Fra poche ore sapremo chi sarà il 13° Presidente della Repubblica italiana. A Sergio Mattarella va il saluto di tutti gli italiani, oppositori compresi. Il nuovo Capo dello Stato dovrà cimentarsi con la fase più delicata della pandemia e con i problemi economici che attanagliano il Bel Paese ormai da due anni e più. Un compito non facile che il Presidente dovrà affrontare in uno dei periodi più grigi della storia repubblicana.
Roma – Ormai è fatta. Oggi pomeriggio iniziano le votazioni per il Quirinale. Dopo la rinuncia alla sfida per la prima carica dello Stato da parte di Berlusconi, la confusione regna sovrana tra i partiti.
Inutile negarlo i sette anni di Mattarella sono stati impegnativi e spesso difficili, nei quali si sono alternati cinque Governi con maggioranze politiche tanto eterogenee quanto innovative.
Il Capo dello Stato, Costituzione alla mano e rotta agganciata allo spirito europeo, ha svolto il suo mandato affrontando con coraggio e determinazione sovranismi e populismi, spinti e alimentati da più parti.
In molte occasioni Sergio Mattarella ha rivendicato il valore e lo spirito europeo, indicando nella febbre sovranista il fenomeno da superare. E quando ha avvertito pericoli imminenti li ha bloccati con decisione come quando ha rifiutato, per le sue posizioni anti Euro, la nomina di Paolo Savona alla carica di ministro dell’Economia del Governo Lega-M5s.
In quell’occasione, dopo il passo falso del presidente incaricato Giuseppe Conte, uscì dalla presidenza del Quirinale una dichiarazione ufficiale molto chiara, in cui veniva ribadita la netta e irreversibile appartenenza del Paese all’Europa.
Infatti, in quell’occasione, era stato proprio Mattarella ad evidenziare il proprio operato: “…Ho condiviso e accettato tutte le proposte per i ministri, tranne quella del ministro dell’Economia (proposto dalla Lega). La designazione del titolare dell’Economia – sottolineava il Presidente – costituisce sempre un messaggio immediato, di fiducia o di allarme, per gli operatori economici e finanziari…”.
Insomma la decisione del “gran rifiuto” provocò le ire anche dell’allora capo politico dei Cinquestelle Luigi Di Maio, il quale spinto con forza da diversi esponenti leghisti minacciò contro il Presidente “l’impeachment”.
La boutade pentastellata ebbe poco respiro. La questione, infatti, si era risolta con la nomina a ministro dell’indipendente Giovanni Tria. Savona, così, fu spostato al ministero senza portafogli degli Affari Europei.
La voce del Quirinale, però, si levò anche in difesa del Paese nel marzo del 2020, in risposta al primo scivolone della presidente della Bce, Christine Lagarde quando, con l’Italia in piena ondata pandemica, fece precipitare le borse europee.
La sua dichiarazione tranchant, che creò l’indignazione di Mattarella, aveva l’amato sapore della provocazione: “Non siamo qui per ridurre gli spread”. Avrebbe fatto meglio a tacere.
Christine Lagarde subito dopo chiariva le sue parole e tornava sui suoi passi e la solidarietà all’Italia giunse poi anche dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, con il suo famoso “Siamo tutti italiani”.
Insomma i richiami di Sergio Mattarella ai principi e valori di solidarietà non sono mai mancati, in modo particolare sul fronte dell’emergenza migranti dove l’Italia è da sempre particolarmente esposta.
Poi nel suo congedo davanti agli ambasciatori ha sottolineato i passi avanti dell’Unione nel dare “risposte alla pandemia con il coordinamento sanitario, il finanziamento alla ricerca e l’acquisto di vaccini”.
Tante volte il Capo dello Stato ha ricordato l’importanza del Next Generation EU, per far fronte ai devastanti effetti economici e sociali della crisi. Nell’ambito della politica estera, per Mattarella, lo sviluppo di una capacità di difesa da parte dell’Unione Europea ha rappresentato un tassello essenziale del percorso di autonomia strategica.
Si chiude con questi auspici il settennato del presidente siciliano, segnato dal primo all’ultimo giorno dal garbo e dalla sobrietà che, tuttavia, non ne hanno impedito la gestione ferma dell’impianto istituzionale, senza perdere di vista la tenuta del Paese anche in anni difficili.
Gli ultimi due anni della pandemia sono stati forse la prova più impegnativa sotto l’aspetto dell’unità nazionale e dell’incessante appello alle responsabilità delle forze politiche e dei cittadini.
Nel ruolo di guida non ha fatto mai mancare la sua vicinanza alle vittime in occasione delle diverse tragedie che hanno sconvolto il Paese. Molti lo vorrebbero ancora al Quirinale per un altro mandato. Lui però ha già deciso. Grazie Presidente.