Alluvioni, frane, siccità, bufere di vento e altre calamità naturali stanno martoriando il nostro territorio spesso causando vittime e danni ingenti. Dopo le prime notizie su giornali e tv cala il silenzio. La situazione è da allarme rosso da diversi anni eppure le istituzioni non si sono dotate di un piano serio di interventi. Si mettono toppe dove capita spesso spendendo inutilmente denaro pubblico.
Roma – Sono anni ormai che si discute a più riprese di cambiamento climatico e di inquinamento ambientale senza ricavarne un ragno dal buco. Nemmeno la COP26, l’ultima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, tenutasi dal 31 ottobre al 12 novembre scorsi, ha partorito decisioni concrete. Solo auspici, speranze e buone intenzioni.
Ed intanto le piogge sono in continuo aumento, ma nei periodi sbagliati, così come i venti e le bufere. Ad esempio a Milano il 7 febbraio scorso un forte vento si è abbattuto sulla città procurando notevoli danni. Come ha riportato l’Ansa una coppia è stata travolta da un albero, lui è grave. Parte del tetto della Stazione Centrale si è staccato, cadute pure le bandiere del Consiglio Regionale.
A Segrate un asilo è stato evacuato e a Monza i parchi sono stati chiusi. A questi danni degli ultimi giorni, si devono aggiungere quelli provocati da frane e alluvioni, da cui sono scaturite anche gravi perdite economiche.
A tal proposito un’indagine a cura della Coldiretti ha diffuso stime molto preoccupanti. Sono cresciute del 29% bufere di vento, trombe d’aria e tornado con vittime e danni. L’indagine è stata presentata in occasione dell’incontro “Obiettivo Acqua“, organizzato per l‘allerta della Protezione Civile, scaturita da forti venti a burrasca, che hanno causato ingenti danni anche per il divampare di incendi favoriti dalla forte siccità, inconsueta in questo periodo.
In agricoltura le serre sono risultate danneggiate, riducendo la probabile produttività dei frutteti a causa dei rami divelti per le forti raffiche di vento. Inoltre altro elemento critico è il livello raggiunto dal fiume Po calato a -3 metri, più basso che in agosto. L’ondata di maltempo sta provocando forti disagi ai cittadini ed alle attività economiche delle campagne.
E’ stato calcolato che, solo l’anno scorso, il succedersi degli eventi climatici estremi, ha causato danni per l’agricoltura di oltre 14 miliardi di euro. Questi disastrose calamità atmosferiche hanno inoltre provocato una forte riduzione di suolo utilizzabile, che consta oggi di soli 12,8 milioni di ettari.
I coltivatori si trovano tra l’incudine ed il martello. Servono, infatti, liquidità immediata per far fronte ai danni causati dal maltempo. Inoltre le risorse agricole, sia quelle naturale che economiche, si riducono sempre di più. Uno dei fattori che più sta ostacolando la ripresa è, senza dubbio, il caro bollette.
Il presidente della Coldiretti Ettore Prandini a proposito di prezzi dell’energia ha detto la sua:
“…L’aumento dei costi energetici spegne le serre – ha detto Prandini – e produce effetti negativi per alcune produzioni più tipiche del florovivaismo. Inoltre, il caro bollette produce un doppio effetto nocivo riducendo il potere d’acquisto delle famiglie e aumentando i costi delle imprese….
…Le conseguenze si riverseranno su tutta la filiera agroalimentare, che assorbe ben l’11% dei costi dell’intera industria e comprende sia l’agricoltura che il comparto della trasformazione e dei trasporti…
…Per offrire protezione ai territori ed alle popolazioni il nostro Paese ha bisogno di difendere il patrimonio agricolo e la disponibilità di terra fertile, avendo come obiettivo una forma di sovranità alimentare…”.
Per fare questo bisogna utilizzare le risorse del PNRR ed approvare la Legge sul consumo di suolo che potrebbe dotare l’Italia di uno strumento all’avanguardia per la protezione del suo territorio e per la lotta ai cambiamenti climatici.
Sono decenni che il nostro Paese è vittima di queste criticità. Ogni volta la stessa macabra litania del numero delle vittime e dei danni provocati. Poi l’oblio prende il sopravvento, fino alla prossima tragedia. La storia si ripete.
Ora, c’è una classe dirigente, locale e nazionale, degna di questo nome, seria, responsabile e competente capace di assumersi il compito di porre al primo posto la salvaguardia del territorio e dell’ambiente? La domanda non sortirà alcuna risposta affermativa. Si sentirà solo un sordido e putrido silenzio annichilente.