Riforme e referendum: purché non se ne parli

Una paralisi totale dell’attività parlamentare affligge da tempo Camera e Senato. Complice la campagna elettorale per le amministrative, battistrada alle elezioni nazionali del 2023, se la guerra non le anticiperà. Al momento si annusano gli umori degli elettori per orientarsi e pianificare strategie e provvedimenti legislativi. Lo spauracchio dell’astensionismo preoccupa tutti.

Roma – Si pensa ad altro, soprattutto a mentenersi la poltrona. Per dirne una la riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm ha subito un rallentamento. Approderà in Aula al Senato solo dopo il referendum del 12 giugno, come imposto dalla Lega. Uno slittamento formalmente dovuto al periodo elettorale. Gli italiani si aspettano dalla magistratura decisioni giuste in tempi brevi. Da qui la necessità per Draghi di imprimere un’accelerazione. Mentre la baraonda prosegue senza escusione di colpi.

Mario Draghi, premier
Mario Draghi auspica pronte riforme per la giustizia italiana

“Gli stessi magistrati hanno bisogno di una riforma che rafforzi la loro credibilità e terzietà. Questi sono i principi alla base della riforma del governo – afferma il Premier che auspico possa essere completata con prontezza…”.

Nel frattempo si avvicina la data fatidica del 12 giugno, senza strilli di tromba né dibattiti televisivi. Il silenzio più assoluto è piombato sui quesiti referendari, salvo le informazioni istituzionali fornite per legge sui principali canali nazionali. Nient’altro, com’era previsto. Insomma la storia si ripete alla vigilia di ogni voto popolare.

Igor Boni, presidente Radicali
Igor Boni, presidente dei Radicali Italiani

Per questo Matteo Salvini, promotore dei quesiti referendari insieme ai Radicali, ha lanciato la mobilitazione generale nelle principali piazze italiane nei due fine settimana che precedono il voto. Purtroppo sono ancora moltissimi i cittadini ignari del referendum e di quali siano le ragioni del sì e del no.

Il 12 giugno si voterà per i cinque quesiti che comprendono la riforma del Csm, l’equa valutazione dei magistrati, la separazione delle carriere tra giudici e Pm, i limiti agli abusi della custodia cautelare e l’abolizione della legge Severino.

Silvio Berlusconi, Matteo Renzi, Matteo Salvini
FI, Italia Viva e Lega sono i partiti del sì

Forza Italia, Lega e Italia Viva votano al referendum. L’unico partito fermamente contrario a tutti e cinque i quesiti sulla giustizia è il M5s. FdI dal canto suo ha espresso perplessità su alcuni quesiti. Meloni appoggia la separazione delle carriere, mentre su limitazione della custodia cautelare e su abolizione della legge Severino si è detta contraria. Il Pd, manco a dirlo, è diviso. In molti nel partito hanno manifestato idee divergenti e Letta ha chiarito che c’è libertà di voto.

In ogni caso la sensazione è quella che non si raggiungerà il quorum. Numerosi sondaggisti prevedono che si potrà arrivare al massimo al 40%. Altri, più pessimisti o realisti a seconda del punto di vista, ritengono che ci sarà un’affluenza non superiore al 30%. Le cause di questo scarso interesse sono variegate.

Luciana Lamorgese, ministra dell'Interno
Luciana Lamorgese

Da un lato la decisione, in particolare della ministra dell’Interno Lamorgese, di votare solo domenica e non anche lunedì. Si consideri che sarà il primo weekend di giugno con le scuole chiuse. Oltre a questa ragione pesa anche la scarsa se non inesistente informazione nel merito. Ma questa situazione va avanti da anni e ormai gli italiani ci hanno fatto il callo.

Non va dimenticato che la Corte Costituzionale ha bocciato il referendum principale e più importante in tema di Giustizia, quello sulla responsabilità dei magistrati, oltre ai quesiti sulla cannabis e sull’eutanasia, che certamente avrebbero contribuito a far crescere la partecipazione.

Quorum ai referendum

Insomma lelection day sta per arrivare. Si voterà in tutta Italia, oltre che per il Referendum sulla Giustizia, anche in circa mille Comuni. Alla chiusura del voto si procederà con lo spoglio delle schede dei cinque quesiti. Quello relativo alle amministrative verrà invece rinviato al 13 giugno, a partire dalle 14. Solo allora sapremo i risultati, sempre che qualcuno decida di recarsi a votare.

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