Il Pd torna alla carica con il Ddl Zan, in Rai aspre polemiche per una tv ridotta a rivista

La guerra fagocita l’interesse degli italiani alla politica interna. Un interesse ormai ridotto al lumicino considerando il livello della pletora politica che ci governa. Tant’è che i Dem, dopo una sconfitta, ripropongono il Ddl Zan senza alcuna modifica “seria”. In Rai presunto giro di vite sui talk-show, spazio più ampio agli approfondimenti giornalistici.

Roma – Come se non ci fosse null’altro da fare in questa povera Italia che annaspa. Il Pd ritenta con il Ddl Zan, ripresentando il testo al Senato ma dal centrodestra l’estrema freddezza regna sovrana. Prima di entrare nel merito del testo, considerato che l’anno precedente il provvedimento è stato bocciato dal Parlamento, sarebbe interessante sapere che cosa è stato fatto in questi sei mesi per fare passi in avanti nel dialogo tra forze politiche su questo tema assai delicato. Perché in caso contrario non si comprende la strategia dei Dem, che potrebbe definirsi “autolesionista” se non peggio.

Da sx: Alessandro Zan, Enrico Letta, Simona Malpezzi e Monica Cirinnà (Foto Giuseppe Lami)

Il timore è che il Pd abbia presentato il Ddl esclusivamente per ricordarsi di essere una forza di centrosinistra che tiene ai diritti, soprattutto a un mese circa dalle elezioni amministrative. E mentre è “sotto attacco da una parte della sinistra che rimprovera ai Dem l’assenso all’invio delle armi in Ucraina.

In buona sostanza se prima che venga fissata la discussione non ci sarà stato un lavoro – preventivo e costante – di dialogo e ascolto tra forze politiche, ripresentare il Ddl sarebbe non solo una follia ma rischierebbe di trasformarsi in un boomerang. Oltre che apparire solo un’operazione di propaganda elettorale.

Infatti la parlamentare Monica Cirinnà, che sembra confermare solo una forte ostinazione e nessuna forma di mediazione, ha affermato senza mezze parole: “…Sullo Zan noi faremo di tutto, il nostro scopo è ottenere una legge contro i crimini d’odio – sottolinea la senatrice Demsenza lasciare indietro nessuno e ripresentiamo la legge così come è stata approvata alla Camera e poi affossata in Senato…”.

Viktor Orbán e Vladimir Putin (Foto Alexander Zemlianichenko)

Comunque stiano le cose si riparte dalla bocciatura. Chiude il cerchio, in maniera laconica, Alessandro Zan: “…Finché c’è legislatura c’è speranza, una legge contro i crimini d’odio esiste in tutta Europa, tranne in Italia, Ungheria e Polonia e, certamente, l’Italia non può diventare l’Ungheria di Orbán…”.

Tutto inutile e non si avanzerà di un centimetro se non si comprenderà che prima di ogni cosa viene la persona, l’individuo, non gli interessi di partito. Pertanto sarebbe opportuno uscire dalle trincee ideologiche e cercare le giuste strade per raggiungere un obiettivo di civiltà. L’intenzione dovrebbe essere quella di riannodare quel filo spezzato dalla convinzione di mantenere a tutti i costi il provvedimento immodificabile.

Giorgia Meloni di FdI e Matteo Salvini della Lega manifestano contro il Ddl Zan

E’ bene ricordare, infatti, che all’epoca della prima presentazione del Ddl il Pd non ha concesso alcuna apertura. Anzi Letta lanciava una sfida bella e buona. E il risultato, più che negativo, è sotto gli occhi di tutti. I toni, oggi, sembrano apparentemente cambiati ma attendono un riscontro nei fatti.

“…Si tornerà, dunque, in Parlamento e si valuteranno anche eventuali modifiche – assicura il segretario Dem purché non si stravolga l’obiettivo di assicurare una legge contro i crimini dell’odio..”.

Carlo Fuortes, amministratore delegato RAI

Nel frattempo riemerge in Rai la tentazione di “tacitare” o meglio “addomesticare” alcuni programmi televisivi. A quanto pare il profilo del contratto che dovrà essere osservato nelle trasmissioni non potrà prescindere da un indirizzo super partes.

Da qui l’intervento dell’AD Fuortes, durante l’audizione in Vigilanza Rai dove ha elencato le direttive appena ricevute che tratteggiano il profilo di una tv di Stato a cui giungere. Insomma un “giro di vite” sulla spettacolarizzazione dei talk show e sulla scelta, soprattutto, degli opinionisti.

Bianca Berlinguer intervista Mauro Corona, ospite fisso del talk show, e scoppiano le scintille.

I vertici Rai, ma forse è meglio dire “una certa politica“, vorrebbero maggiori approfondimenti giornalistici ed eliminare così ogni prerogativa dei talk show, indicati invece per affrontare argomenti più leggeri. Non si sa se il riferimento è a “Carta bianca” e alla Berlinguer. Il suo programma è stato inondato dalle polemiche e non poteva essere altrimenti.

La presenza di Corona e di Orsini, ai piani alti della politica, non è piaciuta ed è stata molto contestata ed addirittura definita, da Gasparri, un “cabaret”. Draghi plaude l’iniziativa ma a patto che non si disturbi il “manovratore”. Fate vobis.

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