Riforma giustizia in salita: il Csm non ci sta

I magistrati storcono la bocca per alcune norme previste dalla riforma Cartabia: le toghe dicono no alle pagelle sulla professionalità, all’illecito per punire un eventuale ritardo nel compiere atti giudiziari, all’inserimento di avvocati e professori nella compagine del Consiglio Superiore. A breve il Green-pass andrà in pensione ma la pandemia non è affatto battuta. Per l’economia altri passi indietro.

Roma _ La pandemia continua il suo percorso insidioso a pochi giorni dalla fine dell’emergenza, con lo stesso zoccolo duro di persone non vaccinate, mentre il Parlamento ha approvato un ordine del giorno al Decreto Ucraina, che impegna il Governo a destinare una quota pari al 2% del Pil alle spese militari.

Mario Perantoni

Nel frattempo la riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario continua a provocare fibrillazioni tra i partiti, alla luce soprattutto dello sfoltimento degli emendamenti, circa 700, effettuato dal Presidente della Commissione giustizia della Camera, Mario Perantoni, che li ha ristretti a 250.

“…Una scelta che non mi piace ma che si delinea come inevitabile – ha affermato Perantoni – pena il rischio di affondare il provvedimento…”.

Il provvedimento, d’altronde, è atteso in aula il 28 marzo per cui si devono contingentare i tempi per potere esaminare il testo nella sua interezza e le innumerevoli proposte di modifiche ne avrebbero rallentato il percorso.

Una sforbiciata che manda su tutte le furie diversi parlamentari e crea malessere nella stessa maggioranza. Dal Governo, però, arriva la rassicurazione che sarà fatta una sintesi, ha garantito la ministra Cartabia, anche se l’Esecutivo spera che il testo non venga stravolto.

Ma la questione del taglio del numero degli emendamenti è stata sollevata anche in aula dove si vive la limitazione come una “mortificazione”, tanto da richiedere l’intervento del presidente Fico. Insomma maggioranza ed opposizione sono in subbuglio.

Così il deputato Riccardo Zucconi (FdI) ha chiesto che Si riconoscano al Parlamento le giuste tempistiche…”. Mentre Roberto Giachetti (Iv) ha insistito per una Rivalutazione della decisione…”. Chi riuscirà a spuntarla?

La ministra della Giustizia, comunque, ha tranquillizzato tutti assicurando che verranno valutate, attraverso un’analisi approfondita che compendierà tutte le proposte avanzate, ricordando però nello stesso tempo che la riforma bisogna completarla entro il 2022, senza compromettere i capisaldi del provvedimento.

Sonora e impietosa la valutazione dello stesso Consiglio superiore sulle misure proposte. Infatti, con un testo di ben 142 pagine, il Csm boccia la riforma. E arriva una pioggia di no alle pagelle sulla professionalità con tanto di voto da “buono a ottimo”, così come all’illecito per punire un eventuale ritardo nel compiere degli atti. Disapprovata anche l’idea di inserire avvocati e professori nella struttura del Csm.

Insomma la sesta commissione del Csm esprime forti criticità sulla riforma Cartabia. In particolare, si esprimono perplessità sulle previsioni inerenti il nuovo sistema per eleggere i togati a Palazzo dei Marescialli.

Luca Palamara, il magistrato al centro dello scandalo “toghe”.

Nel parere si smonta innanzitutto il sistema elettorale per il voto dei componenti togati, che la ministra vuole maggioritario con correzioni proporzionali, puntando a limitare l’influenza delle correnti nella selezione delle candidature:

“…Il Correttivo – sottolinea l’attuale Csmmira ad offrire ai gruppi minori una rappresentanza in Consiglio insufficiente, perché, anche con queste modifiche, le minoranze potrebbero essere sottorappresentate mentre i gruppi di maggiori dimensioni sarebbero sovradimensionati…”. Raggiungendo, in tal modo, il risultato opposto.

Le critiche alla riforma sono anche per “…I capi di Gabinetto che – ribadisce il Csm non possono essere trattati come le toghe che si candidano e non sono elette.

Insomma è il gioco delle “porte girevoli”, che possono chiudersi per alcuni e rimanere aperte per altri. La differenza starebbe tra attività giudiziaria in ruolo ed attività non giudiziaria fuori ruolo.

Altro punto nodale è l’eliminazione dell’illecito disciplinare per il Procuratore, che non rispetta il principio sulla presunzione d’innocenza, quando indice conferenze stampa per diffondere notizie che vanno oltre la pubblica utilità.

Il Consiglio dei Ministri che si è svolto ieri ha decretato l’uscita di scena del Super Green-pass che andrà in pensione a far data dal 1 aprile nei luoghi di lavoro per gli over 50. A chi ha superato questa soglia d’età, per cui l’obbligo resterebbe in vigore, sui luoghi di lavoro dovrebbe essere richiesto solo il certificato base. A maggio invece finisce l’obbligo del Green pass ma rimarrà l’obbligo di presentare il certificato verde in alcuni ambiti (base o super nei diversi luoghi) laddove ci sono maggiori assembramenti ancora fino al 30 aprile. Da maggio non sarà più necessario esibirlo. Scompare anche l’Italia a colori.

Addio al tanto bistrattato Green-pass

L’obbligo vaccinale rimane per il personale sanitario e Rsa sino al 31 dicembre 2022, mentre l’ultima tappa che prevede il finis per tutte le restrizioni è stato previsto per il 15 giugno, data entro la quale è prevista la fine dell’obbligo vaccinale per gli over 50. Le mascherine al chiuso rimarranno obbligatorie sino al 30 aprile.

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