Danni da pandemia: il prezzo più caro pagato dalle donne

Discriminate e sfruttate sul lavoro e nella società le donne hanno sofferto molto di più e nel comparto sanitario hanno speso tutte le energie disponibili nell’assistenza e cure di malati e anziani. In forte aumento la violenza di genere in campo domestico e on line.

Roma – L’epidemia di Coronavirus ha avuto indubbiamente ripercussioni socio-economiche fino a provocare effetti a lungo termine anche sull’uguaglianza di genere.

Dunque una vera e propria minaccia ai progressi fatti finora, oltre che un rischio concreto per le altre 47 milioni di donne di ricadere sotto la soglia di povertà.

Secondo l’indice sull’uguaglianza di genere 2020 curato dall’Istituto europeo per l’Uguaglianza di Genere (EIGE), l’UE raggiunge il 67,9% sull’uguaglianza di genere: mancano ancora 60 anni per raggiungere la completa parità.

In aumento la povertà femminile

Analizzando alcuni dati, salta all’occhio che per quanto riguarda il settore sanitario, uno dei più esposti al virus, il 76% del personale è composto da donne. Percentuale che addirittura in Lettonia sfiora l’88%, mentre in Italia scende al 66%.

Per quanto riguarda i servizi essenziali rimasti aperti durante la pandemia, dalla vendita  all’assistenza all’infanzia, nell’UE le donne rappresentano l’82% del personale addetto alle casse, il 93% di quello impiegato nei lavori di assistenza all’infanzia e nell’insegnamento di sostegno e il 95% di quello impiegato nei lavori domestici e assistenziali.

L’emergenza sanitaria ha determinato, inoltre, la crescita del precariato tra la popolazione femminile di età compresa tra i 15 e i 64 anni, soprattutto in quei settori particolarmente colpiti dalla crisi Covid-19 che stanno facendo i conti con le perdite dei posti di lavoro.

Il settore assistenziale è quasi tutto appannaggio delle donne

Per non parlare dell’impatto sugli impieghi prettamente ”femminili” dell’economia, come quelli legati al lavoro domestico, di segretaria e dell’asilo nido che i lockdown hanno incrementato in forte misura.

Inoltre, il 31,3% delle donne dell’UE lavora part-time – contro l’8,7% degli uomini – ed è impiegata soprattutto nella cosiddetta economia informale, dove scarseggiano i diritti sul lavoro, la protezione sanitaria e altri benefici fondamentali quali l’assistenza sanitaria, il congedo per malattia o indennità di disoccupazione.

Sempre il ”sesso debole” risulta più propenso a prendersi cura di figli e parenti tanto che, durante la quarantena, ha dovuto cimentarsi con non poche difficoltà  in quel difficile binomio telelavoro-bambini.

Ultimo dato, ma non per questo meno importante degli altri, è quello relativo all’escalation della violenza contro le donne: ogni settimana sono circa 50 le donne che perdono la vita a causa della violenza domestica nell’UE.

Violenza domestica sulle donne in forte incremento

Trend tristemente aumentato con le chiusure imposte dai governi per fermare la diffusione del virus. Allo stesso tempo si è registrato anche un uso maggiore di internet che ha portato ad un’esacerbazione della violenza di genere e degli abusi sessuali online  rispettivamente verso donne e bambini.

Proprio per questi motivi, diversi Paesi europei hanno implementato misure aggiuntive per contrastare la violenza di genere, tra cui l’Italia, dove è stata creata una nuova Task Force ”Donne per una nuova rinascita” sotto la direzione del ministro delle Pari opportunità e della Famiglia, composta da 12 donne rappresentanti diversi settori, da quello scientifico a quello umanistico, per elaborare idee e proposte per lo sviluppo sociale, culturale ed economico post Covid.  

Anche l’attività dei centri anti violenza (CAV) non si è mai fermata, grazie al numero gratuito 1522 attivo tutti i giorni, 24 ore su 24. Insomma un’emergenza nell’emergenza.

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