Dopo la riforma del Fisco e gli interventi sul farraginoso sistema della riscossione occorre passare al riassetto del sistema creditizio. Eliminare i debiti erariale per quelle famiglie che non posseggono più reddito né altri patrimoni e intervenire sugli investimenti per chi desidera scommettersi in attività di lavoro autonomo e piccole imprese. Intanto il tempo passa e di novità concrete nemmeno l’ombra.
Roma – Nuovo Fisco e nuovi sistemi di riscossione delle tasse sono ormai indifferibili. La riscossione deve essere riformata non soltanto per perseguire l’obiettivo di rendere efficiente e semplice il meccanismo per incamerare i crediti ma soprattutto per allentare la presa e liberare decine di migliaia di famiglie dall’incubo dei debiti che non potranno mai pagare.
Infatti è di oltre 1.000 miliardi la consistenza del magazzino crediti, di cui circa 450 difficilmente recuperabili e più di un terzo di questi sono importi che non si riescono a recuperare da oltre 10 anni. Ecco perché è necessario ridefinire la disciplina legislativa per poter gestire ex novo il deposito dei crediti fiscali di difficile esigibilità o addirittura inesigibili, al fine di potere avviare la riassetto della riscossione nel quadro della più ampia riforma fiscale. Quest’ultima urgentissima.
Per tali motivi la risoluzione delle Commissioni Finanze, di Camera e Senato, approvata lo scorso 12 ottobre, ha lo scopo di impegnare il Governo a “scaricare automaticamente i crediti realmente inesigibili” e potenziare anche i meccanismi di esazione sino ad oggi farraginosi e complicati.
Comunque secondo la relazione delle Commissioni Finanze il 78% del magazzino fiscale è costituito da 178 milioni di crediti di importo inferiore a 1.000 euro, per un totale di 56 miliardi. Viene evidenziato, altresì, come ci siano circa 18 milioni di contribuenti in debito col Fisco, di cui ben 15 milioni sono persone fisiche, delle quali 2,5 milioni hanno attività economiche.
Mentre dei carichi residui di competenza statale ben 133 miliardi sono dovuti da soggetti deceduti e ditte cessate, altri 152 miliardi sono a debito di soggetti con procedura concorsuale in corso. Insomma tutti debitori che non potranno mai saldare il proprio debito con lo Stato.
In considerazione poi della stagnante situazione economica, bisognerebbe anche rimodulare i piani di dilazione dei pagamenti legati alla rottamazione delle cartelle sospese, durante il periodo della crisi pandemica dalll’8 marzo 2020 al 31 agosto del 2021, prevedendo diverse modalità di rientro graduale dei debiti derivanti dai piani di rateizzazione.
La risoluzione impegna anche il Governo ad individuare meccanismi di riscossione più incisivi per i contribuenti cosiddetti recidivi che eludono o tentano di eludere sistematicamente ed in maniera ingiustificato le somme dovute all’Erario. D’altra parte una cosa è liberare coloro i quali non hanno patrimonio e reddito per assolvere il proprio debito, altra cosa è tentare di fare i furbi per evitare dolosamente di pagare quanto dovuto. Allo studio c’è la possibilità di stoppare il beneficio della rateizzazione per chi non lo merita.
Infatti il Governo è impegnato nel valutare l’opportunità di stabilire che la decadenza dai piani di dilazione conseguenti alla notifica di una intimazione dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, a pagare le somme dovute entro 60 giorni. Decadenza che sarà conseguenza all’inadempimento del debitore.
Il documento in Commissione Senato è stato approvato con l’astensione di alcuni senatori del gruppo Misto mentre alla Camera il testo ha trovato tutti i gruppi d’accordo, tranne FdI. Tra l’altro con la risoluzione si sollecita il Governo a procedere ad una complessiva e organica revisione del sistema dei prelievi erariali liberando il magazzino da tutti i crediti che da oltre 20 anni sono inesigibili.
Parole e ancora parole con innumerevoli impegni verbali che ormai da tempo non si traducono in fatti concreti. Intanto i giorni passano così come la vita di tante famiglie in affanno. Migliaia di persone che non riescono a sganciarsi dalla morsa dell’inaffidabilità che non permette loro di iniziare una qualsiasi attività imprenditoriale per la chiusura creditizia delle banche. Com’è possibile, stando cosi le cose, ipotizzare un futuro dignitoso?