Burrasche in vista per i consumatori italiani

I prezzi stanno arrivando alle stelle e gli italiani tirano la cinghia. Scendono gli acquisti nel ramo alimentare mentre altri prodotti, seppur in lieve crescita, non riescono a compensare le perdite. C’è bisogno di ricorrere a prezzi calmierati almeno per i generi di prima necessità per porre un argine agli effetti del caro energia e della guerra. Una situazione in rapido peggioramento.

Roma – Il tempo non promette niente di buono per imprese e consumatori. Se quello meteorologico è entrato nella stagione primaverile, l’economia italiana, pur manifestando segnali di ripresa, in realtà conferma il suo stato comatoso. Nelle rilevazioni di febbraio l’Istat ha registrato una leggera crescita delle vendite al dettaglio nel comparto non alimentare, mente in quello alimentare ha registrato una flessione.

L’Ufficio Studi e Relazioni con la Filiera di Federdistribuzione, che rappresenta le aziende della Distribuzione moderna alimentare e non, operante con rete di negozi fisici e coi nuovi canali digitali, ha rilevato che i dati positivi della vendita dei prodotti non alimentari sono incoraggianti ma non ancora in grado di indicare un recupero del settore.

Pesante invece la flessione del comparto alimentare, considerando che la crescita inflattiva generale, sospinta dal conflitto in Ucraina, rischia di pesare ulteriormente sull’andamento dei consumi. La flessione più consistente è stata registrata proprio nel comparto alimentare, su cui hanno notevolmente pesato gli aumenti dei prezzi registratisi nelle fasi antecedenti al conflitto.

Il carrello della spesa costa sempre di più

E come sempre accade a pagarne le conseguenze più dure sono state le piccole imprese, già vittime predestinate dai rincari delle risorse energetiche. Rispetto ai primi due mesi 2019, dunque al periodo antecedente la pandemia, per questa categoria di imprese il crollo si aggira sull’0,7%. Non ci voleva un mago per capire che gli aumenti smisurati dei prezzi registrati in Italia sui beni di prima necessità, come pane, pasta, frutta e verdura, avrebbero avuto effetti negativi sul bilancio delle famiglie!

Il calo della spesa alimentare da parte di una buona parte delle famiglie italiane è un dato allarmante, a cui dovrebbe dare una risposta decisa il Governo, adottando misure straordinarie, soprattutto col rialzo dell’inflazione. C’è bisogno di ricorrere a prezzi calmierati almeno per i generi di prima necessità, come quelli alimentari, per porre un argine agli effetti del caro energia e della guerra in Ucraina.

La pandemia riaccende la voglia di vivere

Senza voler mettere in dubbio l’autorevolezza dei dati statistici e, soprattutto, dell’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), si ha la sensazione che essi stridono con la percezione che si ha della realtà. Se si va in giro per le maggiori città e località italiane, si nota un sacco di gente in giro per locali, forse perché, dopo il biennio di restrizioni dovute alla pandemia, si ha voglia di movimento e di libertà, di stare all’aria aperta.

E’ chiaro che la percezione è una sensazione soggettiva, mentre i dati numerici si avvalgono dell’oggettività e quindi, sono incontestabili. Inoltre, com’è ovvio che sia, coloro che non sono in grado economicamente di spostarsi non lo fanno e non si notano, restando invisibili. Invisibili sì, ma presenti.

Come sono presenti, ma anch’esse invisibili, realtà imprenditoriali, soprattutto nel settore del commercio e dei servizi, sconosciute al fisco e alla legge, che partecipano alla creazione del prodotto interno lordo (PIL) pur essendo evasori fiscali e contributivi.

Uno Stato serio dovrebbe attuare una duplice politica: la prima in grado di offrire sostegno concreto alle imprese e alle famiglie in difficoltà e l’altra che si ponga come obiettivo il recupero delle risorse finanziarie evase.

Inoltre la punibilità di coloro che si sono macchiati di questi reati, che dovrebbero essere considerati tra i più gravi, in quanto vengono sottratte somme ingenti a tutta la comunità! Questo Stato serio è quello italiano? Nutriamo fortissimi dubbi.

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