L’obbligatorietà sarebbe stata più dignitosa

Il gioco di mantenere alta la confusione e di rimanere sul filo del rasoio su norme inapplicabili e lasciapassare inutili è ormai noto agli italiani, parte dei quali non ci stanno. La discriminazione fra vaccinati e non è evidente come sono evidenti gli interessi per una piuttosto che per un’altra categoria commerciale: alcune escluse dal green-pass altre no. Come al solito è tutto precario e temporaneo mentre l’estate scorre via.

Roma – Nel primo secolo A. C. il teologo, filosofo e predicatore Valentino distingueva e descriveva in modo minuzioso tre categorie umane: Ilici, Psichici e Pneumatici. I primi nascono, si riproducono e muoiono vivendo come gli animali, vittime delle passioni e degli istinti più bassi. I secondi hanno le capacità di dominare le passioni ed i bassi istinti, ma non ne sono del tutto liberi anche se sono dotati del libero arbitrio. Gli ultimi sono veri e propri Maestri che vanno in aiuto degli esseri umani, contribuendo al miglioramento globale.

Eppure nel 2021 la società sembra basarsi su due nuove categorie di persone: vaccinati e non vaccinati, con tanto di Green pass o lasciapassare verde – se ci scrolliamo per un attimo di dosso i perenni anglicismi – che a mo’ di apartheid sanitario ci permetterebbe l’accesso o meno ai bar, ristoranti, cinema, palestre, cinema, teatri, musei, stadi eccetera.

Un decreto legge che avrà valenza dal 6 agosto, ma che di fatto è entrato in vigore il 23 luglio scorso, regolerà i parametri attualmente in vigore in alcune regioni affinché non si si tingano di giallo. I no vax, free vax e antivaccinisti non sono certo rimasti a braccia conserte.

Basta dittatura, no green pass, libertà” sono stati alcuni degli slogan urlati a squarciagola in 80 piazze italiane, dall’estremo Nord al profondo Sud, con tanto di fischi e insulti al premier Mario Draghi, al ministro della Salute Roberto Speranza, al generale Francesco Figliuolo e al virologo Roberto Burioni. Ma senza violenze e nel rispetto delle disposizioni di polizia.

Due-tre mila partecipanti a Roma, con una massiccia presenza di Forza Nuova. Scene simili si sono viste a Milano, dove un corteo di due mila persone ha sfilato per le strade del centro con in testa lo striscione inneggiante ”Fuori Big Pharma dallo Stato. No alle multinazionali”.

Green pass? No grazie sul mio corpo decido io” è stato uno degli slogan della manifestazione a Firenze, dove in centinaia si sono riversati in Piazza della Signoria.

Sempre nel capoluogo toscano è stata organizzata una manifestazione da un gruppo di cittadini denominato R2020 presso i giardini pubblici della Fortezza da Basso dove si sono riversate circa 200 persone.

A Torino, invece, alcune migliaia di persone – cinque mila secondo gli organizzatori, due mila per la Questura – si sono ritrovate in Piazza Castello. Anche qui nessuna violenza men che meno scontri con la polizia come qualche giornale avrebbe erroneamente riportato.

Una protesta promossa nei giorni scorsi sui social da un gruppo di cittadini che si definisce ”apartitico” e fa capo a Marco Liccione, 31 anni, dipendente dell’Esselunga che prima ha provato a farsi strada in politica per poi scagliarsi contro le restrizioni anti-Covid e che, inorgoglito, ha sostenuto ”Siamo la miccia che ha fatto scoppiare la bomba, ora i politici riflettano”.

Da un palco allestito su un furgone, l’avvocato Maurizio Giordano ha dichiarato ”…Siamo circondati da disinformazione e censura, il green pass è inconcepibile non solo dal punto di vista costituzionale ma anche umano. Stiamo arrivando a passi molto veloci verso a una dittatura…”.

Marco Liccione

Nella piazza torinese erano presenti, tra gli altri, esponenti di Forza Nuova Torino, i benicomunisti di Ugo Mattei e Italexit. “…Il governo vuole l’apartheid e i commercianti non saranno complici…” – ha tuonato Roberto Mossetto, segretario della sezione torinese del partito di Gianluigi Paragone.

Non si sono, però, fatte attendere le risposte dei vertici di Comune e della Regione Piemonte: ”…A chi parlava di dittatura dico che la sua scelta rende più difficoltoso il ritorno alla normalità, Il green pass non è una forma di chiusura, ma una riapertura che non sarebbe possibile altrimenti…” sostiene la sindaca Chiara Appendino.

Gianluigi Paragone, candidato sindaco a Milano

“…Credo che la vaccinazione debba rimanere libera, purché questo corrisponda a un maggiore impegno a vaccinarsi...” dice il Presidente della Regione Alberto Cirio, chiedendo di lasciare da parte i pregiudizi.

Al di là di questi cortei più o meno pacifici, sorge spontaneo un dubbio: se il presidente del Consiglio Draghi ha affermato che “…non vaccinarsi significa scegliere di morire…”, non dovrebbe conseguirne l’obbligatorietà immediata del vaccino e non il rilascio di tale ”carta verde”?

D’altronde la Costituzione impone l’obbligo vaccinale per vaiolo, tetano ed altre malattie. Esiste una grande differenza tra obbligatorietà e facoltatività: la persona che subisce un danno da vaccinazione obbligatoria, com’è il caso per l’epatite di tipo C e il vaiolo, ha diritto ad un indennizzo da parte dello Stato (ex Legge 210/92). Mentre non ci sono indennizzi per chi muore di vaccino anti-Covid.

Su questo siero sperimentale lo Stato non si prende la responsabilità di stabilirne obbligo e indennizzo, men che meno le cause farmaceutiche.

E’ solo il comune cittadino ad assumersi la responsabilità di una decisione così importante, lasciato sospeso nel labile confine tra il ”fortemente consigliato” e l’obbligatorietà. Quest’ultima sicuramente più dignitosa. Qualora, coraggiosamente, fosse stata tramutata in legge. Di libertà, comunque, nemmeno a parlarne.

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