L'inchiesta parte da un'indagine iniziale della Fiamme gialle conclusasi poi con un blitz in diversi istituti scolastici privati nel 2015. Miur, Regione Siciliana e Ufficio Scolastico Regionale, a tutt'oggi, pare non si siano costituiti parte civile nonostante l'enorme danno al pubblico interesse. Lo faranno?
Ragusa – Capita spesso nel dibattito pubblico, ma anche nei dialoghi correnti delle persone comuni – al bar, per la strada o sui social – che venga richiamata la norma contenuta nel secondo comma dell’articolo 27 della Costituzione: l’imputato non è considerato colpevole fino alla condanna definitiva. Un principio di civiltà, presidio delle garanzie proprie dello Stato di diritto, in cui tutti ci riconosciamo.
Non capita invece quasi mai che ad essere richiamata sia, per esempio, la norma contenuta nell’art. 54 (numericamente, il suo ‘doppio’) della Costituzione: i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore. Un altro principio di civiltà, dotato dello stesso rango costituzionale, non meno importante del primo per forza valoriale ma, incredibilmente, ignorato o scarsamente considerato.
La premessa meriterebbe da sola un serio approfondimento che, magari, si potrà fare in un altro momento. Qui ci serve per raccontare una storia di ordinaria cronaca italiana che riguarda tanti imputati, oltre un centinaio, ovviamente tutti innocenti fino a quando, eventualmente, saranno condannati in via definitiva (evenienza sulla quale, almeno per alcuni reati, incombe però la prescrizione) e riguarda soprattutto le ‘parti offese’ e una certa inerzia di alcune di esse nel far valere il proprio interesse ad agire in giudizio contro i presunti autori dei reati oggetto del procedimento. Tali ‘parti offese’ infatti non sono privati cittadini, liberi nel valutare se e cosa fare in seguito al presunto torto subito ma enti e organismi pubblici o, comunque, esercenti un’importante funzione pubblica che i supposti reati, se accertati, hanno gravemente compromesso e danneggiato.
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I fatti. Il 20 giugno 2015 un blitz della Guardia di Finanza di Ragusa in istituti scolastici paritari di quattro province della Sicilia sconvolse un copione già scritto di finti esami di maturità con esito prestabilito: un diploma in cambio di soldi e senza il ‘fastidio’ di sostenere le prove. Quell’inchiesta, con 114 indagati – tra cui un dirigente scolastico di Canicattì, nell’Agrigentino, che dieci giorni prima era divenuto deputato all’Assemblea Regionale Siciliana, subentrando all’eletto dimissionario – grazie alle intercettazioni e agli intrecci sottostanti, ha portato alla luce un altro traffico illecito, quello delle false certificazioni Eipass. Anche in questo caso, stando alle risultanze giudiziarie, il sistema era analogo: titoli in cambio di soldi e senza esami.
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VITTORIA – LAVORARE STANCA, MEGLIO LA SPESA TRUFFANDO LO STATO.
Rinviati a giudizio, udienza il 9 ottobre prossimo.
Per questo secondo filone il processo, con 23 imputati, si svolge a Ragusa. L’inchiesta somiglia a tante altre che in varie regioni d’Italia hanno svelato altrettanti tasselli di un puzzle criminoso di unitaria concezione o, quanto meno, modellato su una prassi comune.
A Ragusa tre anni di indagini, quindi la fissazione l’11 settembre 2018 dell’udienza preliminare, con decreto di rinvio a giudizio il 30 ottobre 2019 e avvio del dibattimento il 6 marzo scorso quando, però, un errore nella data e difetti di notifiche hanno vanificato l’udienza, aggiornata quindi al 9 ottobre 2020.
