La piovra attende i soldi destinati al Meridione

Un fiume di denaro che dovrà essere gestito dalle istituzioni centrali e, soprattutto, dagli enti locali con parsimonia e in maniera mirata per evitare sperperi. Poi occorrere assumere nuova forza lavoro scegliendo talenti e competenze ovvero concorsi pubblici senza trucco e senza inganno. Le mafie non si lasceranno sfuggire questa ghiotta occasione dunque dovranno trovarsi davanti uno Stato forte e deciso a fare piazza pulita.

Roma – La storia del Meridione d’Italia, almeno dal secondo dopoguerra fino ai nostri giorni, è stata costellata da una politica assistenzialistica, con forti risorse finanziarie che si sono dileguate nei meandri delle clientele locali, del malaffare e della criminalità organizzata. La vera sfida nei prossimi anni sarà riuscire a tramutare le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza in “progetti attuabili”.

Giuseppe Conte e Mario Draghi

Il PNRR, formulato dal secondo governo Conte e approvato da quello di Draghi, ha previsto finanziamenti di diverse decine di miliardi di euro per le otto regioni del Sud. A questo bel gruzzolo che giungerà nelle tasche del Bel Paese gradualmente, devono essere sommate altre risorse che arriveranno entro il 2030. Tant’è che nel giro di dieci anni un fiume di denaro inonderà soprattutto il Sud.

Tra queste ricordiamo il piano React-Eu, Recovery Assistance for Cohesion and the Territories of Europeil piano di Assistenza al Recupero per la Coesione e i Territori d’Europa – un’iniziativa che prevede misure per favorire la ripresa dopo la crisi a livello europeo.

Entrato in vigore il 24 dicembre 2020, può finanziare spese retroattivamente dal 1° febbraio 2020 al 31 dicembre 2023. Questi fondi – circa 55 miliardi di euro per l’Italiaservono ad integrare quelli del PNRR e mirano ad una ripresa economica verde, digitale e resiliente del Paese che li riceve.

Segue il fondo JTF, Just Transition Fund – il Fondo per la Transizione Equa: è un nuovo fondo europeo per la politica di coesione, allo scopo di dare sostegno ai territori che devono far fronte alle sfide socio-economiche lanciate dalla transizione verso la neutralità climatica, prevista per il 2050.

Infine tre fondi esclusivi per l’Italia: il fondo per l’alta velocità tra Salerno e Reggio Calabria, il Fondo Sviluppo e Coesione (FSC) – strumento finanziario a favore delle aree sottoutilizzate del Paese e i Fondi Strutturali, strumenti finanziari della politica regionale dell’Unione Europea, stanziati per ridurre il divario tra le regioni più avanzate e quelle svantaggiate.

Tra i fondi provenienti dal PNRR e quelli cosiddetti territorializzabili, si arriva all’iperbolica cifra di 213 miliardi di euro. Tutti ci poniamo la stessa domanda: come verrà utilizzato questo fiume di denaro? E soprattutto sarà possibile trasformare questa occasione in una vera svolta sociale ed economica per il Sud-Italia?

Antonio Decaro

Il presidente dell’ANCI – Associazione Nazionale Comuni Italiani – nonché sindaco di Bari Antonio Decaro ha espresso chiaramente il suo parere accennando al mondo del lavoro: “…Servono assunzioni nei Comuni, soprattutto in quelli medio-piccoli, altrimenti si rischia di mandare in fumo miliardi di euro…”. 

Ma oltre all’assunzione di personale qualificato e competente, è necessaria una politica progettuale che non miri all’ordinaria amministrazione. Il Sud, in passato, è stato già protagonista negativo dei fondi europei stanziati per il periodo 2014-2020 che dovranno essere investiti entro il 2023 pena la perdita di quelli che arriveranno col PNRR.

Non si vuole affondare il coltello nella piaga ma i numeri sono numeri. Il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali ha diffuso dei dati allarmanti: più del 50% dei progetti di spesa presentati dalle regioni per la gestione delle risorse idriche sono stati rispediti al mittente in quanto “non conformi” ai criteri concordati tra l’Unione Europea ed i singoli Stati.

Se non mutano queste cattive abitudini, diventate consuetudini, sarà un’impresa titanica riuscire ad utilizzare i finanziamenti per un serio e sostenibile sviluppo sociale ed economico del Mezzogiorno. Infine, con una cascata così copiosa di denaro, che cosa farà la criminalità organizzata? Se ne starà tranquilla a guardare il fiume che scorre o si avventerà sul bottino con i suoi artigli rapaci? La risposta è scontata.  

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa