Voci di corridoio parlano di un nuovo partito guidato da un autorevole sindacalista e di un altro contenitore politico diretto da Luca Palamara. Il primo sembrerebbe una burla mentre il secondo, purtroppo, pare nuda e cruda verità. In un momento in cui il Paese cade nel baratro dell’indigenza e senza prospettive per il futuro.
Roma – Politica in allarme rosso? I partiti sono in agitazione sia per i problemi economici, che non possono più essere sottaciuti, che per le ormai imminenti elezioni regionali in Sicilia e per le politiche del prossimo anno. Anche i sindacati sembrano in fibrillazione ed affilano le armi per l’autunno che si prevede sempre più bollente, per l’incandescente situazione che sta mettendo in ginocchio imprese, professioni e famiglie.
Così comincia a prendere forma, secondo indiscrezioni, l’impegno diretto di qualche sindacato, o meglio di qualche sindacalista, per dare vita ad un contenitore politico che avrebbe come primo punto all’ordine del giorno il lavoro in tutte le sue forme.
Certo è che non si avverte il bisogno di un altro partitino, soprattutto se le notizie riguardano la Cgil e Landini. La notizia sembra priva di fondamento, anche se tutto pare propendere verso questa direzione. In ogni caso il sasso è stato lanciato ed il gossip dilaga, con cifre e percentuali di iscritti e fasce di età che potrebbero fare esaltare la sinistra ed in particolare il Pd, che con il mantra lettiano del “campo largo” potrebbe averne grossi benefici.
Ma in effetti non è così. Infatti se improvvidamente ciò dovesse accadere si tratterebbe di riversare dentro un altro contenitore consensi che, comunque, sarebbero già in quell’area. Ecco perché la notizia non sembrerebbe realistica. Senza considerare poi che un altro “soggettino” politico andrebbe ad aggiungersi, dal punto di vista dei consensi, ad un sindacato dalle radici robuste, come quello della Cgil. E che peraltro potrebbe non dare i frutti sperati.
In sostanza misurarsi non conviene e non solo per Landini. Tutto questo vociare, invece, potrebbe essere solo propedeutico ad una mobilitazione generale. Ovvero ad uno sciopero generale. Insomma una manovra per toccare il polso a Draghi per alcune proposte sindacali. Tutto nella ordinarietà, dunque, tranne una svolta epocale del sindacato. In parole povere: ordinaria strategia comunicativa.
Nell’agone politico, ormai, pare faccia il suo ingresso anche Luca Palamara, ex membro del Consiglio superiore della magistratura ed ex presidente dell’Anm, il quale lancia gli Stati Generali di “Oltre il Sistema”, con un nuovo logo che avrebbe la pretesa di partecipare alle prossime politiche.
La proposta riguarda il tema centrale della giustizia a cui vengono affiancati altri temi, che vanno dall’ambiente al lavoro, dalla guerra all’euro, dall’economia alla scuola, dall’informazione alle piccole e medie imprese, dalla sicurezza all’immigrazione, dalla giustizia sociale alle pensioni, dal pubblico impiego alle forze dell’ordine, agli ordini professionali degli avvocati, notai, giornalisti, medici, assicuratori, dal sindacato alle confederazioni, dalle politiche giovanili alle pari opportunità.
In buona sostanza l’ex magistrato intende rappresentare tutta la società e non solo il pianeta giustizia. L’appello, annuncia l’ex Pm, è rivolto a tutti, destra, sinistra, centro, astenuti, apolitici e vuole essere una piattaforma iniziale su cui innestare con forza un nuovo movimento riformatore.
“…Troppe contraddizioni hanno attraversato il mondo delle toghe, con interazioni tra magistratura e politica che hanno inquinato l’autonomia dei giudici e hanno parificato il mondo dei togati ad un manuale Cencelli...”. Praticamente una corsa smodata, secondo Palamara, al carrierismo e ai fuori ruolo presso gli uffici legislativi di Camera e Senato e dei Ministeri.
“…Ho provato sulla mia pelle cosa significhi andare contro un sistema che si regge da anni, per questo io credo – conclude l’ex magistrato – che oggi dopo che si è squarciato il velo di ipocrisia sia giunto il momento di dare un taglio secco col passato e di cancellare per sempre il ricorso strumentale all’uso politico della giustizia per favorire gli amici, applicando la legge solo contro i nemici ed interpretandola a favore dei primi…”.
Impietosa reprimenda, nonostante tutto, delinea chiaramente il clima politico che si respira. Che tempi.