Il troncone principale per i falsi diplomi di maturità è invece ad Agrigento. Qui si trovano tre dei quattro istituti scolastici privati in cui venivano registrati gli esami mai avvenuti. E qui, per l’esattezza a Canicattì, operava Gaetano Cani, il dirigente scolastico ex insegnante di educazione fisica, da giugno 2015 a novembre 2017 deputato all’Ars dell’Udc al quale, in una scatola di scarpe, sono stati sequestrati 300 mila euro del mezzo milione complessivo recuperato dai finanzieri a conclusione dell’operazione di polizia denominata ‘Diplomat’.
Anche per il filone agrigentino il motore dell’associazione per delinquere era nel Ragusano, esattamente ad Ispica, dove venivano reclutati i candidati i quali, secondo quanto emerso finora nel procedimento in atto, pagando una somma di circa 3500 euro ciascuno, di fatto acquistavano il diploma, senza necessità di studiare ma, semplicemente, copiando i testi delle prove scritte e recitando all’orale un copione prestabilito.
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Nel processo in corso a Ragusa gli imputati sono 23: 8 devono rispondere di associazione per delinquere finalizzata al falso ideologico, mentre gli altri 15 sono accusati solo di questo specifico reato. Tra le figure di rilievo una coppia di operatori scolastici residente a Rosolini, nel Siracusano, ritenuta il motore nevralgico di questa fabbrica di falsi diplomi di maturità. Lui addetto di laboratorio, lei insegnante, entrambi in servizio nella scuola pubblica: Giovanni Puccia, 53 anni e Loredana Russo, 51 anni, la quale però è imputata solo nel filone agrigentino sui diplomi di maturità e non in quello sui falsi attestati. Puccia è ritenuto il vero responsabile del centro d’istruzione Gabriele D’Annunzio di Ispica – crocevia del traffico di diplomi e centro di reclutamento dei candidati – di cui formalmente era titolare e rappresentante legale Corradina Peligra, 39 anni, mentre Angelica Bellomo, 28 anni, agiva da segretaria-factotum. Nel processo a Ragusa, del gruppo che operava a Ispica sono quindi imputati in tre: Puccia, Peligra e Bellomo.
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Da Ragusa a Vittoria, rinviati a giudizio per associazione a delinquere
Un altro terzetto di imputati per associazione a delinquere, con un meccanismo analogo a quello scoperto a Ispica, operava invece a Vittoria, attraverso l’associazione culturale ‘Effemme Institute’ che provvedeva a rilasciare false certificazioni Eipass (il cosiddetto Passaporto europeo di informatica) dietro pagamento di somme variabili da 250 a 400 euro, anche in questo caso senza che avesse luogo effettivamente l’esame per l’accertamento delle conoscenze e delle competenze richieste. La certificazione Eipass è un titolo riconosciuto come credito formativo nell’ambito scolastico e universitario e come attestato di addestramento professionale, rilevante quindi ai fini del punteggio in bandi, concorsi e graduatorie per l’assegnazione di posti al personale, amministrativo e tecnico, della scuola.
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I tre imputati vittoriesi sono Gianluca Occhipinti, 49 anni, Daniela Giurdanella Annina, 54 anni, e Lilia Ingallinella, 38 anni. Anche in questo caso, secondo le risultanze investigative avallate dal Gup che ne ha disposto il rinvio a giudizio, due di loro, Occhipinti e Giurdanella, entrambi dipendenti del ministero dell’Istruzione (lui assistente amministrativo, lei insegnante al “Filippo Traina” di Vittoria) gestivano l’associazione, mentre la terza figura, Ingallinella, era una collaboratrice che dava esecuzione alle direttive della coppia. Gli ultimi due imputati di associazione per delinquere sono gli esaminatori che in effetti, secondo il decreto di rinvio a giudizio, nulla ‘esaminavano’, limitandosi ad avallare comunque il rilascio del titolo: Salvatore Spina, 55 anni, residente ad Acquedolci nel Messinese e Filippo Blanco, 63 anni, di Vittoria. Il primo era esaminatore per conto della società Icarus Form 07 srl di Palermo, mentre Blanco espletava lo stesso incarico per conto dell’associazione culturale Effemme Insitute di Vittoria, accreditata al rilascio delle certificazioni Eipass:
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“...Gli otto sono imputati di essersi associati tra di loro – scrive il giudice Giovanni Giampiccolo nel decreto di fissazione dell’udienza preliminare“allo scopo di commettere più reati e, segnatamente, delitti di falso ideologico, costituendo un’associazione per delinquere finalizzata a favorire il conseguimento, con modalità fraudolente e dietro il pagamento di somme di danaro, di certificazioni Eipass da parte di numerosi soggetti, associazione nell’ambito della quale Giovanni Puccia, Daniela Giurdanella Annina e Gianluca Occhipinti ricoprivano il ruolo di promotori e di organizzatori…”.
