La maggior parte delle aziende che trattano rifiuti sono colluse, direttamente o indirettamente, con le cosche mafiose e la corruzione, nello specifico settore, è aumentata a dismisura grazie anche alla scarsità di controlli durante le restrizioni. In Italia occorrono leggi snelle, certezza della pena e revisione al rialzo delle sanzioni pecuniarie per contrastare le ecomafie. La criminalità organizzata va toccata nelle tasche per evitare gli investimenti con denaro sporco.
Roma – Le ecomafie continuano a diffondersi e a provocare danni. Qualche giorno fa è stato presentato il rapporto “Ecomafia 2021” di Legambiente (storica associazione ambientalista degli anni ’70) con il sostegno di Cobat e Novamont, edito da Edizioni Ambiente.
Una rapida occhiata ai dati ci fa subito comprendere quanto sia difficoltoso, se non impossibile, progettare una visione ambientalista per il futuro nel nostro martoriato Paese.
Altro che G20 e COP26 sul clima, altro che PNRR, la condizione da cui partire per cambiare rotta è neutralizzare le Ecomafie, il resto sono chiacchiere che lasciano il tempo che trovano. Ecco il cahier de doléances (le lamentele) di Legambiente.
Aumenta l’impatto nelle regioni a tradizionale presenza mafiosa: Campania, Sicilia e Puglia sono le zone dove si sono più diffusi i reati ambientali. Cresciuti pure quelli riguardanti gli incendi boschivi e nei confronti degli animali.
Nel 2020 i settori più a rischio di illeciti ambientali sono stati quelli del cemento e dei rifiuti. La Lombardia rimane la regione con il più alto numero di arresti, mentre il mercato illegale si aggira sui 10,4 miliardi di euro.
Un aspetto che preoccupa è il numero di Comuni commissariati per ecomafia, 32, di cui 11 sono stati sciolti nei primi nove mesi di quest’anno.
Dunque si tratta di un vero e proprio attacco all’ambiente tuttora in corso. I numeri di per sé sono in difetto rispetto alla realtà, per i limitati controlli effettuati anche per via del lockdown, ma in primo luogo per l’inefficacia del sistema sanzionatorio.
La riduzione più considerevole si è verificata nel ciclo dei rifiuti che hanno registrato un calo del 12,7% rispetto al 2019 ma più arresti. Al contempo le inchieste contro i traffici organizzati di rifiuti, i più gravi, sono aumentate nel 2020 rispetto all’anno prima e lo sono anche nel 2021.
Quindi la pressione dell’eco-criminalità è risultata più che inalterata, a cui si aggiunge che il più alto numero di procedimenti sono riferiti al reato di inquinamento ambientale.
Per quanto riguarda gli abusi edilizi c’è da dire che, purtroppo, le demolizioni sono quasi ferme. Questo, forse, succede, perché sono i Comuni ad eseguire le ordinanze di demolizioni di immobili abusivi.
Legambiente chiede che siano le Prefetture ad interessarsene, in applicazione dell’art. 10-bis della L.120/2020 che prevede di sostituire i Comuni in tutti gli atti, anche antecedenti alla norma.
Le infrazioni dell’agro-mafia hanno riguardato le importazioni di prodotti alimentari ed ittici in generale. I reati accertati relativi al caporalato sono stati 293, quasi uno al giorno. Bella media, non c’è che dire.
Inoltre l’Osservatorio di Assobiopalstiche – l’Associazione Italiana delle Bioplastiche e dei Materiali Biodegradabili e Compostabili – ci ha fornito numerosi dati sul consumo di borse di plastica consumate in Italia: ebbene un quarto non sarebbero a norma.
La pervasività dell’ecomafie è tale che nulla sfugge ai suoi artigli. Nemmeno il commercio illegale dei cosiddetti F-gas, i gas refrigeranti da tempo messi al bando e dannosi per il loro effetto serra.
Gli investigatori hanno appurato che il nostro Paese (non ci facciamo mancare proprio nulla!) è al centro di flussi illegali di gas refrigeranti introdotti in Europa e che provengono, soprattutto, dai corridori dell’Est.
In un momento storico in cui dovranno essere investite le ingenti risorse previste dal PNRR, è credibile che le varie ecomafie saranno spettatrici disinteressate davanti ai cantieri per la realizzazione di opere ferroviarie e portuali, impianti produttivi di energia da fonti rinnovabili e di riciclo dei rifiuti, depuratori, interventi di rigenerazione urbana, infrastrutture digitali, solo per citare alcune opere che servono alla transizione ecologica del Paese?
E la corruzione e collusione tratto tipico della nostra classe politica e dirigenziale, è credibile che possa andare in vacanza, proprio ora che il banchetto è ricco e su cui si lanceranno come iene fameliche?
Chi crede a tutto questo, crede a Babbo Natale e alla Befana. Non c’è che dire: conoscendo i nostri polli, il nostro futuro è a tinte fosche.