Toghe precarie addio: dal 2022 la sanatoria

I magistrati onorari vedranno un po’ di luce e il loro lavoro verrà finalmente riconosciuto e tutelato com’è per gli altri colleghi a tempo indeterminato. Nel Bel Paese del precariato sarebbe ora che anche altre categorie di lavoratori ottengano i diritti che spettano loro ma pare che una certa politica faccia ancora orecchie da mercante.

Roma – L’Italia è un popolo di precari. A questa sfortunata quanto numerosa categoria di lavoratori viene richiesto, ma sarebbe meglio dire concesso, di sgobbare senza alcuna garanzia e tutela per il futuro. Nel nostro Paese la flessibilità ha prodotto un’eccessiva precarietà e questo trend non accenna a diminuire anche in questa fase di ripresa dell’economia. I magistrati onorari ne sono un fulgido esempio.

Si tratta, infatti, di oltre 6 mila toghe precarie dell’Amministrazione della Giustizia. In larga parte sono avvocati ai quali è affidato quasi il 40% dei procedimenti civili e più del 50% di quelli penali. Non si tratta solo dei giudici di pace, istituiti nel 1998, remunerati con 56 euro lordi a sentenza, ma anche dei VPO (Vice Procuratori Onorari), che sostituiscono in udienza il Pm ormai nell’80% dei giudizi per 98 euro a udienza e dei GOT (Giudici Onorari del Tribunale), inseriti in pianta stabile nei ruoli dei Tribunali.

La situazione non è di poco conto, tant’è che con un emendamento alla Legge di bilancio il Governo sta cercando di stabilizzarli per equipararli ai più fortunati colleghi. Peraltro il Parlamento Europeo aveva auspicato da tempo la possibilità di garantire loro ogni diritto con l’apertura formale di una procedura di infrazione, formalizzata nella lettera di costituzione in mora dello scorso 15 luglio, a contestazione della disciplina italiana riguardante il rapporto di lavoro della magistratura onoraria.

In sostanza, adesso, il Ministero della Giustizia punta a confermare a tempo indeterminato i magistrati onorari in servizio, sino al compimento dei 70 anni di età, analogamente a quanto previsto per i togati. Per ottenere la conferma degli onorari il Csm dovrà istituire tre verifiche da svolgere nel triennio 2022-2024, che riguarderanno rispettivamente i magistrati onorari con oltre 16 anni di servizio, quelli che sono stati in servizio tra i 12 e i 16 anni e quelli con meno di 12 anni di onorato lavoro.

Il trattamento economico, le modalità di valutazione, la commissione di valutazione e le opzioni che riguardano i candidati sono stati contestati dall’attuale “precariato giudiziario”, considerato sempre di “serie B” rispetto ai magistrati di ruolo.

Il precariato, in ogni caso, è una piaga sociale che determina insicurezza ed instabilità economica e professionale, proprio per la condizione di lavoratore temporaneo, assunto cioè con un contratto a termine, senza garanzie di stabilità o continuità. Insomma una pletora di persone, di diversa età, che vive con incertezza il proprio tempo, rispetto a chi svolge le stesse mansioni a tempo indeterminato.

Ad esempio la maggioranza dei giovani, che sono il 54,65%, ha esperienze di lavoro senza contratto, il 61,5% ha accettato un lavoro sottopagato, il 37,5% dichiara di aver ricevuto pagamenti inferiori a quelli pattuiti e il 32,5% afferma di non essere stato pagato per il lavoro svolto. Infatti, per poter lavorare, in tanti si sono trasferiti in altri Stati o, bene che vada, in comuni al di fuori della propria regione.

Maria Cristina Pisani

“…Purtroppo la discontinuità lavorativa e il fenomeno della precarizzazione commenta Maria Cristina Pisani, presidente CNG (Consiglio Nazionale dei Giovani) – stanno influenzando le scelte di vita dei nostri giovani, con conseguenze significative sulla loro dimensione retributiva e pensionistica. Un presente di instabilità e un futuro di indigenza stanno cancellando il diritto al futuro di un’intera generazione…”.

In ogni caso la manovra economica è, per adesso, al centro dell’interesse generale ed arriverà oggi a Montecitorio, con i lavori che proseguiranno nelle giornate del 29, 30 e forse del 31 dicembre. Insomma un calendario fittissimo per arrivare all’approvazione definitiva entro fine anno, onde evitare l’esercizio provvisorio. 

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