Anche le false certificazioni Eipass, come i falsi diplomi di maturità, sono state sequestrate e a coloro che le avevano conseguite la Guardia di Finanza ne ha inibito ogni utilizzo anche attraverso autocertificazione, e il provvedimento è stato notificato al ministero dell’Istruzione per le comunicazioni di rito all’ufficio scolastico provinciale nella cui sede vengono compilate le graduatorie del personale scolastico, proprio sulla base dei punteggi derivanti anche da questi titoli.
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Fortemente danneggiato l’interesse pubblico ma non solo.
Nell’udienza preliminare sono state indicate quattro parti civili: il Miur (Ministero dell’istruzione, università e ricerca), l’Assessorato regionale dell’Istruzione, l’Ufficio scolastico regionale (tutti e tre enti pubblici istituzionali) e ‘Certipass’, l’ente erogatore dei programmi internazionali di certificazione delle competenze digitali Eipass. Nessuna di loro finora si è costituita in giudizio ma, in seguito al nulla di fatto dell’udienza del 6 marzo scorso, ci sarà tempo fino alla prossima del 9 ottobre 2020.
L’interesse pubblico racchiuso nell’indicazione delle quattro parti offese legittimate ad agire in giudizio è palese. C’è la Pubblica istruzione nei suoi organismi istituzionali e nei loro uffici operativi (Ministero, Assessorato regionale, Ufficio scolastico) e c’è un ente, che è di diritto privato ma esercita funzioni massimamente pubbliche, come Certipass, autorizzato ad erogare in esclusiva in tutto il mondo Eipass (European Informatics Passport), il programma internazionale di certificazione informatica che, per ciascun profilo di certificazione, si basa su documenti e procedure standard concordate a livello comunitario. Il titolo Eipass è riconosciuto come credito formativo nell’ambito scolastico ed universitario ed è valido come “attestato di addestramento professionale” nonché, quindi, come punteggio in bandi, concorsi e graduatorie.
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Non solo quindi la supposta associazione per delinquere finalizzata al rilascio di falsi diplomi di maturità, ma anche quella preordinata alle false certificazioni Eipass, così come prospettato dal Gup nel processo di Ragusa, presenta un alto livello criminoso e una grave pericolosità sociale in quanto, fino a quando non è stata scoperta, ha potuto certificare competenze non possedute dai beneficiari ed alterato le procedure di reclutamento del personale, anche nella Pubblica amministrazione e nella scuola pubblica.
Singolare poi che diversi tra i maggiori imputati (quelli accusati anche di associazione per delinquere) abbiano lo status di pubblici dipendenti del Miur e, nel contempo e almeno di fatto, siano ‘imprenditori’ privati operanti nel rilascio – peraltro falso e criminale secondo l’ipotesi giudiziale al vaglio del Tribunale – di diplomi di maturità e/o di certificazioni Eipass.
Ciononostante, così come lamentato in un amaro sfogo dagli investigatori stremati da un’inchiesta difficile e complessa che ha avuto il merito di produrre risultati pieni e risolutivi, gli aspetti cautelari o anche semplicemente prudenziali sono stati ignorati.
Fine prima parte
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