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Meloni come un caterpillar per vincere

La preferita del centrodestra conosce perfettamente le proprie potenzialità e se i sondaggi non sono aria fritta un certo vantaggio rispetto agli alleati di sempre lo ha guadagnato. E sul campo. Nonostante un’opposizione molliccia nei riguardi del Governo Draghi. Vedremo se nel Nord Italia riuscirà a sfondare e superare Lega e Forza Italia. Piuttosto fiacchi e senza argomenti che diano spunto ad aumentare i consensi.

Roma – Aria di nuove leadership nel centrodestra. Meloni non nasconde più le sue aspirazioni future e lavora da Presidente del Consiglio in pectore. Il guanto di sfida è stato lanciato soprattutto agli alleati. Il titolo della kermesse milanese d’altronde è suggestivo, “Indipendenza, libertà, crescita” e rappresenta in pillole il suo programma conservatore.

Lo spartito è chiaro, bisogna ancora inserire qualche nota qua e là per una musicalità più orecchiabile, in modo da trasformarlo in ritornello di una campagna elettorale lunga e per nulla scontata. Obbligatorio, dunque, per la presidente di FdI, suonare il flauto ammaliatore e cambiare pelle per vestire i panni della moderata. Panni stretti ma indispensabili se si vuole trascinare a sé un elettorato difficilmente influenzabile altrimenti.

La scelta del capoluogo lombardo è significativa. Soprattutto per la Lega che per tradizione rappresenta il partito di centrodestra più votato nel Nord Italia. Meloni chiede strada e riguardo al timone del comando si richiama alle regole dell’ex centrodestra, secondo le quali il partito che arrivava primo all’interno della coalizione faceva la sua proposta su chi dovesse guidare il governo. I tempi, però, sono cambiati ed il clima che si respira è abbastanza pesante e molto variabile.

In ogni caso l’ex ministra del governo Berlusconi, consapevole di essere a capo del primo partito nei sondaggi, si atteggia come la candidata premier designata. “…I saluti romani sono gesti antistorici ha affermato la leader di FdI, sdoganando in tal modo ogni velleità del passato nostalgico che caratterizza ancora molti appartenenti della destra italiana. Insomma si prendono le distanze dal passato per meglio governare il presente e accreditarsi agli italiani come una destra moderna e soprattutto moderata, per affrancarsi dai retaggi storici senza alcuna subalternità verso gli ex alleati. L’opera di scouting è iniziata.

Il Cavaliere

Nei sondaggi FdI si piazza oltre il 20%. E tutti sono in fila per occupare un posticino che rappresenti una speranza per ritornare in pista. Il corteggiamento è iniziato da tempo, soprattutto tra i peones del Parlamento, che difficilmente verranno candidati senza il paracadute del proporzionale. Le sirene del potere affascinano. I bene informati raccontano che molti militanti e candidati di Fi guardano la Meloni per non morire salviniani. Tant’è che “…Giorgia viene vista come la ciambella di salvataggio di tanti, ma non potrà salvare tutti…”, si lascia scappare un big azzurro in Transatlantico a Montecitorio, che allarga le braccia di fronte al destino sempre più incerto che si prospetta tra un anno.

Gianfranco Rotondi

La tagliola del maggioritario è sempre in agguato e nei collegi dove FdI non fa doppia cifra i seggi vanno conquistato sul campo. Non è un caso se anche Gianfranco Rotondi, vicepresidente dei deputati di Fi, da tempo va dicendo che “…Meloni può guidare un nuovo Pdl…” e invita “…Silvio a pensarci…”. Ed è sempre Rotondi che vorrebbe ispirare la Meloni invitandola a “…Rivisitare alcune pagine della storia democristiana, in cui troverà spunti attuali per la costruzione di un partito degli italiani, che manca dalla fine della Dc…”.

Insomma, il novello leader avellinese, che vorrebbe emulare Helmut Kohl, salta con passo felino dalla sua posizione centrista verso la destra estrema per tentare di legittimarla con leggerezza sconcertante. Questa è l’aria che si respira con il 13% di elettori ex Dc pronti a votare FdI.

Roberto Lagalla

Almeno secondo un recente sondaggio Ipsos che vede questa parte di elettorato piuttosto sbandata per la mancanza di un serio progetto moderato a cui aderire. Del resto prima erano saliti sul carro berlusconiano, poi salviniano ed ora tentano si salire sul treno di FdI. Non è un caso la recente virata di Meloni su Roberto Lagalla, candidato sindaco a Palermo, che si propone al consenso con una strategia (moderata) ben precisa. Sarà interessante vedere i risultati della “Dc nuova” di Salvatore Cuffaro e soprattutto vedere quale posizione assumerà il neopartito nel capoluogo siciliano, rispetto all’Udc.

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