Oltre il danno anche la beffa, come sempre. L’Inps non può più erogare soldi a copertura dei periodi di quarantena per i lavoratori dipendenti. Quelli autonomi non hanno mai ricevuto nulla in tal senso dunque il problema non si pone. Ma quando si tratta di salvare le banche degli amici, i privilegi di certi tromboni e le pensioni di diamante dei funzionari straricchi i denari piovono a pioggia. Nessuno ne parla perché non conoscono la vergogna.
Roma – Sei in quarantena? Te la paghi con lo stipendio! Ma che bella notizia. Poi ci si offende se veniamo definiti repubblica delle banane. Ecco la trovata che, a qualsiasi persona di buon senso – ma ce ne sono in giro? – fa trasecolare. Pare che se sei in quarantena, lo stipendio è a rischio. Ma come, uno non solo ha la sfiga di stare in segregazione, ci deve rimettere pure di tasca propria?
Ebbene succede anche questo nel Paese governato dai più bei fighi del bigoncio politico, con una maggioranza parlamentare che a definirla bulgara si offendono quest’ultimi!
Ricordiamo, per dovere di cronaca, che la quarantena è una misura di salute pubblica essenziale ed obbligatoria per evitare l’insorgenza di ulteriori casi di positività al Covid. Tale restrizione sociale tocca ad una persona sana che sia in contatto stretto con una risultata infetta, con l’obiettivo di monitorare i sintomi ed assicurare l’identificazione precoce dei casi. Ora che cosa succede ad un povero cristo in questa condizione?
Succede che subisce oltre il danno anche la beffa. E’ quanto ci ha fatto, gentilmente, sapere l’Inps attraverso una circolare in cui ha reso pubblica la bella notizia: “…Il periodo di quarantena non sarà riconosciuto come malattia, né retribuito come tale…”. L’Inps ha poi illustrato le novità normative introdotte col decreto Sostegni e Cura Italia. L’anno scorso, invece, il periodo di quarantena era stato equiparato alla malattia e, quindi, coperto anche economicamente.
L’istituto ha l’obbligo di non superare lo stanziamento dei fondi previsto e procederà al riconoscimento solo per il 2020, periodo per il quale i fondi sono stati erogati. Quest’anno invece per insufficienza di risorse la quarantena non sarà più riconosciuta come malattia, né retribuita. Il legislatore, salvo interventi futuri, non ha previsto appositi stanziamenti al riguardo.
Va in fumo pure la copertura previdenziale figurativa prevista in caso di malattia. Tuttavia ci sono delle eccezioni per i cosiddetti lavoratori fragili, per i quali sono state previste ulteriori proroghe. Infatti, il D.L. n. 105 del 23 luglio scorso ha previsto la proroga fino al 31 ottobre prossimo. Si provvederà, quindi, a riconoscere a questi soggetti la prestazione nei limiti degli importi stanziati per il 2021.
Già il solo pensare che possono esserci tecnici spacciati per validi professionisti, dunque competenti in materia, che hanno avuto l’ardire di pensare una norma o un regolamento del genere, fa venire l’orticaria. Non sono state previste risorse a copertura finanziaria? Che le trovassero al più presto se non vogliamo essere coperti di ridicolo! Per gli amici degli amici, per le banche e industrie decotte “certe” risorse sono state sempre trovate. Come quelle per i vitalizi di tizio e caio con qualche anno di carriera parlamentare.
Lungi da noi l’intento di impelagarci in una sterile discussione in punta di diritto e di norme legislative, ovviamente. Sono gli effetti di una scelta di questo tipo che vanno evidenziati. Se la quarantena è un obbligo di salute pubblica perché si vuole punire chi si trova in questa condizione? Quest’ultima non è dovuta ad una cattiva condotta sul lavoro o per aver infranto la legge. E’ un fatto di salute e come tale va inquadrato, tutti questi arzigogoli da legulei servono solo a creare confusione ed impasse.
I sindacati hanno scritto al Governo manifestando forte preoccupazione e chiedono con forza: “…Un intervento normativo urgente che permetta all’Inps di assicurare le tutele a lavoratori e lavoratrici…La mancata equiparazione della quarantena a malattia pone seri interrogativi su come saranno riconosciuti tali periodi di assenza…”.
Fino a questo momento non ci risulta nessuna risposta dal Governo. Ci sorge un dubbio: vuoi vedere che conoscendo la lentezza di Poste Italiane, la lettera non è ancora giunta a destinazione? Potevano inviare una mail…