Durante la settimana di Ferragosto anche i gravissimi problemi degli italiani vanno in vacanza. Giusto o sbagliato che sia la politica si riposa nonostante le emergenze della pandemia che ci hanno ridotto sul lastrico. Tra i corridoi solinghi dei palazzi del potere una sola voce “rompe” la quiete: Matteo Salvini
Roma – Il Parlamento è chiuso per ferie. Sotto piazza Montecitorio rimangono le transenne con poliziotti e carabinieri di servizio oltre a qualche sparuto turista straniero senza alcuna voglia di fotografare una città che sembra uno spettro. A confronto di quella che era due anni fa.
E per quanto mi riguarda un po’ di silenzio da parte della politica non può che essere gradevole e rilassante in questo bollente scorcio d’estate. Mentre stavo godendo di questa inverosimile tranquillità ecco che a rompere i cabbasisi ci pensa Salvini.
Poteva rimanere con la bocca chiusa il capo del Carroccio mentre tutti gli altri dormicchiano? Ovviamente no ed eccolo a movimentare l’afa con un paio di sviolinate contro il governo Draghi, come se non ne facesse parte. E come due anni fa ripete il suo refrain ormai vecchiotto contro il suo obiettivo preferito: Luciana Lamorgese.
Sono alcuni giorni che Salvini, dopo aver ripreso il tema dei migranti a lui tanto caro, ha iniziato il suo attacco prendendosela di petto con l’inquilino del Viminale a cui non risparmia, si fa per dire, i soliti triti e ritriti anatemi che davvero provocano l’orticaria:
“…Non è possibile – ha detto il buon Matteo – che ci sia un ministro dell’Interno assente che si preoccupa di mandare i controlli agli italiani che vanno al bar e che sta facendo sbarcare anche in queste ore centinaia di immigrati irregolari non vaccinati...”.
Non pago delle prime staffilate Matteo da Pontida riattacca la solita solfa durante una sua visita a Caserta:
“…Io le persone le giudico dai fatti e come sbarchi di clandestini stiamo tornando ai numeri disastrosi di qualche anno fa – ha aggiunto il Capitano – limitare gli sbarchi si può, invito il ministro a darsi una mossa. Non si capisce perché navi straniere devono sbarcare il loro carico in Italia, basta fare tre telefonate, non occorre la scienza...”.
Per Salvini dunque una telefonata salva la vita ma come ex ministro dell’Interno dovrebbe sapere bene che non è cosi. Poi passa dal tema della sicurezza a quello della ristorazione con una disinvoltura che fanno del leader della Lega un funambolo di rara maestria:
“…Il ministro dell’Interno dovrebbe garantire la sicurezza in tutto il Paese – ha continuato Salvini – dentro e fuori dal ristorante. Mi sembra che abbia le idee molto confuse e rischia di far danno perché non puoi trasformare baristi e pizzaioli in bersaglieri o carabinieri. Se facesse meglio il suo lavoro sarebbe meglio per tutti...”.
E cosi via in un crescendo rossiniano che gli fa dimenticare di non aver alzato un dito per limitare i disagi del Green-pass ai non vaccinati nonostante avesse promesso agli italiani non immunizzati un’estate meno faticosa. Salvo poi a fare marcia indietro per sposare in toto le direttive del presidente Draghi che fa di Salvini quello che vuole.
Basta chiedere il parere dei leghisti Claudio Borghi, Simone Pillon, Alberto Bagnai e Armando Siri, anti lasciapassare, per rendersi conto del comportamento “coerente” del loro segretario che predica bene ma razzola male.
Dopo la sfuriata Salvini si placa, pronto a tornare all’attacco con i suoi cavalli di battaglia in versione estiva mentre l’Italia si prepara a ricambiare colore. Il piano vaccinale procede a rilento e il certificato verde non mette in sicurezza nessuno. Anzi.
Un giro dentro gli autogrill e nelle vie del centro storico di qualsiasi città turistica dimostra il flop del nulla-osta verde. E la colpa, però, non è solo di Matteo Salvini. Almeno lui c’ha messo sempre la faccia.