Il sogno di Silvio Berlusconi è duro a morire e il Cavaliere tenterà tutte le possibilità per realizzarlo. Per rassicurarsi di questa sua “mission impossible” spinge Draghi affinché rimanga al suo posto oltre la legislatura prendendo le distanze anche da Salvini e Meloni. I progetti più ambiziosi, però, sono quelli meno realizzabili in questo particolare momento. L’Italia ha bisogno di riprendersi dalla dura batosta della pandemia e la politica sembra remare contro.
Roma – Dietro l’unanimità di facciata, il centrodestra sconta divisioni profonde. Le strategie dei sovranisti mal si conciliano con i sogni di gloria di Berlusconi, che punta con decisione al Colle. Il Cavaliere ha in tasca un’altra carta da giocare che potrebbe spuntare all’improvviso durante la corsa al Quirinale.
Inutile nasconderlo ma centrodestra, all’opposto di com’era quando il Cavaliere riuscì a sdoganare il partito di Fini e ad unire, o meglio dividere, ciò che restava del Partito Popolare (che si era frammentato tra le due coalizioni), è proprio trainato dalla stessa destra. Non a caso, infatti, si deve parlare di “destra-centro” e non il contrario come fatto sino ad ora. La “Margherita”, che raggruppava un elettorato moderato e liberale, dopo qualche anno decideva di annettersi al popolo della sinistra storica sino ad arrivare alla nascita del Partito Democratico.
L’avvento del M5s ha sconvolto definitivamente qualunque assetto politico. Infatti con i Governi Conte prima giallo-verde, dopo giallo-rosso e con la presenza di Draghi, si è creato una strana ”miscellanea” dalla quale si sta tentando di uscire. Comunque mantenere a lungo Mario Draghi a Palazzo Chigi, anche oltre il 2022, servirebbe a Berlusconi per due scopi: giocarsi la famosa carta vincente per il sogno impossibile del Quirinale e tentare di ricostruire un’ala moderata che realmente riequilibri la coalizione, attualmente troppo sbilanciata a destra.
Una cosa è certa: Berlusconi vuole ancora incidere nel centrodestra e nel quadro politico generale tentando di smarcarsi dal pressing di Meloni e Salvini. Tutto ruota ovviamente attorno al rebus del Colle, a sua volta strettamente legato al futuro di Mario Draghi.
Ed è proprio partendo dal ruolo dell’ex Presidente della Bce che il Cavaliere avvia la sua strategia. Non a caso dichiara fedeltà al Presidente del Consiglio ed ipotizza la sua permanenza a Palazzo Chigi anche oltre la scadenza naturale della legislatura.
“…Il Governo deve andare avanti per consolidare l’inizio della ripresa. Dopo il 2023 – aggiunge Berlusconi – saranno gli italiani a scegliere. Ma per vincere e governare, il centrodestra, deve avere un forte profilo liberale…”.
Chiaramente quello esposto non è lo scenario che hanno in mente i suoi alleati sovranisti, Lega e FdI. Infatti Matteo Salvini lascia trapelare una netta contrarietà a mantenere ancora a lungo in piedi gli equilibri attuali, di unità nazionale, mentre Giorgia Meloni, pur di ottenere il voto anticipato, sarebbe disposta a sostenere a Presidente della Repubblica l’attuale Premier, Berlusconi o chiunque altro possa darle garanzie di elezioni il prima possibile.
Difficile, in ogni caso, evitare una crisi se la maggioranza si divide nell’elezione per il Quirinale. Anche se poi è noto a tutti che al massimo si potrà anticipare la legislatura solo di pochi mesi, almeno fino a quando i parlamentari non matureranno il diritto alla pensione, dopo 4 anni, sei mesi e un giorno dall’inizio della legislatura. Per questo motivo molti si opporranno ad uno scioglimento delle Camere prima di quella data.
I neoeletti della XVIII legislatura, in sostanza, non avrebbero diritto alla pensione parlamentare se le Camere venissero sciolte prima del 24 settembre 2022. In questa categoria rientrano il 68% dei deputati e il 73% dei senatori.
Tanto per essere chiari, l’incentivo economico per evitare uno scioglimento anticipato del Parlamento prima del 24 settembre è congruo e rafforzato dal fatto che, con la riduzione dei parlamentari da 945 a 600 unità, la probabilità di essere rieletti è quasi come vincere un terno al lotto.