i cittadini a vaccinarsi (formalmente) ma costituisce una condizione per poter accedere a determinate attività. Di fatto incoraggiando i cittadini a immunizzarsi per essere più liberi e sicuri.
Chi ancora, nonostante tutto, desidera non farsi l’iniezione può continuare il suo percorso, con estrema libertà. Ma con i limiti imposti dallo stesso documento che autorizza i vaccinati a fare determinate cose mentre le stesse sono precluse ai non immunizzati.
In ogni caso dove non arrivano le dichiarazioni esplicite della politica, spesso, arrivano però i sondaggi. Infatti secondo una ricerca condotta dall’Università Statale di Milano e da Swg, prima delle parole del premier Mario Draghi, che hanno impresso una ulteriore spinta a favore della vaccinazione, è aumentata tra gli italiani la propensione al siero anti-Covid, mentre nel contempo diminuisce la percentuale dei contrari.
La “consistenza politica” dei no al vaccino, a quanto pare, sarebbe minoritaria e probabilmente insignificante sul piano puramente elettorale. Per questo nessuno tra i principali partiti prende apertamente posizione a favore di chi non vuole vaccinarsi. No-Vax in testa, un tempo corteggiati dal Movimento 5s e Lega.
Risulta più conveniente spostare il discorso sulla libertà di scelta e sposare la tesi dello scetticismo nei confronti dell’obbligo vaccinale, a prescindere da ogni altra evidenza. Comunque stiano le cose il vero dato di fatto è che al punto in cui siamo a nessuno interessa attrarre l’elettorato no-Vax.
Invece riscuote molta preoccupazione il timore di perdere una quota di elettori scettici, rispetto sia al vaccino che all’obbligo dell’inoculazione sierologica. Da qualche giorno la disponibilità a vaccinarsi ha subito una forte impennata e mentre scriviamo le percentuali aumentano di ora in ora.
Secondo la rilevazione dell’Università Statale di Milano e di Swg, tale propensione a dicembre era pari al 60%, a marzo era all’80% e a giugno si è raggiunto l’85%. I contrari al vaccino rimangono invece una minoranza, che si è ridotta ulteriormente: a dicembre erano il 12%, oggi sono solo il 5%, mentre la percentuale di chi è poco disponibile a vaccinarsi passa dal 10% circa di marzo al 6% di giugno.
I più propensi a farsi pungere il braccio, secondo la ricerca, sono gli anziani over 65 e i giovani nella fascia 18-24. Le fasce d’età centrali, da 25 a 54 anni, sono quelle in cui c’è un maggior numero di indecisi o contrari al vaccino. Tra gli scettici la principale preoccupazione riguarda gli effetti collaterali, anche se il numero si è ridotto al solo 5%.
Sono invece al 3%, della popolazione maggiorenne, quelli contrari ai vaccini per principio. La maggior parte degli italiani non ha dubbi sulla sicurezza del vaccino, così oltre il 60% si fida della comunità scientifica. Questi dati però, secondo Cristiano Vezzoni che è autore dello studio, sono in netto contrasto con il peso che è attribuito nel dibattito pubblico alle posizioni no-Vax. Chi la spunta?