Non c’è più tempo: la trasformazione del sistema fiscale deve avvenire al più presto. Non ci può essere una ripartenza economica concreta se non si abbassa la pressione delle tasse e non si alienano quelle vecchie per i contribuenti che non possono pagarle. Occorre una botta di coraggio da parte del Governo anche nel diminuire le aliquote Iva.
Roma – La riforma fiscale non è gratis. Costerà infatti da 1 a 2 miliardi di euro dal 2023. E proprio per questo motivo il ministro dell’economia Daniele Franco ha detto che la riforma va attuata in equilibrio con il bilancio pubblico e non in deficit. Sante parole.
Insomma gli stanziamenti sono limitati e questo renderà necessaria una scelta di priorità rispetto alle proposte che sono state presentate nel documento parlamentare sull’evasione fiscale.
La proposta dovrebbe prevedere la diminuzione del numero delle aliquote Iva, che da quattro diventerebbero due, con un abbassamento dell’aliquota ordinaria di uno o due punti percentuali e una sola aliquota agevolata compresa tra il 5 e il 10%.
Se la riforma non conterrà misure coraggiose non si potrà parlare di vera riforma fiscale nel nostro Paese. Per altro già noto per gli emendamenti-contentino. Dunque diventa improcrastinabile esonerare dal pagamento tutti i contribuenti che non possono assolvere ai propri debiti erariali ormai da decenni.
La montagna di crediti inesigibili non fa che aumentare gli importi erariali che lo Stato non potrà mai riscuotere. Allora perché non esonerare questi contribuenti e lasciarli liberi di tentare nuovi approcci con il mondo del lavoro? Attualmente questa categoria di persone, se ne contano ormai decine di migliaia, vengono trattati come appestati o criminali a cui viene impedito un pur minimo credito e qualsiasi movimento reddituale. Insomma persone che per vivere sono obbligate all’anonimato ed all’evasione. Se non peggio.
In ogni caso le cifre del finanziamento della riforma saranno comunque indicate in dettaglio nella legge di Bilancio 2022. Però è opportuno segnalare che per quanto riguarda il taglio delle micro-tasse, l’operazione genererebbe un costo per lo Stato pari a 680 mln di euro. Che non sono bazzecole.
Per l’Irap il documento parlamentare auspica la sua definitiva archiviazione. Sempre nell’ottica di una semplificazione del sistema tributario. Però è proprio all’interno di un complessivo quadro di riforma che bisogna valutare gli aspetti di redistribuzione del carico fiscale.
Nella prospettiva di riformare l’intero sistema si dovrà necessariamente eliminare l’imposta regionale sulle attività produttive. La stima di spesa per l’erario, in questo caso, è prevista ipotizzando sia una manovra ridotta solo per le piccole-medie imprese già gravate da versamenti Ires/Irpef, sia da una operazione a più ampio raggio.
Nel primo caso il costo è più contenuto, circa 3 miliardi, mentre sono necessarie più risorse se l’abolizione arriverà a toccare anche le società a responsabilità limitata e le società per azioni e potrebbe arrivare fino a 11 miliardi. Nessun costo, invece, per la rimodulazione degli acconti o per l’abrogazione della ritenuta d’acconto. E meno male.
Altro discorso è se la riforma riguarda solo l’innalzamento dell’area tassabile a 10 mila euro, senza l’obbligo di presentare la dichiarazione dei redditi. Si potrebbe verificare, in questo caso, un aumento di gettito per lo Stato perché andrebbero azzerati, per i contribuenti, le compensazioni di crediti fiscali dichiarati.
L’impatto sarebbe totalmente diverso se si scegliesse di intervenire con l’innalzamento a 10 mila euro della fascia sociale esente dalla tassazione sul reddito delle persone fisiche, in funzione di franchigia fino al terzo scaglione Irpef, cioè con redditi compresi tra 28 e 55 mila euro lordi.
Proprio una rimodulazione del terzo scaglione Irpef si rende necessaria, in quanto incide maggiormente l’effetto di una imposta diventata sempre più distorsiva. Ipotizzato anche un prelievo mensile alle partite Iva, con la possibilità di rateizzare il pagamento del secondo acconto.
Per il resto oggi è la giornata della cabina di regia per quanto riguarda il Green-pass e il nuovo Dpcm con i diversi parametri per analizzare la curva epidemica in base ai ricoveri ospedalieri. Speriamo bene.