Dolomiti: quando arte e natura sono in simbiosi perfetta

Le famose montagne innevate sono diventate il naturale proscenio di particolari installazioni artistiche che della catena montuosa hanno fatto un museo a cielo aperto visitabile sino al 12 settembre prossimo. Ci si può arrivare soltanto a piedi dunque niente auto o mezzi fuoristrada. Non c’è di meglio per rinfrancare corpo e spirito.

La vita frenetica che ognuno di noi conduce e gli ostacoli da superare giornalmente per sbarcare il lunario, spesso ci annebbiano anche quelle poche idee rimaste in testa e non ci fanno cogliere l’incantesimo che, a volte, abbiamo a portata di mano. E’ il caso, ad esempio, delle Dolomiti, le maestose montagne che si estendono con imperiosità tra Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia.

Si resta ammaliati di fronte a tanto splendore e non si finirebbe mai di ringraziare la generosità di Madre Natura, che ha deciso di offrirci i suoi doni più preziosi. Ad esempio, tra i percorsi suggestivi della Val Badia, in Alto Adige è possibile imbattersi in 10 opere di Land Art incastonate tra la natura struggente.

Questa forma d’arte contemporanea si è sviluppata negli Stati Uniti d’America tra il 1967 e il 1968. La sua peculiarità è rappresentata dall’intervento diretto dell’artista sul territorio naturale, specie negli spazi incontaminati come deserti, laghi salati, praterie, mare. Le opere prodotte, spesso, sono provvisore, nel senso che durano il tempo dell’evento.

E’ possibile ammirarle fino al 12 settembre e sono quelle che hanno vinto il concorso internazionale di Land Art SMACH – Constellation of art, culture & history in the Dolomites. Si tratta di installazioni site-specific, ovvero pensate e costruite esclusivamente per quel preciso luogo, a dimostrazione dell’unicità del momento artistico.

Interagiscono in modo così proficuo con l’ambiente, che alcune aree protette della catena alpina si sono trasformate in un museo a cielo aperto. Ci si può arrivare solo a piedi e ci si rende conto di entrare in un contesto inedito in cui arte e natura si fondono in una simbiosi perfetta. L’intento è di aprire un dialogo duraturo, grazie alla land art, tra la bellezza dell’arte e quella della natura.

Le opere che hanno vinto il concorso sono state selezionate tra 1061 progetti inviati da 72 Paesi di tutto il mondo. Fra queste ne ricordiamo alcune: le quattro opere cubiche disposte sul prato a formare la parola Mama. L’opera dipende dagli umori del dio dei venti, Eolo, e delle sue ferree leggi. Nel senso che soffiando ne muove i fili, riuscendo a rendere più o meno leggibile quella parola. L’opera d’arte è stata ideata e realizzata dagli artisti russi Dimitrii Khramov e Maria Kramova, dedicata alla loro madre scomparsa, a causa del Covid-19.

Un’opera d’arte intima e personale come intima e personale è l’atmosfera della natura circostante. Ne consegue una forte condizione di fragilità, che è poi il tema della mostra a cielo aperto che si è organizzata in Val Badia. L’invito per gli artisti è stato di cercare di suscitare una forte relazione tra la natura e le tematiche sociali attuali.

Un’altra opera meritevole di menzione è La casa della narrativa di Alice Cecchini e Roman Joliy. Sembra ergersi come una cappella per perdersi nell’immensità delle vette. A testimoniare il senso di sicurezza e di rifugio che può offrire la propria tana.

Avvicinandosi ad essa perde, però, le caratteristiche di consueto spazio abitabile che uno si immagina. Per diventare solo una sagoma che perde le sue forme che si dividono, in realtà, in tantissime finestre, ognuna delle quali è stata aperta o, ancora, da aprire. La finestra è il punto in cui lo sguardo dalla sua dimensione personale e privata, si proietta verso l’esterno, che rappresenterebbe la dimensione pubblica.

La pandemia ha mutato pure il concetto di casa, trasformandola in un microcosmo individuale in continua ricerca di una nuova condizione. Disperdendo in questo modo il senso di nido e di rifugio domestico, per trasformarsi, comunque, in un’opportunità.

Un progetto incoraggiante, il cui intento è la promozione della cultura dolomitica, delle sue tradizioni e della sua storia, proiettato, comunque verso la globalità. D’altra parte, lo scopo di Smach è di comunicare attraverso l’arte una visione di futuro sostenibile e condiviso. 

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